lunedì 23 aprile 2007

Madonna, con Guy Ritchie è gelo

E' sempre più crisi fra Madonna e il marito Guy Ritchie. Reo agli occhi della cantante di non averla accompagnata in Malawi, ora Guy è anche colpevole di darsi con troppo entusiasmo alla vita notturna londinese. Secondo il Sunday Mirror, Guy sarebbe andato da solo a un party privato e la popstar, furiosa, l'avrebbe tempestato di sms. Solo una serata tra amici, dicono i più. Ma c'è chi l'ha visto con una brunetta.

I due non hanno ancora ritrovato armonia dopo la decisione di Lady Ciccone di adottare un bambino del Malawi, scelta che è stata fortemente criticata, anche sulla stampa, proprio da Ritchie. Ma mentre la cantante 48enne, furiosa, è appena partita dall'Africa, Guy, sempre rimasto a Londra, esce con gli amici: un comportamento che non aiuterà la star a perdonare il marito.

Così, qualche sera fa, non avendolo trovato in casa, Madonna ha iniziato a tempestare Guy di telefonate e messaggi. "Gli squillava il telefono ogni due minuti - racconta al Sunday Mirror un amico di Ritchie, presente al Mahiki, il locale preferito anche da William d'Inghilterra e dalla ex Kate Middleton - ma lui voleva soltanto bere un paio di birre in compagnia. Lei è ancora offesa dal fatto che Guy non sia andato in Malawi e vuole fargliela pagare a tutti i costi".

La versione della serata, però, secondo alcuni discosterebbe di qualche piccolo ma intrigante dettaglio, che forse Madonna non conosce neppure: "Guy è uscito per rilassarsi con dei conoscenti intenzionati a fare serata - ha spiegato una fonte al Daily Record - e all'inizio era anche un po' rigido. Sembrava semplicemente deciso ad affogare nell'alcol i suoi dispiaceri. Poi, però, ha conquistato la pista da ballo e ha messo gli occhi su una brunetta. Tra loro sembrava esserci intesa. Dopo aver iniziato a parlare, hanno iniziato a ballare molto stretti. Non hanno lasciato insieme il locale, ma erano davvero vicini sulla pista da ballo".

Qualunque sia il resoconto della serata, Guy era al Mahiki e Madonna in Malawi, con un diavolo per capello. Ora non resta che aspettare il ritorno in patria della cantante e vedere cosa riserverà l'incontro fra i due coniugi, che già una volta erano andati dallo psicoterapeuta per cercare di salvar la coppia.

Fonte: TGCOM

La tua vita online a portata di Google

Vuoi recuperare un articolo che hai letto su Internet, ma non ricordi dove e quando? Adesso c’è un nuovo servizio di Google che ti viene in aiuto. Si chiama Web History ed è l’evoluzione diretta del vecchio Search History, uno strumento che ti permetteva di analizzare tutte le tue ricerche effettuate sul motore di ricerca. Web History fa qualcosa di più: tiene in memoria tutti i siti visitati durante le tue navigazioni e ti aiuta a organizzarli, recuperarli, analizzarli.

Per accedere al servizio sono necessari tre requisiti. Primo, bisogna avere un account Google (quello di GMail va benissimo). Secondo, si deve scaricare la Google Toolbar, la barra di pulsanti che si lega al browser e si apre ogni volta che accedi a Internet. Terzo, si deve essere d’accordo nel concedere all’azienda americana un’altra bella fetta della propria vita online.

Semplice e geniale, come praticamente tutto ciò che è uscito negli ultimi cinque anni dal quartier generale di Mountain View, Web History solleva infatti alcune perplessità relative alla presenza sempre più invasiva di Google nella vita quotidiana dei cittadini del Web. Il primo grande colosso industriale dell’era di Internet ormai sa tutto di noi. Nei suoi server sono archiviate tonnellate di informazioni provenienti dai suoi svariati servizi: le email di GMail, ma anche i dati del motore di ricerca, di Blogger, di Google Talk, di AdSense. Con Web History, la mappatura della nostra identità online diventa ancora più precisa e minuziosa.

