mercoledì 7 marzo 2007

Bush punta a riconquistare la fiducia dell'America Latina

Un viaggio teso a riconquistare la fiducia dei paesi latino-americani, e a dimostrare anche al presidente venezuelano Hugo Chavez che gli Stati Uniti sono pronti a tendere la mano a queste popolazioni, che sono alle prese con un tasso di povertà ancora molto elevato. È l’obiettivo che ha in mente il presidente Usa George W. Bush, che si prepara a partire dopodomani per un tour che toccherà cinque paesi: la prima tappa sarà San Paolo, in Brasile. Successivamente, l’inquilino della Casa Bianca si recherà in Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico, rimanendo nella regione per una settimana.

«La classe povera dei lavoratori dell’America Latina ha bisogno di un cambiamento - ha detto il presidente, in occasione di un discorso che ha tenuto ieri presso lo United States Hispanic Chamber of Commerce di Washington -nonostante i progressi compiuti, decine di milioni di persone del nostro emisfero sono imprigionate infatti in condizioni di povertà e sono tagliate fuori dalle promesse del nuovo secolo».

Stephen Hadley, consigliere alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha precisato poi che il tour ha l’obiettivo di rafforzare le economie e le democrazie di questa area del globo. Nel suo discorso, Bush ha ribadito infatti che le condizioni dell’America Latina sono migliorate grazie all’espansione del commercio, alla democrazia e agli scambi culturali tra i paesi.

Il presidente ha già reso noto che invierà alcuni medicinali e prodotti per l’assistenza medica, tramite le navi della Marina Militare, in 12 nazioni dell’America Latina e dei Caraibi; lo scopo è quello di curare 85.000 pazienti e dotare le strutture mediche di quelle apparecchiature che sono necessarie in almeno 1.500 operazioni.

Bush ha proposto anche di lanciare un programma di 75 milioni di dollari che possa permettere ai giovani dell’America Latina di studiare la lingua inglese negli Stati Uniti, e che sia teso a garantire un finanziamento di 100 milioni di dollari per erogare mutui alle famiglie che vivono nel paese.

Per il presidente americano, tuttavia, riuscire a conquistare la simpatia delle popolazioni latino-americane non sarà un compito affatto semplice.

Stando ai risultati di un sondaggio che è stato condotto da John Zogby, molti residenti dell’America Latina ritengono infatti che Bush abbia ignorato la regione almeno da quando si sono verificati gli attacchi dell’11 settembre del 2001: il presidente avrebbe di fatto concentrato i suoi sforzi molto più sulla guerra al terrorismo globale che non sulle necessità delle comunità più povere.

«C’è l’impressione secondo cui gli Stati Uniti sono così concentrati sulle altre aree del mondo, che è come se l’America Latina fosse scomparsa dallo schermo del radar», ha detto John Zogby, che ha messo a punto il sondaggio.

Quasi il 25% dei latino-americani vive infatti con meno di due dollari al giorno, stando alle parole proferite dallo stesso Bush.

L’ira della Pollastrini: «Chiedo più rispetto»

La bocciatura del ddl del governo sulle unioni di fatto da parte della Commissione Giustizia di Palazzo Madama rialza il livello dello scontro nel centrosinistra e oscura sempre di più il futuro del Partito democratico. Il ministro delle Pari opportunità, Barbara Pollastrini, autrice del ddl insieme con quello della Famiglia, Rosy Bindi, promette di studiare i «rilievi mossi dal senatore Salvi» ma allo stesso tempo chiede «rispetto» per «un testo valutato con positività da specialisti, studiosi e sostenuto da centinaia di migliaia di persone». La Pollastrini insomma non intende mollare il ddl e promette «lavorerò per una legge saggia, umana e praticabile per garantire diritti e doveri alle unioni di fatto».

