Francesco Rutelli parla al congresso del suo partito subito dopo Prodi e sembra riprendere il discorso appena interrotto. Rutelli parla infatti proprio a Berlusconi, e a tutti i dirigenti del centrodestra, molti dei quali sono proprio seduti di fronte a lui. Dice, il presidente Dl di non vedere «chiarezza strategica nelle forze dell'altro campo politico» ma gli rivolge un invito: «Noi vi tendiamo la mano, perché vorremmo che questa legislatura fosse l'ultima di una contrapposizione senza quartiere. La prima di un confronto ordinato, regolato, civile. Senza fare commistioni di ruoli: così si fa l'interesse del popolo italiano».
Il leader Dl ha poi sottolineato «che la nascita del Partito democratico ci attribuirà la leadership dell'innovazione politica», «ci farà guidare la riorganizzazione del sistema» e «indurrà il centrodestra a inseguire». Ricorda le tappe che hanno portato al progetto del Pd, i dieci anni passati sul cammino dell'Ulivo, la collaborazione elettorale, i gruppi unici in Camera e Senato, il dialogo tra i migliori riformismi e la fine di ogni proposito di egemonia in questo Paese si sono sprigionate nuove energie. Quindi anche lui riprende il discorso sulla collocazione internazionale del nuovo partito, l'approdo. Anche Rutelli considera «impossibile» «l'ingresso nel Pse», impossibile «per la Margherita». «Ma noi - continua - vogliamo allearci con il Pse; insieme con il Pse vogliamo portare le forze europeiste, riformiste, innovatrici verso un nuovo orizzonte. Dopo questo congresso avremo due anni di tempo per costruire questo nuovo e più largo approdo».
Del resto ricorda il ministro dei Beni culturali, c'è già una crisi dei vecchi soggetti politici anche a livello europeo. Ricorda il costante «decremento» dei gruppi del Pse e del Ppe a Strasburgo e «l'ascendente presenza dell'Eldr, oggi Adle». Serve qualcosa di nuovo, ed è il Pd il soggetto dell'innovazione, argomenta. «Sono certo - aggiunge - che la crescente collaborazione con i Democratici americani, con il Partito del Congresso indiano e con altre forze riformatrici che non aderiscono all'internazionale socialista rafforzerà i pilastri delle libertà e delle battaglie per un mondo sicuro, pacifico, giusto». E precisa: «Noi non abbiamo chiesto, e non chiederemo mai alla sinistra democratica di rinunciare ai propri valori e al proprio legittimo orgoglio per le tante conquiste assicurate al popolo italiano. Se lo facessimo, faremmo un torto all'Italia e un danno a noi tutti». Solo con il dialogo si arriverà a una sintesi nuova, è la sua tesi, che evoca dunque una fase di transizione non corta in cui le due anime del partito democratico nascente - quella socialista e quella popolare - continueranno a mantenere un diverso aggancio a livello europeo. Quindi un percorso che seguirà due piste, una più lunga e complessa a livello europeo. Del resto se ieri a Firenze Piero Fassino aveva fatto l«in bocca al lupo» a Segolene Royal, Rutelli rispetto al voto di domenica in Francia menziona il candidato centrista Francois Bayrou.
Nell'immediato comunque tutto è puntato sui risultati del governo Prodi, risultati che - avverte il vicepremier- «sono in rapporto strettissimo» con ciò che succederà ai due principali partiti di governo, i Ds e i Dl e il parto della loro unione. Quindi si mette a entrare nel dettaglio della politica governativa. Il risultato del migliore andamento delle entrate - il "tesoretto" - e quello dell'avanzo primario vanno per lui destinati al miglioramento dei conti pubblici e al risanamento del deficit. Ma servono comunque delle misure di redistribuzione. Così si ipotizza «qualche rigore in più» sui mega compensi dei manager, incluse le stock option «che talvolta appaiono fuori controllo e indifferenti alle fortune di azionisti e dipendenti». E ridurre la pressione fiscale» è la priorità dei prossimi mesi, a cominciare dall'Ici. Sulla riforma elettorale la Margherita esprime una preferenza di massima per un sistema maggioritario a due turni basato sui collegi uninominali, ma l'importanza è prima di tutto l'intesa parlamentare per «abolire la pessima legge Calderoli».
Fonte: L'Unità