lunedì 9 aprile 2007

Urbi et Orbi: l'appello del Papa per la pace

Il messaggio "urbi et orbi" di Benedetto XVI: «Passi avanti in Medio Oriente, male Iraq, sottovalutata la crisi nel Darfur»


Dalle molte guerre che segnano l’Africa all’Iraq, un paese martoriato da cui non viene nulla di positivo. Dalla fame al terrorismo. Dai «sequestri di persona» al «disprezzo della vita». Sono i mali dell’uomo moderno che il Papa ha voluto elencare nel messaggio "urbi et orbi" pronunciato nel giorno di Pasqua dalla loggia centrale della basilica di San Pietro. «L’odierna umanità attende dai cristiani una rinnovata testimonianza della risurrezione di Cristo», ha detto Benedetto XVI, esortando i cristiani a coltivare un sentimento di speranza sulle orme di Gesù.

«Penso al flagello della fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona, ai mille volti della violenza - talora giustificata in nome della religione - al disprezzo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento della persona», ha scandito il Papa. Ad ascoltarlo, tra il colonnato berniniano e l’attigua via della Conciliazione, una folla di fedeli - approssimativamente centomila - assiepata sotto un battente sole primaverile. Il messaggio pasquale è stato al contempo trasmesso in mondovisione da 67 televisioni di 108 paesi diversi.

La morte e la risurrezione di Cristo si intrecciano, nelle parole del Papa, ai drammi odierni. Certo, Benedetto XVI non ha citato il tema della pena di morte, nonostante una marcia romana sia giunta a san Pietro proprio a mezzogiorno. Alcuni dei promotori hanno protestato. «Stupisce che, a differenza del suo predecessore, il Papa sia rimasto in silenzio», ha detto Roberto Villetti della Rosa nel pugno. Altri non hanno avuto nulla da ridire. Dalla Comunità di sant’Egidio si fa notare che chi è andato in Vaticano lo ha fatto per ascoltare, senza pretese, quanto aveva da dire il Pontefice alla città e al mondo, ’urbi et orbì. L’elenco delle sofferenze dell’umanità odierna, nelle parole di Ratzinger, è comunque lungo.

Solo nel corso della messa mattutina, sul sagrato della basilica vaticana, tra le intenzioni dei fedeli fa capolino una preghiera affinché «la risurrezione di Cristo rinnovi il coraggio in tutti coloro che promuovono la ricerca scientifica a favore della vita, la difesa dei piccoli e i diritti dei poveri». Per il resto, i temi ’eticamente sensibilì - che pure sono spesso l’oggetto dell’attenzione di Papa Ratzinger anche in riferimento al tema della pace - lasciano spazio ai grandi scenari geopolitici.

«Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non poche regioni dell’Africa», ha detto Papa Ratzinger, che ha citato, in particolare, le situazioni in Darfur («una catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria»), Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Zimbabwe. Di «riconciliazione e pace» hanno bisogno Timor Est e lo Sri Lanka, ha detto poi il Papa. Benedetto XVI ha notato, ancora, che l’Afghanistan è «segnato da crescente inquietudine e instabilità». «In Medio Oriente - ha proseguito - accanto a segni di speranza nel dialogo fra Israele e l’Autorità palestinese, nulla di positivo purtroppo viene dall’Iraq, insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili». Non va meglio in Libano, dove «lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese è chiamato a svolgere nell’area mediorientale».

La risposta, per Ratzinger, è da trovare nella risurrezione di Gesù. E il Papa-teologo non manca, nel giorno di Pasqua, di tessere, «paradossalmente», l’elogio della incredulità. Cita infatti l’apostolo Tommaso, «dubbioso e perplesso», e definisce la sua incredulità «utile e preziosa» al fine di «purificare ogni falsa concezione di Dio» e scoprire il volto autentico della fede cristiana. «Il volto di un Dio - ha spiegato Ratzinger - che, in Cristo, si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita».