Durissimo il commento del senatore ds Giorgio Tonini, uno dei 15 saggi che ha redatto il Manifesto del Partito democratico, che imputa a Salvi «un intento ideologico», per dimostrare «che nel Partito democratico non ci può essere intesa tra laici e cattolici sui temi eticamente sensibili». Salvi, conclude Tonini, ha liquidato «il testo Pollastrini-Bindi, come se fosse stato presentato dall’ultimo dei senatori e non dal governo dopo settimane di lavoro comune tra le due ministre».
Soddisfatto invece il commento dell’Udeur di Clemente Mastella che ha promesso di erigere una invalicabile barriera contro i Dico a Palazzo Madama. «Bene Salvi - dice il senatore Stefano Cusumano - perché così valorizza il ruolo del Parlamento, come ha sempre chiesto l’Udeur».
Diplomatica e non potrebbe essere altrimenti la capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, che definisce «condivisibili alcune osservazioni di Salvi, in particolare quelle che riguardano un eccessivo contenzioso che potrebbe nascere dalle forme scelte». La Finocchiaro osserva che grazie al dibattito in Commissione il tema dei Dico viene così «sottratto agli strappi continui cui è sottoposto anche a causa della sua sovraesposizione mediatica».
Ma nel centrosinistra è scontro anche sull’opportunità che si scenda in piazza a manifestare pro o contro i Dico. Proprio la Finocchiaro, annunciando che non sarebbe scesa in piazza perché come capogruppo dell’Ulivo deve
«tenere conto di tutte le posizioni, anche di quelle della senatrice teodem Paola Binetti» fa infuriare il segretario nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso, che la accusa di «atteggiamenti pilateschi e furbetti».
Intanto però si moltiplicano le adesioni alle manifestazioni contrapposte: quella del 10 marzo promossa dall’Arcigay e il Family day voluto dai cattolici. Al corteo pro Dico dopo il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio annuncia la sua adesione anche il senatore ds Gavino Angius. Sul fronte opposto dopo quella del ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, arriva l’adesione di Renzo Lusetti, responsabile Informazione della Margherita, «Non perdiamo di vista la famiglia. Se per farlo è necessario scendere in piazza ci saremo», dice Lusetti.
Ma secondo il deputato di Rifondazione comunista, Vladimir Luxuria, mentre la manifestazione promossa dalle associazioni omosessuali è «a favore di Prodi» perché il ddl sulle coppie di fatto è appunto sostenuto dal governo, a essere «antigovernativa è invece la manifestazione a favore della famiglia, il family day che ci sarà a maggio».
Ma sempre dentro la Margherita il prodiano Franco Monaco non la pensa così. «Chi riveste responsabilità politiche e istituzionali farebbe bene a impegnare le proprie energie più nel parlamento che nella piazza».


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Cosa prevede il disegno di legge

Il disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia Clemente Mastella sulla riforma del'ordinamento giudiziario interviene sulla legge 25 luglio 2005 (numero 150, la cosiddetta riforma Castelli), modificando profondamente il decreto legislativo, già sospeso con l'appprovazione di un precedente ddl del Guardasigilli, con cui si disciplinava l'accesso in magistratura e la progressione economica e di funzioni dei magistrati. Non solo, il provvedimento approvato oggi in consiglio dei ministri, ha riformato in maniera significativa anche i decreti legislativi già entrati in vigore per affrontare in modo necessariamente sistematico la normativa, vista la non soddisfacente prospettiva di un semplice ritorno allo status quo ante.

Nuovi concorsi e procedura per diventare giudici Gli interventi sono stati finalizzati a superare gli inconvenienti legati alla eccessiva lunghezza delle procedure concorsuali, 2 rallentate dal'elevato numero dei partecipanti, e alla scarsa adeguatezza delle prove scritte - di taglio prevalentemente teorico - per cui è stata introdotta anche una prova di carattere pratico. Si è ritenuto, fra l'altro, importante potenziare la commissione l'esame per ridurre i tempi delle procedure concorsuali. Si è configurata una tipologia di accesso strutturata in gran parte sulla falsariga di un concorso di secondo grado.

La progressione di carriera dei magistrati Vengono introdotte modifiche anche sul fronte della disciplina in materia di "carriera" e di conseguenti valutazioni di professionalità. Si è partiti dalla constatazione che il sistema di valutazioni della professionalità anteriore alla legge 150/2005, deve essere considerato non più adeguato, e quindi da riformare, per due prevalenti ragioni: a) la professionalità del magistrato non può più essere affermata per presunzioni e solo in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati o di incarichi specifici; b) il meccanismo è insufficiente ad attuare un reale vaglio delle cifiche capacità, delle doti e delle attitudini richieste per l'esercizio delle diverse funzioni che possono essere svolte nel'arco della sua vita professionale. Si è dunque prefigurata: a1) una nuova struttura delle valutazioni, con verifiche ogni quattro anni. Si è sganciata la progressione economica da quella delle funzioni (prevedendo una progressione economica condizionata esclusivamente dal superamento delle valutazioni di 3 professionalità) perché solo in questo modo si può stimolare la permanenza di magistrati esperti e specializzati nelle funzioni di primo grado. a2) E` stata conservata la possibilità di transitare da funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa prevedendo che il cambio di funzioni è possibile solo mutando distretto ed è subordinato ad una reale verifica delle attitudini. a3) Le funzioni di legittimità saranno conferite non solo in base al criterio di anzianità, bensì mediante l`accertata sussistenza di specifiche attitudini ad esercitarle. a4) Sono stati, infine, previsti interventi in caso di riscontrata inadeguatezza professionale del magistrato valutato, modulati in modo differenziato, con ripercussioni, nelle ipotesi più gravi, anche sulla progressione economica. In modo analogo si è prevista una procedura urgente da attivare in caso di revoca dei dirigenti che si rilevano inadeguati.

