martedì 20 marzo 2007

Beckham, niente orme a Hollywood

Davvero un brutto colpo per la fame di gloria di Victoria Beckham. L'Hollywood Actors Guild, la commissione che decide chi può imprimere la propria suola sull'asfalto della Walk of Fame, ha negato l'onore a lei e al marito David: non sono abbastanza famosi. La proposta era arrivata da Tom Cruise, ma ciò non è bastato a convincere i responsabili, che in passato avevano accettato anche le orme delle zampe di Lassie.

"Tom pensava che fosse un bel modo di accogliere i Beckham a Los Angeles - riferisce una fonte anonima alla stampa americana - ma ad Hollywood non la pensano proprio così. Secondo la commissione i Beckham non hanno nulla a che fare con Hollywood poiché sportivi e popstar non sono affatto collegabili al mondo del cinema".

Un boccone amaro che l'ex Spice dovrà digerire volente o nolente e farsi una ragione del fatto che Hollywood non riconosce lei e il marito come "sufficientemente famosi". Accanto alle orme del cane più noto del cinema, ma anche della rana Kermit dei Muppets, nonché di Michelle Pfeiffer, Mariah Carey e il rapper P Diddy (ultimi a lasciare il segno), non ci saranno quelle della coppia inglese che aspira allo scettro dello showbiz d'Oltreoceano.

E anche sul fronte abitativo Victoria non se la passa troppo bene. La spasmodica ricerca di una residenza a Los Angeles che sia degna della sua famiglia non sta andando a buon fine. Dopo aver messo gli occhi sulla villa di Michael Jackson, di Madonna e di altre star di tale portata, i Beckham hanno dovuto predere atto che il denaro stanziato non basterà mai per realizzare i desideri di un nido da vip nel tempio dei vip. I prezzi al metro quadro nella Hollywood che conta sono considerati da Vick e David decisamente folli, troppo alti per essere un buon investimento. Attori e popstar sborsano però quanto chiede il mercato, i Beckham invece no.

Fonte: TGCOM

Camorra, 200 arresti a Napoli Maxioperazione antidroga

Tre anni di indagini e mille agenti per decimare il clan Mazzarello e Giuliano Ventotto le donne in manette. Erano addette alla vendita e al trasporto dello stupefacente.

NAPOLI
- Maxi operazione contro la camorra a Napoli. Arrestati quasi 200 affiliati ai clan Mazzarella e Giuliano egemoni nel traffico degli stupefacenti a Forcella e nel centro storico del capoluogo. In manette intere famiglie; le donne, 28 quelle arrestate stamane, erano addette alla vendita e al trasporto dello stupefacente. Gli uomini gestivano l'acquisto e l'importazione della cocaina, soprattutto dalla Spagna e dall'Olanda. Tra le arrestate anche Marianna Giuliano, figlia del boss del quartiere Forcella Luigi Giuliano, da alcuni anni collaboratore di giustizia. I proventi della vendita di droga, insieme al denaro derivante da altre attività illecite (estorsioni, toto e lotto nero) confluivano in una cassa comune: cinquantamila euro al mese.

Tensione al momento degli arresti. Un gruppo formato da poche decine di persone, tra le quali anche una donna incinta, ha inveito contro gli agenti ma la protesta infine è stata sedata e gli arrestati sono stati accompagnati in carcere. Le ordinanze di custodia cautelare volute dalla direzione distrettuale antimafia sono state emesse per associazione a delinquere e traffico di droga. Una maxioperazione condotta da oltre mille agenti frutto di tre anni di indagini.

Decisive per l'operazione "Piazza Pulita" le rivelazioni dell'ex boss di Forcella Luigi Giuliano, diventato collaboratore di giustizia. L'indagine passa in rassegna le attività dei clan operanti soprattutto nel centro antico di Napoli e dediti allo spaccio di droga, sopratutto cocaina e hashish. Dopo il "pentimento" di diversi esponenti di primo piano del clan Giuliano, le attività criminali nel territorio furono gestite dalla cosca capeggiata dai Mazzarella.

Per quanto riguarda il clan Mazzarella gli inquirenti hanno accertato che l'organizzazione provvedeva al mantenimento dei familiari dei detenuti versando loro stipendi oscillanti tra i 900 e i 2500 euro al mese. Alle persone che hanno ricevuto le "spettanze" è stato contestato - per la prima volta in un'inchiesta sulla camorra - il reato di ricettazione aggravata in quanto il denaro proveniva da attività illecite.