E’ vero che nessuno è obbligato a usufruire del servizio. Anche chi ha già scaricato la Google Toolbar può decidere in qualsiasi momento di attivare o disattivare la tracciatura di Web History. Ed è anche vero che in fondo alla privacy ormai stiamo rinunciando volontariamente giorno per giorno. Un pezzetto se ne va quando descriviamo la nostra vita su blog e forum. Un altro quando pubblichiamo le foto delle vacanze su Flickr o i video del matrimonio su YouTube. Un altro quando utilizziamo servizi online per condividere la musica che stiamo ascoltando (Last.fm), i libri che stiamo leggendo (LibraryThing), i blog che ci piace consultare (Bloglines). E si tratta di concessioni che facciamo ben volentieri.

Ma con Google c’è un elemento di dubbio in più, quello che suona come un campanello d'allarme per molti commentatori e attivisti digitali: il rapporto con la pubblicità. Tra Mountain View e gli inserzionisti esistono liaisons sempre più strette e pericolose. Le pubblicità di AdSense sono la gallina dalle uova d’oro di Google e appena una settimana fa l’azienda ha annunciato l’imminente acquisizione (per oltre tre miliardi di dollari) di DoubleClick, storica società di banner e servizi promozionali assortiti. E agli inserzionisti pubblicitari non possono che fare gola le informazioni sulle nostre abitudini raccolte tramite la Web History.

Per statuto, Google è nata con intenti benefici. “We don’t make evil” è il suo slogan più famoso, ben evidente sul sito ufficiale. A proposito di Web History, la società si è premurata di confermare le sue attuali rigide linee guida: i dati degli utenti non verranno forniti a terzi, se non in forma aggregata o per rispondere a richieste delle autorità. Tuttavia, su Internet inizia a circolare una sottile inquietudine. Google è ancora vista con una generale benevolenza: i suoi servizi funzionano, sono in gran parte gratuiti e il suo approccio al mondo di Internet risulta tuttora più fresco e simpatico di quello di molti rivali. L’ombra di quei server nascosti nei bunker dell’azienda, pieni zeppi di informazioni personali e dati sensibili, sta diventando però sempre più lunga.

Fonte: La Stampa.it

Baghdad, polemiche per muro che proteggerà minoranza sunnita

BAGHDAD - Il piano dei soldati Usa di proteggere una minoranza sunnita a Baghdad attraverso la costruzione di un muro è piombato nel caos oggi dopo che il primo ministro Nuri al-Maliki ne ha bloccato la costruzione.

Molti abitanti della zona di Adhamiya -- area arabo sunnita che confina su tre lati con le comunità sciite -- lamentano il fatto che la barriera di cemento lunga cinque chilometri li isola dalle altre comunità, inasprendo le tensioni interconfessionali.

Né l'ambasciatore Usa in Iraq né un alto portavoce dell'esercito Usa dicono se i lavori verranno interrotti.

Il portavoce iracheno per il giro di vite sulla sicurezza a Baghdad, che ha avuto il sostegno degli Usa, ha lasciato intendere che i lavori continueranno, dicendo nel corso di una conferenza stampa che la "costruzione di barriere per la sicurezza a Baghdad proseguirà senza eccezioni".

Nello stesso incontro, il portavoce dell'esercito Usa Mark Fox ha detto che l'innalzamento di barriere nei mercati e nei quartieri di Baghdad ha ricevuto l'approvazione del governo iracheno.

"Queste barriere per la sicurezza sono un'iniziativa del governo di Baghdad e sono state approvate dal governo iracheno ... Queste barriere sono scudi temporanei per proteggere la gente irachena dagli attentatori che cercano di far entrare autobombe ne i loro quartieri", ha aggiunto.

Come l'ambasciatore Usa Ryan Crocker nel corso di una precedente conferenza stampa a Baghdad, Fox ha evitato la domanda diretta se i lavori ad Adhamiya si fermeranno o no.

Il portavoce dell'esercito iracheno, il generale Qassim Moussawi, ha detto che generalmente gli abitanti vogliono la costruzione di barriere che li proteggano.

Oggi, centinaia di abitanti del quartiere sono scesi in piazza ad Adhamiya contro il muro di cemento, che sarà alto 3,5 metri.