La Scuola Superiore della Magistratura E`stato poi ritenuto necessario un intervento innovativo sulla Scuola Superiore della Magistratura. Il decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, ha istituito una struttura stabile incaricata di occuparsi in maniera continuativa delle esigenze formative e di aggiornamento per il personale di magistratura. E`una scelta che si condivide, ma le modalità di realizzazione non appaiono adeguate al raggiungimento di questi obiettivi, anche perché alla scuola sono stati attribuiti funzioni e compiti anche di carattere valutativo, in relazione alla partecipazione dei magistrati 4 ai corsi di aggiornamento, che rischiano di snaturare l`attività della formazione. L'attività della Scuola è stata ricollocata nell`ambito della formazione iniziale, complementare e permanente e di quella di riconversione, a seguito del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante, e viceversa. E`stata prevista una ubicazione decentrata, in tre sedi, nord, centro e sud, ove verranno svolte le attività di formazione. E` maturata una opzione verso l'obbligatorietà della formazione; il disegno prevede che tutti i magistrati frequentino almeno un corso di formazione ogni quattro anni.

I Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo in Cassazione Sono state apportate modifiche anche al sistema dell`autogoverno della magistratura, sistema nel quale sono ormai strutturalmente inseriti i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. Il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, è stato così modificato nella parte che riguarda la composizione dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Quanto ai Consigli giudiziari e al Consiglio direttivo presso la Corte di Cassazione si è ritenuto di operare su questi fronti: a) il sistema elettorale; la semplificazione delle procedure di funzionamento attraverso l`eliminazione della qualità di collegi perfetti, con la consequenziale eliminazione della figura dei supplenti; l`aumento del 5 numero dei componenti; la possibilità di deliberare a maggioranza dei presenti computando anche i membri di diritto; l`introduzione di una percentuale analoga a quella prevista per il C.S.M. nel rapporto laici - togati (2/3 - 1/3), per tutte le tipologie di composizione dei Consigli giudiziari pur numericamente diverse in relazione alla dimensione dei distretti.

La riforma dei giudici di pace b) E` stata configurata un`apposita sezione del Consiglio giudiziario preposta alla trattazione dei pareri e dei provvedimenti organizzativi concernenti i giudici di pace e gli uffici dei giudici di pace. c) Sono stati individuati nuovi criteri di formulazione dei pareri. E` stata, tra l`altro, espressamente prevista l`acquisizione di motivate e dettagliate indicazioni oggettive del Consiglio dell`Ordine degli Avvocati. Interventi sostanzialmente analoghi sono stati previsti per il Consiglio direttivo presso la Corte di cassazione.

Le novita per il Csm Si è poi intervenuti sulla legge istitutiva del Consiglio superiore della magistratura ricostituendo il numero dei componenti eletti in trenta unità, venti togati e dieci laici, secondo le proporzioni esistenti anteriormente alla data di entrata in vigore della legge 28 marzo 2002, e si è ridisciplinata la composizione della Segreteria e dell`Ufficio studi del C.S.M prevedendo che il C.S.M. continui ad avvalersi dell`opera di magistrati per la Segreteria e l`Ufficio studi. 'esigenza di procedere all`aumento del numero dei componenti è stata confermata dalla disfunzionalità delle modalità con le quali 6 era stata determinata la composizione della sezione disciplinare con particolare riguardo all`individuazione dei membri supplenti a seguito del meccanismo delle incompatibilità; si sono poi considerate le nuove attribuzioni che dovrà espletare il CSM in relazione alle valutazioni di professionalità quadriennali.

Revisione, funzioni e compiti dei capi uffici giudiziari L'intervento sul decreto legislativo 25 luglio 2006 n. 240 sull`individuazione delle competenze dei magistrati capi e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari nonché sul decentramento su base regionale di talune competenze del Ministro della giustizia, nasce dall`esigenza di precisare, con maggiore attenzione, i compiti e le funzioni attribuiti, rispettivamente, al capo dell`ufficio giudiziario ed al dirigente amministrativo presso il medesimo ufficio. Particolare importanza ha la fissazione del termine del 30 giugno di ciascun anno entro il quale i titolari degli uffici giudiziari dovranno elaborare, d`intesa con il dirigente preposto all`ufficio delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, il programma delle attività annuali che consentirà al Ministro di quantificare preventivamente gli oneri finanziari relativi agli stanziamenti necessari per ciascun ufficio giudiziario, nell`anno di riferimento della legge finanziaria in corso di approvazione.

La delega al governo per riforma ordinamento militare Il Governo è delegato altresì ad adottare, infine, entro otto mesi dall`entrata in vigore della presente legge, anche uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di ordinamento giudiziario militare.

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Talebani: "Mastrogiacomo ha confessato di essere una spia"

L'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo è nelle mani dei talebani e ha "ammesso" di essere una "spia al servizio dei britannici". E' quanto afferma il mullah Dadullah, comandante talebano delle province sudoccidentali, in una registrazione audio che gli viene attribuita, pervenuta oggi all'agenzia France Presse.
"Le persone arrestate sono Daniele, figlio di Mario (...) che risiede in Italia (...) e Ajmal e Ghulam Haidar, che abitano a Kabul" dichiara la voce dell'uomo sul nastro, presentata come quella del mullah Dadullah nella registrazione trasmessa per posta a un giornalista dell'Afp a Peshawar, in Pakistan, attraverso una fonte conosciuta per essere vicina ai talebani.