Fonte: La Repubblica

Extragettito: tutti contro Padoa-Schioppa

Il ministro dell'Economia lo vorrebbe destinare alle imprese, tutti gli altri capigruppo della maggioranza alle famiglie.

A due giorni dall'apertura dei tavoli di concertazione, dalla maggioranza viene una chiara indicazione al Governo sulle priorità d'intervento: dell'extragettito devono goderne le famiglie: le imprese hanno già avuto con la Finanziaria.
La maggioranza dei capigruppo dell'Unione non ha aderito alla proposta del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, di destinare una quota dell'extragettito fiscale alla riduzione della pressione fiscale per le imprese. Riuniti di buon mattino alla Camera, nessuno dei capigruppo ha sollevato il tema: «C'era un'intesa tacita a non parlarne», riferisce uno dei presidenti, il quale sottolinea che «questa è stata la bocciatura più esplicita».

MODERATI E SINISTRA RADICALE D'ACCORDO-
Il messaggio della riunione è diretto, per il tramite del ministro, alle imprese: «giù le mani dal tesoretto» con un occhio al prossimo turno elettorale. Sinistra radicale e moderati questa volta si sono trovati d'accordo. Mentre la Rosa nel pugno si è distinta non nascondendo il malumore. Interpellato a questo proposito il capogruppo Villetti conferma: «La situazione è complessa» e annuncia un comunicato su questo punto. Altro distinguo dall'Italia dei valori con Massimo Donadi che annuncia: «noi non ci iscriviamo al partito della spesa pubblica». Anche il partito di Di Pietro «vuole misure popolari, come l'abolizione dell'Ici e l'aumento delle pensioni» ma «il problema è verificare se è possibile farlo ora, o come dice Padoa-Schioppa, attendere il 2008 per decidere la destinazione dell'extra gettito. Se pensiamo solo a queste elezioni amministrative rischiamo di dover aumentare poi le tasse alle prossime. E poi- aggiunge Donadi- non possiamo fare come Berlusconi», ricordando la mossa del Cavaliere che propose l'abolizione dell'Ici poco prima del voto.

«RISARCIMENTO SOCIALE» - Rifondazione e Comunisti italiani hanno promosso l'esigenza di un «risarcimento sociale», da attuarsi, spiega Pino Sgobio, «non con la riduzione delle aliquote fiscali, perchè in questo modo avremmo favorito molto di più i redditi alti rispetto a quelli bassi».
Il presidente dei senatori di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, aggiunge che «la redistribuzione delle risorse deve partire dall'Ici e dagli sgravi sugli affitti, dalle pensioni minime e dagli ammortizzatori sociali. In questo modo- spiega- si aiutano anche i redditi». Una linea pressochè identica a quella della Margherita, che in mattinata riunisce l'esecutivo e chiede subito un decreto sull'Ici. Non a caso Dario Franceschini fa notare ai giornalisti che «l'intesa di fine vertice è pressoché unanime».
I Verdi, dal canto loro, hanno chiesto di introdurre la lotta ai cambiamenti climatici tra le misure a cui destinare l'extra-gettito.

Fonte: Corriere della Sera

Berlusconi: fu il Quirinale a volere queste legge elettorale

Berlusconi rivolge agli alleati della Casa delle libertà un invito a diminuire la rissosità interna in vista delle prossime elezioni amministrative. “Si ha sempre a che fare con gli egoismi dei partiti – osserva il leader di Forza Italia -. Invece di scegliere il miglior candidato possibile, qualche volta antepongono il loro interesse e mandano avanti il nome sbagliato. In certe città abbiamo dovuto accettare dei candidati frutto della volontà degli altri partiti. Non in tutte per fortuna".

L’ex premier si dice pronto a scendere in campo personalmente per favorire la vittoria dei candidati di centrodestra nei Comuni e nelle Province, “far sì che il 57 per cento attribuito al centrodestra dai sondaggi conti anche nelle elezioni amministrative”. Dunque l’obiettivo di Berlusconi è quello di “convincere i cittadini ad esprimere un voto in sintonia con quanto pensano della politica nazionale".

Riguardo invece alla riforma delle legge elettorale, il Cavaliere ribadisce di non voler parlare con Prodi perché “abbiamo deciso che ci vanno i capigruppo, punto e basta". Però il presidente di Forza Italia fa notare come "la legge attuale non ha dato cattivi risultati".


Semmai per Berlusconi "un cattivo risultato l'ha data la frammentazione voluta dal Quirinale", che ai tempi dell’approvazione della nuova legge aveva Carlo Azeglio Ciampi come inquilino. "Noi volevamo introdurre al Senato il premio di maggioranza su base nazionale, la presidenza della Repubblica si era opposta sostenendo che doveva essere regionale”. Dunque la responsabilità dell’instabilità di questa legge è ancora una volta di altri.