Le 7 piaghe minacciate dal clima

Con le alterazioni ambientali cresce il rischio per la salute globale. Inquinamento, insetti, penuria d’acqua all’origine di gravi patologie. L’allarme dell’Oms


Le sette piaghe d’Egitto. Sembra evocarle, nell’incalzare delle fosche previsioni su quello che ci aspetta, il rapporto sugli effetti sanitari dei cambiamenti climatici elaborato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa, che chiama in causa, se non proprio ulcere e bibliche cavallette, nubi di malefici insetti vettori di malattie, aria inquinata, penuria d’acqua. Con tutti gli effetti sulla salute che si possono immaginare: allargamento dell’area di diffusione di malattie infettive trasmesse dalle zanzare: malaria, febbre gialla, encefalite virale, febbre rompiossa o dengue, che negli ultimi decenni ha avuto una drammatica espansione, e ora è endemica in più di 100 Paesi, dall’Africa alle Americhe, al Sud-Est asiatico. E, ancora, aumento di patologie (cardio-respiratorie) e decessi provocati da ondate di calore e da un’alta concentrazione d’ozono sulla superficie terrestre, in particolare nelle grandi aree urbane; propagazione di malattie da malnutrizione e infettive legate alla minore disponibilità d’acqua potabile per effetto della siccità, delle inondazioni e del sollevamento del livello del mare; aumento d’incidenti e morti derivanti da eventi climatici estremi - cioè alluvioni, tempeste di vento, siccità, ondate di calore.

Vittime d’una canicola infernale
Queste ultime, peraltro, hanno già fatto la loro prova generale nell’estate del 2003. I risultati di un accuratissimo studio, commissionato dall’Unione europea, hanno confermato, qualche giorno fa, che l’infernale canicola di quell’anno ha provocato 70 mila vittime «supplementari» per usare la neutra espressione dello studioso francese Jean-Marie Robine, direttore di ricerca dell’Istituto nazionale della salute e della ricerca medica (Inserì). Mettendo in fila e confrontando i tassi di mortalità, anno per anno, è emerso che la micidiale ondata di caldo di quell’estate ha provocato un numero di morti superiore alla media. Il Paese più colpito è stato il Lussemburgo, seguito dalla Spagna e, quindi, dalla Francia e dall’Italia, che hanno avuto rispettivamente un aumento dell’11.8 e dell’11.6 per cento. In questo luttuoso catalogo non compare l’Inghilterra, a conferma del fatto che le regioni d’Europa non saranno colpite tutte allo stesso modo. Alcune regioni del Nord, anzi, trarranno qualche beneficio dall’aumento delle temperature: cosa che comporterà una minore esposizione al freddo e quindi una maggiore produttività agricola e una riduzione dei rischi - particolarmente elevati tra gli anziani - d’affezioni dell’apparato respiratorio e sindromi influenzali.

Il conto dei nostri dissennati consumi
Riuscirà il campanello d’allarme sull’impatto sanitario dei cambiamenti climatici a far crescere, insieme alla coscienza ambientalista, anche quella sanitaria e ad impegnare le scienze mediche ad una maggiore attenzione all’intreccio tra biologia umana, ambiente e società nell’origine delle malattie? E riuscirà, ancora, ad elevare quello che il filosofo Hans Jonas ha chiamato il «principio di responsabilità», esteso nello spazio e nel tempo a comprendere l’intero pianeta e il tempo delle generazioni future? Perché saranno loro a conoscere, nei tempi previsti dagli esperti e che ora ci sembrano lontanissimi - 2080, 2100 - gli effetti delle trasformazioni negative dell’ambiente e le malattie antropogene che noi avremo preparato loro con i nostri dissennati e spensierati consumi. È tempo, dunque, che l’Occidente-Faraone si decida a cambiare passo se non vorrà assistere - con la contaminazione dell’aria e dell’acqua, del suolo e del sottosuolo - alla morte dei primogeniti.

Nucleare, Iran: inizia produzione industriale

Cerimonia a Natanz, 200 km a sud di Teheran, cuore delle attività di arricchimento dell'uranio nel Paese. Presente Ahmadinejad


TEHERAN (Iran) - Scatta una nuova fase del programma nucleare iraniano: da oggi il Paese di Ahmadinejad è in grado di arricchire uranio su scala industriale. «Siamo qui oggi per festeggiare l'entrata del nostro Paese nella fase della produzione industriale dell'arricchimento dell'uranio» ha annunciato il capo dell'agenzia atomica nazionale, Gholamreza Aghazadeh. Aghazadeh, aprendo una cerimonia a Natanz, 200 chilometri a sud di Teheran, cuore delle attività di arricchimento del Paese. Alla cerimonia partecipa anche il presidente, Mahmud Ahmadinejad, che deve prendere la parola dopo Aghazadeh.