Fonte: Reuters Italia

Siccità, si va verso dichiarazione stato di emergenza

ROMA - La siccità potrebbe presto portare il governo a dichiarare lo stato di emergenza, come è emerso da una riunione tra i soggetti interessati svoltasi stamattina presso il ministero per lo Sviluppo economico. Lo riferisce una fonte vicina all'incontro.

"Quello che è emerso stamattina è che si va verso la dichiarazione dello stato di emergenza", ha detto la fonte, precisando che il Consiglio dei ministri può procedere a dichiarare lo stato di emergenza, solo se le Regioni avanzano una richiesta in tal senso.

"Si pensa a rilasci controllati di acque" dai grandi laghi e dagli invasi alpini, ha aggiunto la fonte.

Inoltre, per evitare il rischio di blackout, si sta valutando "il distacco delle utenze industriali cosiddette 'interrompibili' e il maggior acquisto [di energia] dall'estero".

Il contingentamento delle risorse idriche, che potrebbe consentire di superare la carenza di acqua nel periodo tra maggio e agosto, non riguarderebbe comunque le utenze domestiche, precisa la fonte.

Fonte: Reuters Italia

Russia: morto l'ex presidente Boris Eltsin

Fu presidente della Russia dal 1991 al 1999 quando lasciò la carica a Vladimir Putin

MOSCA
- L'ex presidente Boris Eltsin è deceduto all'età di 76 anni per arresto cardiaco. Lo ha annunciato un portavoce del Cremlino. Eltsin soffriva da tempo di problemi cardiaci. Era nato il 1° febbraio 1931 presso Sverdlovsk, fu presidente della Russia dal 1991 al 31 dicembre 1999, quando lasciò la carica ad interim all'allora primo ministro Vladimir Putin.

PROTAGONISTA DEL CROLLO SOVIETICO - Eltsin fu tra i protagonisti del crollo dell'Unione sovietica. Da presidente del presidium del soviet supremo della Repubblica socialista federativa russa, nel giugno 1990 proclamò la sovranità della Russia (iniziando un conflitto di potere devastante con il Cremlino retto da Gorbaciov) e il 12 giugno dell'anno dopo con il 57% dei voti venne eletto presidente della Rep. russa. In agosto ci fu il tentativo di colpo di Stato degli apparati del Partito comunista sovietico con alcune frange militari, e la figura di Eltsin divenne di colpo famosa in tutto il mondo quando salì su un carro armato dei ribelli per arringare la folla davanti alla Casa Bianca (il Parlamento russo) ed evitare in questo modo un bagno di sangue. Alla fine del 1991 Michail Gorbaciov, ultimo presidente sovietico, rassegnò le dimissioni, venne ammainata dal Cremlino la bandiera rossa con la falce e il martello, e al suo posto venne alzata quella a strisce bianca, rosso e blu della Russia. Al posto di Gorbaciov, salì al potere Boris Eltsin che firmò il decreto di scioglimento dell'Unione sovietica.

CECENIA E ALCOL - All'inizio il suo potere fu molto contrastato, specie dal Parlamento. Da presidente Eltsin non esitò a inviare i carri armati a bombardarne la sede per rimettere i deputati sotto la sua autorità provocando decine di vittime. Fu Eltsin inoltre a iniziare nel 1994 la disastrosa guerra in Cecenia, fu riconfermato al potere nelle elezioni del 1996 sconfiggendo il candidato comunista Zhuganov. Nell'estate 1998 la Russia fu travolta da una disastrosa crisi economica, che Eltsin da presidente non seppe fronteggiare. Come non fu in grado di fronteggiare il saccheggio dell'industria e delle immense risorse naturali della Russia, che dopo la caduta dell'Unione sovietica caddero preda di rapaci speculatori, che in breve tempo si trasformarono in oligarchi plurimiliardari, in grado di condizionare la sua stessa presidenza. Da sempre «amante» dell'alcol, negli ultimi tempi al potere fu spesso trovato ubriaco in diverse occasioni pubbliche. Ebbe però il merito di trasformare un'immenso Paese sotto la dittatura comunista in una nazione in cui vigono, più o meno, regole democratiche e l'economia di mercato.

Fonte: Corriere della Sera