martedì 29 maggio 2007

Nasce uno YouTube dell'amore

I videofonini non più come mezzo di comunicazione per girare filmati shock, ma strumenti di comunicazione positivi, in grado di dimostrare la parte migliore dei giovani italiani: con questo presupposto è stato creato da alcuni giovani studenti universitari romani il sito internet "Lucchettiamo".

Anche se prende il nome dai lucchetti dell’amore ispirati al libro di Federico Moccia "Ho voglia di Te", l’iniziativa nasce come risposta all’appello del sindaco di Roma Veltroni, il quale alcuni mesi fa aveva invitato i giovani a «creare uno You Tube italiano». I visitatori potranno caricare il proprio video e poi metterlo on line, ma con una avvertenza: verrà pubblicato solo se si tratta di un video d’amore.

«Abbiamo avuto l’idea poco più di tre mesi fa - dice Andrea De Benedetti, uno dei fondatori - e abbiamo subito registrato il sito e messo on line qualche prova. Poi abbiamo raccolto qualche video, e più ne raccoglievamo e più ci accorgevamo che arrivavano maggiori richieste, in tanti ci chiedevano informazioni, perchè ai ragazzi piace l’idea di un luogo in cui poter dire ti amo alla propria metà, guardandola in faccia, seppur virtualmente».

«Siamo convinti che anche le videorichieste d’amore avranno successo - continua De Benedetti - perché finalmente in maniera semplice e spiritosa i ragazzi, anche i più timidi nell’approccio, potranno parlare di sé, proporsi. Il tutto ovviamente rispettando le ferree regole di comportamento da noi imposte: non pubblicheremo mai video indecenti o dai contenuti dubbi».

Saranno due le tipologia di filmati ammessi: le video dichiarazioni d’amore (i "videolucchetti"), dedicate alla persona amata: messaggi tipici come il semplice "ti amo" girato con il telefonino al filmato creato su misura con foto e video dei momenti più belli di una storia d’amore; le videorichieste d’amore, adottate dallo slogan-invito «cerca qualcuno con cui chiudere il tuo lucchetto».

Il sito degli studenti romani vuole porsi come servizio ideale per chi è impegnato in una storia d’amore a distanza: «l’idea - dice Massimiliano, un altro ragazzo tra gli ideatori del sito - è che il sito serva anche per avere sempre a disposizione una videodichiarazione d’amore per tirarsi su di morale nei momenti di solitudine o di malinconia. Abbiamo semplicemente seguito l’invito di Veltroni, ma abbiamo deciso di dedicarlo al più nobile dei sentimenti».

Fonte: La Stampa.it

Bielorussia,obbligo di preservativi

Regola numero uno per chi abbia intenzione di recarsi in Bielorussia: portare con se i preservativi. No, non è un invito al sesso facile, ma un obbligo del governo di Minsk. Una nuova norma, varata per la sicurezza sanitaria, prevede infatti che ai controlli al confine gli automobilisti debbano avere con sé i profilattici. Obbligatoriamente. Così è già nato un mercato sotterraneo dei "condom" nei pressi delle dogane.

Insomma, documenti, kit di primo soccorso e una scatola di preservativi. Non tutti però sono a conoscenza dei nuovi regolamenti e molti pensano si tratti di uno scherzo.

Come ad esempio monsignor Piotr Mrozik, che da Lublino si stava recando in Bielorussia a dir messa. "E' stato davvero imbarazzante - ha spiegato il prelato - . Potete immaginare la reazione di sconcerto alla stazione di benzina, quando ho chiesto di poter comprare una scatola di preservativi".

Ma la singolare norma bielorussa si sta già rivelando un vero e proprio business. Una nuova fonte di guadagno per venditori più o meno autorizzati di profilattici, che hanno visto inaspettatamente innalzare le loro vendite. Accanto alle tradizionali bancarelle con frutta e ortaggi, si stanno attrezzando banchetti abusivi che vendono profilattici a prezzi "concorrenziali".

La norma finora è stata applicata solamente per chi viaggia in macchina. A coloro che invece raggiungono la Bielorussia in treno o in aereo, curiosamente non viene richiesto alcun "kit di prima precauzione sessuale".

Fonte: TGCom

Il Nord ha già licenziato Prodi

Roma - Fuga dal centrosinistra, soprattutto al Nord. Massiccia e preoccupante per il governo di Romano Prodi. Incontestabile e già riconosciuta dagli stessi leaders dell’Unione, mentre i partiti d’opposizione intonano i peana.