"Spiavano per conto dei britannici con la copertura dell'attività di giornalisti. Hanno ammesso che i britannici avevano detto loro di intervistare dei talebani con l'obiettivo di conoscere il luogo dove si trovavano e poi poterli bombardare" dice ancora il mullah Dadullah.

IL ROS
Il carabinieri del Ros sono a Kabul da tempo su disposizione della Procura di Roma per indagare sulle diverse vicende che hanno coinvolto il nostro Paese. Ultimo 'incarico' è quello di seguire da vicino le indagini sul sequestro del giornalista del quotidiano La Repubblica Daniele Mastrogiacomo. Gli investigatori dell'Arma hanno già sviluppato contatti con la polizia locale sin dai tempi del rapimento di Clementina Cantoni, operatrice di Care International e di Gabriele Torsello, il fotografo free lance di origine pugliese.Gli uomini del Ros invieranno a breve un primo rapporto al capo del pool Antiterrorismo, il Pm Franco Ionta. Il magistrato ha delegato anche la Digos della polizia, oltre ai carabinieri, di monitorare i diversi siti web che sono soliti trasmettere i messaggi dei gruppi autori dei sequestri.

LA MANIFESTAZIONE
Manifestazione, domani alle 12,30 in Piazza del Campidoglio, per chiede la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. L'iniziativa è dell'amministrazione capitolina in sinergia con l'Associazione Stampa romana. Durante la manifestazione sarà esposta in piazza la gigantografia del giornalista, come già avvenuto in circostanze analoghe.

La decisione della manifestazione si deve alla sinergia fra il sindaco di Roma, Walter Veltroni e la segretaria dell'Associazione Stampa Romana, Silvia Garambois. Domani in piazza ci sarà anche il direttore di «Repubblica», Ezio Mauro e il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi.Particolarmente significativa sarà anche la presenza della principessa Fatima Zaher, primo Consigliere dell'Ambasciata afghana in Italia e di Qorbanali Esmaeli, presidente della Comunità afghana nel nostro Paese.

Alla manifestazione, che vuole essere anche un appello per la pace in Afghanistan, parteciperanno anche rappresentanti delle istituzioni (hanno già confermato la presenza, tra gli altri, il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e Rosa Calipari), e giornaliste inviate in scenari di guerra come Daniela Binello e Tiziana Ferrario. Al termine della manifestazione in Campidoglio, verso le ore 13,30 circa, per i giornalisti è confermato l'appuntamento in Piazza della Torretta, presso l'Associazione stampa Romana dove la giornata proseguirà, insieme a numerosi rappresentanti della comunità afghana, con la proiezione di reportage sull'Afghanistan, dedicati in particolare alle donne, nella ricorrenza dell'8 marzo.

Tra l'altro sarà proposto il video-reportage di Daniela Binello, "Ultime della classe", otto minuti 'rubati' nel reparto maternità dell'ospedale di Herat, dove si muore ancora di parto, e la testimonianza di Tiziana Ferrario, autrice di "Il vento di Kabul", un viaggio per capire perchè la pace e la stabilità siano ancora così lontane nella terra che ha ospitato Osama Bin Laden e i campi di addestramento di Al Qaeda.

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Dolce e Gabbana “Donne scusateci ma non ci pentiamo”

L'Italia vieta la pubblicità choc. Gli stilisti: retrogradi

Dolce e Gabbana fanno ammenda. «Scusateci, non volevamo offendere proprio nessuno, tanto meno le donne. Le consideriamo regine e non manchiamo mai di dimostrarlo in tutte le nostre sfilate».

Gli stilisti non si apettavano di scatenare un tale scandalo con la loro pubblicità, che da un paio di giorni è stata vietata in tutta l'Italia. Così ha deciso il Comitato di Controllo, deputato dal Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Il provvedimento è scattato definitivamente l'altro ieri, dopo le numerose richieste di far sparire quell'immagine immortalata dal mago del clic Steven Klein, che mostra una donna a terra, bloccata per i polsi da un uomo a torso nudo, mentre altri tre ragazzi assistono alla scena.

Il manifesto spiega anche che la fotografia è stata ritenuta in netto contrasto con gli articoli 9 («violenza, volgarità, indecenza») e 10 («convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona») del codice di autodisciplina. «Abbiamo aderito alla richiesta del comitato di ritirare la campagna pubblicitaria date le polemiche che ha sollevato», dicono Dolce Gabbana e non si sottraggono alle spiegazioni di questa vicenda che da giorni fa discutere.

