Oscar del cinema: quattro film testa a testa, Scorsese favorito
Chi vincerà l'Oscar per il miglior film del 2006? Raramente si è vista una situazione come quella di quest'anno, dove tutti i film candidati dalla Academy per la categoria più prestigiosa hanno possibilità di vittoria. Che questo fosse un anno anomalo per gli Oscar era emerso fin dall'annuncio della candidature dove il film che molti davano come probabile favorito, il musical «Dreamgirls», aveva conquistato sì più nomine di tutti gli altri, otto, ma era stato escluso dalla categoria del miglior film dell'anno: un fatto senza precedenti nella storia della Academy.
La eliminazione di «Dreamgirls» ha lasciato campo apertissimo dove la lotta tra i cinque film in lizza - il violento «The Departed», il regale «The Queen», il globale «Babel», il poetico «Lettere da Iwo Jima», il delizioso «Little Miss Sunshine» - potrebbe essere decisa da una manciata di voti. Con «The Departed» la Academy ha salutato il ritorno di Martin Scorsese ai temi più vicini al regista, anche se Boston ha preso il posto di New York come sfondo, ma una trama costruita su una serie interminabile di doppi giochi e una violenza esagerata persino per un film di Scorsese potrebbero fargli perdere voti. Con sette candidature, compresa una insolita doppietta nella categoria delle attrici non protagoniste (la messicana Adriana Barraza e la giapponese Rinko Kikuchi), il drammatico «Babel» appare tra i più seri contendenti al titolo. Molti critici, alludendo al risultato a sorpresa dello scorso anno in questa categoria, hanno definito il film del messicano Alejandro Gonzales Inarritu un «Crash» col passaporto. Le quattro storie incrociate di «Babel» si svolgono in tre continenti e in cinque lingue diverse. Ma la struttura corale e globale del film lascia molti spettatori perplessi non convinti dalla unità delle quattro mini-storie che compongono la pellicola.
Per Clint Eastwood il successo di «Lettere da Iwo Jima» è stato una sorpresa. Le previsioni consideravano il primo dei due film girati sullo stesso tema dal regista «Flags of Our Fathers» - il veicolo ideale per trionfare agli Oscar, ma la tiepida accoglienza della critica e del pubblico avevano causato una uscita anticipata del secondo film sulla battaglia di Iwo Jima, previsto dal febbraio 2007, a dicembre in modo da metterlo in gara per gli Oscar del 2006. La mossa è riuscita ma il fatto che il film sia in giapponese (e la recente vittoria di Eastwood con «A Million Dollar Baby») zavorrano le speranze di successo. La grande interpretazione di Helen Mirren in «The Quee», nei panni della Regina Elisabetta subito dopo la morte di Diana, rischia di oscurare i meriti del regista Stephen Frears nella creazione di un film che riesce a mostrare nello stesso tempo il lato peggiore e quello migliore della sovrana e della monarchia
britannica.
Ben diversa la situazione nelle altre categorie dove Scorsese sembra destinato a vincere il suo primo Oscar per la regia e dove le statuette per le migliori interpretazioni sono già state prenotate da Forest Whitaker (nei panni del dittatore Idi Amin) e dalla Mirren (come Elisabetta II). Nelle categorie dei non protagonisti dovrebbe imporsi il binomio di «Dreamgirls»: il redivivo Eddie Murphy (al suo primo grande ruolo drammatico) e la esordiente Jennifer Hudson (che ha dominato finora). Se le previsioni saranno rispettate gli attori neri conquistarenno domenica tre delle quattro statuette riservate alle interpretazioni, una impresa straordinaria che sottolinea quanto globali siano ormai diventati gli Oscar anche dal punto di vista razziale, con cinque afro-americani, due ispaniche e una asiatica in lizza per i premi riservati alle migliori
interpretazoni.
L'Italia avrà Milena Canonero («Marie Antoinette») in lizza per i costumi mentre i truccatori Antonio Signoretti e Vittorio Sodano («Apocalypto») possono vincere a loro volta la statuetta. Inoltre la consegna a Ennio Morricone dell'Oscar alla carriera per le sue splendide colonne sonore regalerà alla cerimonia di domenica un momento di magia musicale.
Pubblicato su Il Sole 24 Ore
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