A comprovare la vittoria del centrodestra è il bilancio di questo primo turno amministrativo. Dei 28 comuni capoluogo dove s’è votato, nelle precedenti elezioni 15 erano andati alla Casa delle libertà e 13 al centrosinistra. Ieri, al primo turno, la Cdl ne ha persi 2 ma ne ha strappati 5 all’Unione. Alle 23, il pallottoliere in tempo reale delle sfide nei 146 grandi comuni, aggiudicava 77 centri alla Cdl contro i 49 dell’Unione, ribaltando esattamente il rapporto delle precedenti elezioni. Per la lettura del «dato politico» come suol dirsi, insomma per il riflesso sulla politica nazionale, bisognerà attendere il dato complessivo dell’espressione dei 10 milioni di cittadini chiamati alle urne in questa tornata. Ma è prevedibile che risulterà bruciante per il centrosinistra.

Della fuga degli elettori dall’Unione, dicevamo. È comprovata dai risultati delle elezioni provinciali e dal dato dell’astensione, cresciuto proprio nelle zone amministrate dal centrosinistra. Come se lo zoccolo duro avesse deciso: Berlusconi non vado a votarlo, ma compagni stavolta fate a meno di me. Esemplare è il risultato delle 7 province quasi tutte assegnate ieri. Salvo la provincia di Genova, che il centrosinistra nel 2002 aveva avuto col 56% e ora va al ballottaggio, col candidato dell’Unione sceso al 48%. Pesante la perdita anche a La Spezia, dal 60% al 53%; e ad Ancona, dal 65% al 55%. Di riflesso, il balzo in avanti della Cdl nelle 4 province che ha confermato. Varese: dal 57% del 2002 al 67%. Como: dal 59% al 68%. Vercelli: dal ballottaggio dell’altra volta al 67%. Vicenza: dal 57% al 63%. In tutte queste province, il centrosinistra è prosciugato sotto il 30%.

Inequivocabile anche il bilancio delle 28 città capoluogo. La Cdl nel 2002 aveva fatto eleggere 15 sindaci contro i 13 del centrosinistra. Ieri la Cdl ha già insediato 14 sindaci e va al ballottaggio in testa in altre 3 città. L’Unione ieri sera contava 7 sindaci, e va al ballottaggio con 4 candidati in testa. E se il centrodestra ha perso Agrigento e L’Aquila, probabilmente perderà anche Taranto, il centrosinistra ha perso Verona, Monza, Gorizia, Alessandria e Asti. Ancora al Nord, ancora una grande città come Verona. È vero, Verona ha un’anima tradizionalmente orientata a centrodestra, e nel 2002 ha visto vincere il centrosinistra perché il centrodestra aveva due candidati contrapposti. Ora che la Cdl ha ritrovato l’unità sul leghista Flavio Tosi però, non solo ha vinto ma ha stravinto, col 61%: segno che in cinque anni di amministrazione veronese ed uno di governo romano, il centrosinistra ha prodotto rigetto. Ancora, la Cdl ha strappato al primo turno all’Unione città come Rho, Melegnano, Crema, Borgomanero, Civitavecchia.
Per ogni sconfitta o vittoria locale c’è una ragione altrettanto locale. Così, ad Agrigento dove s’è svolto il secondo turno, ha vinto il candidato benedetto da Francesco D’Onofrio, coi voti del centrodestra ma in alleanza con la sinistra. A Taranto si son sommate due guerre fratricide: un candidato della Cdl e uno del movimento di Cito, un candidato dell’Unione e uno di Rifondazione e Mastella; dunque si vedrà al ballottaggio. A Civitavecchia, con Giovanni Moscherini, stavano anche i partiti di Di Pietro e di Mastella. Ma al di là dei localismi, ovviamente importanti in elezioni amministrative, resta il dato generale della sconfitta delle forze di governo. Per quantificarla in termini politici, dicevamo, occorre il risultato complessivo dei voti. Ma il premier, pur se già si chiama fuori ed «estraneo» alla vicenda, non potrà non tenerne conto. Sconfitti ne escono un po’ tutti i partiti dell’Unione, soci fondanti del Partito democratico in testa. Vincenti ovviamente, un po’ tutti i partiti della Cdl, pure l’Udc che vanta un più 2%; ma dominante, è il successo conseguito da Forza Italia.

Chiudiamo coi dati dell’affluenza alle urne. Per le comunali ha votato il 73,9%, con un calo rispetto al 2002 del 2,4%. Alle provinciali l’affluenza è stata del 58%, contro il 64,9% precedente. E lo ripetiamo: gli astenuti sono aumentati nelle roccaforti rosse.