Le accuse sono durissime: sostengono che avete rappresentato la donna in modo svilente, come un oggetto di prevaricazione maschile. Anche senza espliciti riferimenti alla violenza fisica, l'atteggiamento passivo e inerme della protagonista evoca la scena di un sopruso. Siete pentiti?
«Le donne rappresentano il 61 per cento del nostro business. Noi le amiamo e siamo riamati da loro. Non pensavamo mai più di creare un putiferio del genere. Comunque non siamo pentiti e non facciamo retromarcia. Ci teniamo a sottolineare che quella è una foto artistica, che esprime passionalità, bellezza e anche erotismo. La donna nell'immagine non ha affatto un'aria sofferente. E' in circolazione dai primi di febbraio e nessuno si era lamentato. Cosa che in questi casi accade immediatamente con lettere e telefonate».

Quindi questo scandalo vi ha colto impreparati?
«Assolutamente sì. Comunque per una volta siamo riusciti a mettere d'accordo destra e sinistra, siamo meglio del governo (commentano ridendo ndr)».

Ma vi aspettavate una presa di posizione prima dalla Spagna, poi da 13 dei nostri senatori, dalla Cgil e anche da Amnesty International?
«Francamente no, ci ha scioccati. In particolare ci stupisce non poco che politici e sindacati facciano tanto rumore per una campagna pubblicitaria come la nostra, quando in realtà i veri problemi nel nostro Paese sono altri. Nessuno, però, se ne occupa. Ma questi signori sono mai entrati in un negozio di giocattoli, dove i video giochi incitano i bambini a massacrare i nemici? E' educativo questo? E sono educativi i reality show che ci propinano alla televisione? Oppure i “tronisti” di certi programmi tv? Lì sì che c'è violenza sulle donne».

Temete che domani, l'8 marzo, ci possano essere proteste e disordini davanti alle vostre boutique?
«La Cgil, anzichè far festa con i mazzi di mimose, dovrebbe raccontare come nasce l'8 marzo. Spiegando alle donne che si ricorda la morte di tutte quelle povere operaie bruciate nel rogo di una fabbrica tessile a New York, chiuse a chiave perchè non interrompessero neppure un minuto di lavorare, uscendo per una pausa...».

Per la prossima campagna pubblicitaria che cosa avete in mente? C'è da aspettarsi un altro scandalo di queste proporzioni?
«Come abbiamo già detto durante le sfilate di Milano potremmo fare il contrario, cioè fotografare un maschio sottomesso e circondato da un gruppo di donne... No... a parte le battute, nella nuova pubblicità vedrete un uomo con un pitone sul petto. La moda è cultura, sogno, arte. Se così non fosse, bisognerebbe anche chiudere il Louvre e la maggior parte dei musei del mondo. Peccato che i politici vedano il marcio dove non c'è. Noi siamo contro qualsiasi tipo di violenza. Questa polemica è retrograda, distoglie da altre realtà ben più gravi».

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Prometteva moda e tv in cambio di sesso: Arrestato agente

Il titolare di un'agenzia di moda è stato scoperto e denunciato per violenza sessuale aggravata. Registrati e ripresi incontri con ragazze

Prometteva un futuro da star
ad aspiranti fotomodelle o veline in cambio di prestazioni sessuali, ma è stato scoperto e denunciato per violenza sessuale aggravata.

È accaduto a Palermo, dove B.M., 48 anni, titolare dell'Agenzia di moda 'Proeventi' , è stato anche inibito all'esercizio dell'attività di fotografo e procacciatore di modelle. Chiusa inoltre l'agenzia di moda di via Candelai, nel cuore del centro storico, dove si sarebbero consumate le prestazioni sessuali. Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe costretto "con violenza e minaccia" una giovane studentessa "a compiere e a subire atti sessuali".

L'indagine, condotta dal Commissariato Zisa della Polizia di Stato di Palermo, prende il via nel settembre scorso, quando la vittima si è presentata presso il Commissariato per "ricostruire - come si legge nell'ordinanza del gip di Palermo Antonella Consiglio - i contorni di una vicenda connotata da uno squallido profilo criminale e caratterizzata dalla consumazione di condotte di abuso sessuale in danno della ragazza".

A seguito di una ricognizione fotografica, la ragazza ha così idividuato e riconosciuto il titolare dell'agenzia di moda. È così iniziata un'attività di osservazione all'interno dei locali di via Candeali "per verificare le modalità con le quali l'uomo adescava - scrive il gip - le potenziali vittime, inducendole subdolamente a subire o ad acconsentire ad atti sessuali o di libidine in cambio di un suo interessamento al fine di introdurle nel mondo della moda e dello spettacolo".