Fonte: Romagna Oggi

Iraq, impiccato il vice di Saddam

Il vice di Saddam Hussein è il quarto capo giustiziato a Baghdad

L’ex vicepresidente di Saddam Hussein è stato impiccato poco prima dell’alba di oggi per il massacro di 148 sciiti, ha annunciato un responsabile del governo iracheno.

Taha Yassin Ramadan, che era vice-presidente di Saddam Hussein quanto il regime è stato rovesciato quattro anni fa, è il quarto uomo giustiziato per il massacro di 148 sciiti, uccisi per rappresaglia dopo un tentativo di assassinio dell’ex dittatore nella città di Dujail nel 1982.

Il responsabile del governo, che ha assistito all’impiccagione rimanendo anonimo, ha afermato che sono state prese precauzioni per impedire che si riproducesse ciò che era successo quando è stato giustiziato il fratellastro di Saddam Hussein, Barzan Ibrahim: il boia dovette decapitarlo per un errore di valutazione sul suo peso. Ramadan è stato pesato prima dell’impiccagione e la lunghezza della corda è stata adattata, ha riferito il responsabile governativo.

Le esecuzioni degli esponenti del regime di Saddam Hussein hanno causato la rabbia degli iracheni sunniti e il turbamento delle organizzazioni internazionali di difesa dei diritti dell’uomo, che hanno fatto appello perchè fosse salvata la vita a Ramadan.

L’ex vice-presidente era stato riconosciuto colpevole in dicembre di omicidio, deportazione forzata e tortura e condannato all’ergastolo. Un mese dopo, la corte d’appello ha giudicato la pena troppo indulgente e ha rinviato il caso all’Alta Corte chiedendole di condannare l’accusato a morte, ciò che la corte ha fatto.

Fonte: La Stampa.it

Mastrogiacomo oggi in Italia. Arrestato il mediatore di Emergency

E' atteso per oggi il rientro di Daniele Mastrogiacomo in Italia, l'inviato di Repubblica rilasciato ieri dai Talebani dopo 15 giorni di prigonia nel sud dell'Afghanistan. Intanto, è stato arrestato dai servizi afghani il 'mediatore' di Emergency, figura chiave nella liberazione del giornalista. Lo riferisce Peace Reporter sul suo sito precisando che si tratta di Rahmatullah Hanefi, 35 anni, capo del personale dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, che ha contribuito significativamente nella trattativa che ha portato alla liberazione dell'inviato di Repubblica. L'uomo è ora detenuto e sotto interrogatorio nella sede della National Security di Lashkargah.

Gino Strada, fondatore di Emergency, ha subito chiesto il suo immediato rilascio al locale capo dei servizi e al governatore della provincia di Helmand. "E' una cosa grottesca e provocatoria - ha dichiarato il chirurgo - che chi ha maggiormente contribuito alla liberazione di Daniele si trovi oggi arrestato del governo afghano". Questa situazione, per altro, rischia di ritardare il trasferimento di Mastrogiacomo da Lashkargah a Kabul, che Emergency aveva in programma per questa mattina. Dell'arresto, riferisce ancora Peace Reporter, è stato immediatamente informato l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che si è subito messo in contatto con i vertici dei servizi afghani. "Mi hanno detto - ha riferito Sequi - che si tratta di una normale procedura per sentire una persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta che la magistratura afghana ha aperto sul caso Mastrogiacomo. Garantiscono che Hanefi verrà presto rilasciato. Hanno aggiunto - prosegue l'ambasciatore - che per lo stesso motivo anche l'inviato di Repubblica verrà sentito dalle autorità afghane al suo rientro in Italia".

Nel corso della mattinata, poi, circa un centinaio di persone hanno circondato l'edificio di Lashkargah che ospita il personale internazionale di Emergency. Lo riferisce sempre il sito 'Peace Reporter'. Volevano notizie sulla sorte dei due ostaggi afgani rapiti assieme al giornalista italiano: Sayed Agha, l'autista di Daniele ucciso dai Talebani venerdì scorso, e Ajmal Naskhbandi, l'interprete che è stato liberato ma non consegnato a Emergency. Protestavano contro il governo del presidente afghano Hamid Karzai, accusato di non aver fatto abbastanza per loro. Dopo circa un'ora, la folla si è dispersa e la situazione è tornata tranquilla.

Fonte: Yahoo News