Fonte: Il Giornale.it

L’allevatore sardo in ospedale: «Ho perdonato i miei rapitori»

NUORO — Irriconoscibile, dimagrito di venti chili, la barba e i capelli lunghi e gli abiti laceri, gli stessi che indossava quando il 19 settembre dello scorso anno fu sequestrato. Così è riapparso davanti agli operai di una cava di Sedilo nell’oristanese, dopo oltre otto mesi, l'allevatore Giovanni Battista Pinna, 37 anni, rapito in un zona isolata vicino al suo podere, a Bonorva in provincia di Sassari.

L'ex ostaggio si è presentato ieri mattina alle 8.20 all'ingresso della cava e ha chiesto di essere aiutato. «Sono Titti Pinna, datemi da bere», ha detto agli operai che l’hanno soccorso e hanno chiamato il 112. I carabinieri che stavano effettuando una battuta nella zona sono arrivati immediatamente, mentre un elicottero dell'Arma ha condotto una squadra di Cacciatori di Sardegna su un'ovile dal quale Pinna ha poi raccontato di essersi allontanato poco prima.

«Sembrava il conte di Montecristo che ho visto al cinema - ha raccontato uno degli operai che hanno soccorso l'ex ostaggio - era sporchissimo e aveva molta sete. Ci ha detto che ha camminato poco, prima di arrivare alla cava e poi ha detto di avvisare i carabinieri che erano già qua intorno». Il particolare rivelato dai testimoni rende probabile l'ipotesi che Pinna sia stato liberato dai sequestratori quando si sono visti circondati.

Nell'ovile-prigione si è subito messa al lavoro una squadra del Ris e, nel giro di poco tempo, è venuto fuori il nome del proprietario che è stato fermato e interrogato per molte ore assieme a un pastore. In una buca, forse per tutto il tempo, sempre solo e senza mai parlare con i sequestratori, sarebbe rimasto Pinna sino alla liberazione. Ma nonostante l’incubo vissuto per tutti questi mesi non ha rancore verso i suoi carcerieri. «Ho perdonato i miei sequestratori», ha detto l'allevatore al vescovo di Nuoro mons. Ignazio Sanna, che ieri si è recato a trovarlo in ospedale dove l'imprenditore è stato portato per i controlli di routine al reparto di Medicina generale.

Pinna sarebbe disidratato e avrebbe perso il tono muscolare a causa della lunga immobilità, ma le condizioni generali sarebbero complessivamente buone. Ritornato alla vita l’allevatore sardo ha voluto subito sapere se il Cagliari è rimasto in A e la squadra che ha vinto il campionato di calcio. Commossa la sorella Maria: «Titti è contentissimo, ringrazia Dio e Gesù per la forza che gli hanno dato in questi mesi. Quanto a noi - ha aggiunto - non ci siamo mai sentiti soli. Sapevamo che Titti sarebbe tornato ed è tornato. Ora prenderemo la vita come viene».

Sul possibile pagamento di un riscatto, gli inquirenti non commentano. La domanda è stata posta ieri durante la conferenza stampa tenuta a Nuoro dal comandante regionale dell'Arma, Gilberto Murgia, e da quelli provinciali di Nuoro e Sassari, colonnelli Salvatore Favarolo e Paolo Carra, ma i carabinieri non confermano nè smentiscono. Le ultime indiscrezioni, filtrate ad aprile sulla stampa, parlavano di una richiesta di riscatto di un milione di euro.

Fonte: Il Tempo.it

La Corte Europea blocca l'espulsione degli imam

Abdelilla El Keflaoui e l'ex imam di Varese Abdelmajiid Zergout, assolti il 24 maggio a Milano, stavano per lasciare partire da Malpensa verso il Marocco, su decisione del Ministero dell'Interno

Milano - La Corte Europea ha sospeso le espulsioni decise dal ministro dell'Interno a carico di Abdelilla El Keflaoui e dell'ex imam di Varese Abdelmajiid Zergout assolti il 24 maggio scorso a Milano dall'accusa di terrorismo internazionale.

A dare notizia della decisione della Corte Europea è l'avvocato della difesa Luca Bauccio che spiega: "La decisione è stata presa in relazione all'3 della convenzione e all'articolo 39 del regolamento. A questo punto il ministro dell'Interno non può più procedere, si deve fermare. La Corte Europea ha chiesto spiegazioni, atti e documenti all'Italia".

I due stavano per lasciare, proprio in mattinata, la questura di Varese, per partire con un volo dall'aeroporto di Malpensa alla volta del Marocco, su decisione del Ministero dell'Interno.

Fonte: Quotidiano.net