Attraverso l'osservazione continua all'interno dell'Agenzia di moda, gli investigatori hanno così appurato che l'uomo prometteva effettivamente una carriera di velina o fotomodella in cambio di sesso. In particolare, sono stati registrati e ripresi due incontri avvenuti tra il titolare dell'Agenzia fotografica e due ragazze. Secondo quanto emerso dalle microcamere installate, gli incontri si concludevano ogni volta cone "atti sessuali analoghi a quelli descritti dalla vittima", tavolta con veri e propri rapporti sessuali consumati con il consenso delle ragazze, convinte "subdolamente dai modi affabili dell'uomo che concedersi era la regola e il prezzo che si doveva pagare se si volevano nutrire speranze di approdare intelevisione o comparire su qualche rivista patinata di moda".

In particolare, è stato registrato in via Candeali un incontro avvenuto nell'ottobre scorso tra il pressagent e una ragazza minorenne. In un colloquio preliminare con la giovane l'uomo aveva rivolto le sue attenzioni morbose alla ragazza che ha avuto un rapporto completo consenziente con l'uomo.

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Aborto terapeutico per malformazione: il bimbo è sano

Il bimbo pesa 500 grammi e lotta per la vita. I sanitari si sono resi conto solo al momento dell'aborto che il feto era vivo e non affetto dalla sospettata "atresia dell'esofago".

Protagonisti della vicenda una famiglia fiorentina, l'azienda ospedaliera di Careggi, già nota alle cronache per gli organi sieropositivi trapiantati lo scorso 14 febbraio, e l'ospedale pediatrico Meyer, nel quale è ora in atto un consulto, sul caso, tra i sanitari della struttura.

Come riportato oggi dal quotidiano "La Repubblica", l'aborto terapeutico del feto, nonostante fosse di 22 settimane (circa 5 mesi, n.d.r.), era stato deciso dalla madre del bimbo in seguito al risultato di alcune ecografie ed analisi effettuate nell'ospedale di Careggi. Secondo gli esami effettuati, era presente nel nascituro un atresia dell'esofago: una patologia che colpisce circa un bambino su 3500 e che consiste nella parziale assenza di un tratto di tale organo o nella presenza di un fistola nello stesso all'altezza della trachea. Secondo statistiche, tale malformazione è risolvibile chirurgicamente. Nel caso in cui essa comporti solo l'esistenza della fistola di collegamento tra l'esofago e la trachea il problema viene risolto nel 97% dei casi. Risulta più complicato, ma fattibile, ricostruire un parte estesa dell'esofago, utilizzando un tratto dell'intestino. Tale procedura ha però un tasso di mortalità più alta, intorno al 20-25%.

I sanitari di Careggi, hanno invano consigliato alla donna di sottoporsi ad una risonanza magnetica per escludere o confermare i sospetti patologici: la madre del bambino, dopo aver chiesto consiglio ad un amico chirurgo, venerdì scorso ha optato per l'aborto terapeutico.

I medici della struttura pediatrica Meyer, effettuato l'aborto ed accortisi che il feto era sano, come previsto dalla procedura sanitaria in caso di possibilità di salvataggio del bambino, hanno rianimato il piccolo, ora in incubatrice presso il reparto di terapia intesiva neonatale dell'ospedale. Non vi sono tuttavia, a causa di una emorragia cerebrale occorsa, molte possibilità di salvare il bimbo. Sotto choc i genitori e i famigliari del piccolo.

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Torino 2010 Capitale della scienza

Dopo il successo delle Olimpiadi alla città va un nuovo primato

Abbiamo battuto Parigi, stracciato la candidatura di Copenhagen e spazzato via quella di Breslavia, città forse meno affascinante e blasonata ma ritenuta comunque un concorrente temibile per l’appartenenza ad un paese emergente. Dopo il «Passion is here» delle Olimpiadi, al grido di «Passion for science» Torino ha conquistato un nuovo primato. Dal 2 al 7 luglio del 2010 sarà la «città europea della scienza». Ospiterà l’«Euroscience open forum», meeting a cadenza biennale che raduna i migliori scienziati di 40 nazioni.

Saranno 5 giorni di convegni di altissimo tenore scientifico, ma anche di festa, mostre, eventi, occasioni per il grande pubblico di avvicinarsi alle meraviglie della scienza e di scoprirne e comprenderne i segreti. Nell’occasione si inaugurerà a Torino Esposizioni il grande «Science center», progetto da anni sul tappeto da parte degli enti locali, che avrà come mostra temporanea «Experimenta», destinata al trasloco.

A promuovere la candidatura di Torino sono stati - l’idea è nata lo scorso novembre - la Compagnia di SanPaolo, CentroScienza e AgoràScienza (struttura dell’Università). Il comitato ha immediatamente avuto il sostegno degli enti locali, con imprese, centri di ricerca, enti e associazioni. Il Nobel Harold Kroto, che ha ormai con gli studiosi torinesi e con la città una lunga consuetudine, ha dato una mano vestendo i panni di «chairman» d’eccezione. Itp ha presentato il dossier finale. E ieri è arrivata la conferma della vittoria. «Mi sono commosso - ha detto Raffaele Angelo Meo, presidente dell’Accademia delle Scienze -. Sono un pessimista cronico: non ci avrei scommesso un soldo. Invece hanno riconosciuto a Torino il ruolo di capitale scientifica e tecnologica del Paese, e di città che ha dato un forte contributo al progresso».

Il fisico Enrico Predazzi guiderà il comitato organizzatore. Ha spiegato che a Barcellona, dove si svolgerà l’Euroscience open forum nel 2008, sono attesi 5 mila partecipanti, e 100 mila visitatori. Il budget è di 3 milioni e mezzo, la metà dei quali da organizzazioni europee e di altre nazioni. Cuore degli eventi - ne saranno organizzati un centinaio - sarà il Lingotto, dove si terranno i simposi scientifici e nei cui padiglioni potrebbero essere allestite le iniziative per il grande pubblico. «Tutta la città - ha aggiunto Predazzi - sarà coinvolta, e si attiveranno tutti i centri di ricerca e le istituzioni che operano su tecnologia e cultura. Contiamo di attrarre pubblico anche da altre regioni».

Gli assessori alla Cultura di Regione, Comune e Provincia, Oliva, Alfieri e Giuliano, hanno sottolineato che «la vittoria di Torino è un riconoscimento alla sua forte vocazione scientifica, ma anche alla accresciuta credibilità della città dopo le Olimpiadi». Per Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia di SanPaolo, «è l’ennesima riprova del fatto che se il sistema Torino lavora compatto, unendo più soggetti e istituzioni, arrivano grandi risultati».

Gastaldo ha confermato che la Compagnia lavora per creare in città un centro «science for children» (l’iniziativa di promozione della scienza che Kroto porta avanti in diversi paesi). E’ prossima la creazione del «sistema scienza», «dopo il varo, negli anni scorsi, del sistema cinema, e di quelli della musica e dell’arte - ha detto Alfieri - che hanno prodotto buoni frutti». L’Accademia delle scienze ne sarà la casa. Nei prossimi giorni sarà stilato uno statuto, poi verrà firmato un accordo di programma.

Pubblicato su LaStampa.it

Uccisi oltre 100 pellegrini sciiti

Duplice attentato suicida a Kerbala. Dal 2003 sono morti più di 3000 marine

Più di 100 morti, 160 feriti, forse 200, di cui almeno una cinquantina in condizioni disperate. Tra loro molte donne e bambini. Il bilancio dell'ultima, immane carneficina in Iraq è raccapricciante, sicuramente provvisorio, e forse era anche prevedibile. È stato compiuto a Hilla, una cittadina a sud di Baghdad, al passaggio di una processione di fedeli sciiti lunga centinaia di chilometri. Un obiettivo estremamente facile da colpire. Da alcuni giorni, centinaia di migliaia di fedeli sciiti, senza curarsi di essere nel mirino di terroristi e insorti sunniti, si stanno dirigendo per lo più a piedi verso la città santa di Kerbala, in occasione dell'Arbain, che si celebrerà sabato, e che per loro è una delle ricorrenze religiose più importanti.

Nel pomeriggio di ieri alle porte di Hilla, a una quarantina di chilometri dalla destinazione finale, si era creato un piccolo affollamento. Centinaia di fedeli che si accingevano ad attraversare la città si sono fermati a un punto di ristoro, ovvero alcune semplici tende allestite dagli abitanti della zona, in cui venivano offerti cibo e bevande. L'occasione ideale per due terroristi suicidi ansiosi di compiere una strage: uno è entrato in una delle tende e ha azionato l'innesco della cintura esplosiva che aveva indosso, mentre l'altro, quasi allo stesso tempo, ha azionato la sua a una cinquantina di metri di distanza, tra la gente che aspettava il proprio turno per entrare.

La potente doppia ondata d'urto ha spazzato via ogni cosa. Ha proiettato decine di corpi verso l'alto, in molti casi smembrandoli. Ogni oggetto o pietra si è trasformato in un proiettile, mentre un fumo denso e nero ha quasi oscurato il cielo. Ai soccorritori accorsi sul posto si è presentata una scena infernale, disperante, mentre l'ospedale della città, che è il capoluogo della provincia di Babilonia, è stato letteralmente sopraffatto dall'emergenza.

«Almeno cinquanta dei feriti che ci hanno portato con ogni mezzo sono in condizioni drammatiche, difficilmente ce la faranno», ha detto il dottor Mohammed al Tamimi intervistato dalla Tv al Hurra. In serata, la fila delle persone in attesa di essere medicate era ancora molto lunga.

Ma il massacro di Hilla non è stato l'unico. La scia di sangue si è ieri estesa a diversi altri luoghi lungo il percorso della processione. A Baghdad, nel quartiere di Dora, un'autobomba ha massacrato almeno dodici persone anch'esse dirette verso Kerbala.

Pubblicato su Corriere Canadese

Indonesia, brucia un aereo: 22 morti

Tra i sopravvissuti anche un italiano

È stato rivisto al ribasso il bilancio delle vittime dell’incendio che ha distrutto il Boeing 737-400 al momento dell’atterraggio all’aeroporto di Jogyakarta, nell’isola di Giava. Secondo una nuova stima della compagnia aerea, i morti sarebbero stati 22, mentre altri 110 passeggeri sarebbero riusciti a sfuggire alle fiamme.

Un primo bilancio riferiva di almeno 49 vittime accertate. Il primo ministro australiano John Howard ha detto che circa 10 cittadini australiani erano a bordo dell’aereo. L’aereo di linea della compagnia nazionale indonesiana Garuda Indonesia trasportava secondo la società 133 passeggeri e sette membri di equipaggio. Il Boeing 737-400 ha urtato violentemente la pista dell’aeroporto di Jogyakarta, poi s’è incendiato come se fosse esploso, secondo le testimonianze.

La compagnia Garuda spiega in un comunicato che 22 persone sono morte e altre 119 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, sono state soccorse e ricoverate in ospedale. Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha ordinato l’apertura di un’inchiesta, chiedendo al ministro per la Sicurezza nazionale di accertare eventuali cause «non tecniche» dell’incidente.

La velocità eccessiva in fase di atterraggio sarebbe stata la causa della sciagura. È il parere di un comandante della forza aerea indonesiana, che si trova sul luogo dell’incidente costato la vita a 22 persone, secondo un bilancio non ancora chiuso. «L’aereo era troppo veloce ed è andato a finire circa trecento metri oltre la pista», ha spiegato il Primo maresciallo dell’Aria Benyamin Dandel, comandante della sezione militare dello scalo. Nell’impatto al suolo «l’aereo ha lasciato sulla pista diverse parti, come le ruote e le ali», ha aggiunto.

Pubblicato su LaStampa.it

Valentina Tereshkova: Un bluff le immagini del rientro dallo spazio

La prima donna in orbita e il trucco sovietico del '63: «Quelle immagini le abbiamo girate di nuovo perché ero ferita»

Altro che avventura felice e trionfale.
Il viaggio della prima donna nello spazio si trasformò in un’odissea che per poco non si concluse tragicamente con la navicella sparata verso l’infinito. Il ritorno a terra poi fu particolarmente brusco tanto che si rese necessario «girarlo» di nuovo per i cinegiornali dopo un soggiorno della protagonista in ospedale. A 70 anni appena compiuti Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio, ha deciso di raccontare la verità su quel viaggio che si inquadrava nella lotta senza quartiere che le due superpotenze avevano ingaggiato anche fuori dall’atmosfera terrestre.

Così, in un clima di contrapposizione estrema (perfino sui termini: cosmonauti per l’Urss, astronauti per gli Usa), l’exploit di Valentina «doveva » essere un successo come lo erano stati quelli di Yuri Gagarin due anni prima e della cagnetta Laika nel 1957. In un’intervista a Komsomolskaya Pravda la Tereshkova racconta che all’inizio il lancio, quel 16 giugno 1963, era andato bene. «Fino all’ingresso nell’orbita terrestre» ha spiegato. Dopo una trentina di giri intorno alla Terra, però, i tecnici si accorsero di un tragico errore. La navicella Vostok, con le sue orbite, «si stava allontanando dal pianeta e non avvicinando». Presto sarebbe sfuggita alla attrazione terrestre per perdersi nello spazio. Dal centro di controllo furono impostate le necessarie correzioni. Ma i guai per la povera Valentina non finirono.

La navicella era minuscola, lei rimase legata al sedile con la tuta e il casco addosso per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo. L’assenza di peso la faceva star male. «A un certo punto ho vomitato», ha raccontato. Il secondo giorno ha iniziato a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito, le condizioni all’interno della tuta col vomito e tutto il resto si posso solo vagamente immaginare. Le navicelle Vostok non erano in grado di assicurare la sopravvivenza dei cosmonauti al momento dell’impatto con la superficie terrestre. Così, dopo il rientro, Valentina fu «sparata fuori» da una carica esplosiva, come avviene sui jet in caso di emergenza.

«Ero terrorizzata mentre scendevo col paracadute », ha raccontato. «Sotto di me c’era un lago e non la terra ferma. Ci avevano addestrato a questa eventualità ma non sapevo se avrei avuto la forza necessaria per sopravvivere». Il vento, fortunatamente, la spinse via. Ma nell’impatto Valentina sbattè la faccia contro il casco e si provocò un gran livido sul naso. Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Ma per l’onore dell’Unione sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale. Così, appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese. Cinque mesi dopo il Segretario generale Krusciov potè annunciare al mondo un altro colpo a sorpresa: il primo matrimonio tra cosmonauti.

Valentina e Andrian Nikolayev, terzo uomo nello spazio, divennero marito e moglie. Si dice che a imporre l'unione furono i medici. Volevano vedere che figli sarebbero venuti fuori.

Pubblicato su Corriere della Sera