«E' UN NOSTRO DIRITTO» - Sulla questione è intervenuto anche il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, ribadendo che che l’Iran ha ogni «diritto» di sviluppare il suo programma atomico civile. Parlando a sua volta dalla centrale di Natanz, Ahmadinejad ha detto che Teheran «si attiene a tutte le clausole del Trattati di non proliferazione (Tnp)», e che «il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è impiegato come strumento per impedire lo sviluppo atomico iraniano».


«PRONTI AL NEGOZIATO» - Anche il caponegoziatore iraniano Ali Larijani ha preso la parola, facendo sapere che Teheran è pronta ad avviare negoziati seri con l'Occidente per mettere fine alla disputa sul nucleare. «Oggi, con il ciclo del combustibile nucleare completo, siamo pronti a iniziare veri negoziati con l'obiettivo di arrivare a un'intesa - ha affermato Larijani - Siamo pronti a negoziare e a raggiungere un accordo con i Paesi occidentali per eliminare le loro preoccupazioni sul nucleare iraniano senza mettere fine al nostro sviluppo scientifico»


Google lancia My Maps: mappe alla portata di tutti

Rilasciato negli scorsi giorni dalla casa di Mountain View, il servizio My Maps (in italia Le mie mappe) permette agli utenti di Google Maps di personalizzare le mappe o le immagini satellitari con punti di interesse dotati di testi, foto, audio o filmati. Tutto questo, se interessante, potrà anche essere reso pubblico.

Il servizio è già disponibile anche in Italia ed è possibile trovarlo nella homepage di Google Maps, accanto alla scheda Risultati ricerca.

Le mappe possono essere rese private o pubbliche, nel secondo caso la mappa verrà indicizzata da Google e chiunque sia interessato a quell'argomento ne potrà usufruire.

Inoltre, Google ha immediatamente reso pubbliche le API (Application Programming Interface) di questo strumento, cosicchè gli intenditori possano utilizzare le mappe di Google per fornire ancor più servizi.

La potenzialità di questi servizi è tantissima, possiamo già vedere sul sito itinerari come: La città di Napoli, i principali stadi italiani, la Città del Vaticano, il giro del Giappone in 28 giorni, le città sede delle Olimpiadi, ...

Jessica Lee, product manager di Google Maps, ha fatto una ottima osservazione: "Chi può creare mappe migliori degli esperti locali?"

Fonte: Ampletech

Genova, scritte minacciose contro monsignor Bagnasco

GENOVA – Inquietanti scritte contro monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, sono state disegnate da ignoti in due muri del quartiere Sampierdarena nella zona del Ponente genovese.

Le scritte ''Bagnasco attento'' e ''Bagnasco a morte'' di color rosso e accompagnate dal simbolo della falce e del martello sono state trovate in via Vico delle Catene ed in piazza del Monastero sui muri di due distinte abitazione vicino a due chiese.

Nei giorni scorsi sul portone della cattedrale di San Lorenzo venne invece scritto ''Bagnasco vergogna'' Bagnasco, su ordine del Questore Salvatore Presenti, è scortato da agenti della Polizia del locale Commissariato. Le indagine per accertare l’autore del gesto proseguono.


Morte Adjimal, la destra attacca Prodi: basta istigazioni all'odio

Da un lato la «condanna con forza» dell’ l’assassinio di Adjmal Naskhbandi ad opera dei Talebani, dall’altro la dura stigmatizzazione di «posizione e polemiche che vanno al di là del normale dibattito politico» e che mettono in dubbio l’operato del governo. Con una nota ufficiale Palazzo Chigi risponde alla bagarre politica che si è scatenata in seguito agli ultimi sviluppi della vicenda Mastrogicomo, il reporter di Repubblica rapito in Afghanistane poi rilasciato dopo uno scambio con i taleban.

Nelle ultime 24 opre si sono accavallati nuovi e gravi fatti: l’uccisione da parte dei talebani dell’interprete del giornalista di Repubblica Mastrogicomo Adjmal Nashkbandi, le accuse dei servizi segreti afghani contro Rahmatullah Hanefi, il direttore dell'ospedale di Energency di Lashkar Gah, le durissime parole di Gino Strada contro Prodi e Karzai. Così, mentre in Afghanistan la stampa, i media e decine di manifestanti protestano e chiedono garanzie per i media e le libertà ogni giorno violate, in Italia il centrodestra torna all’attacco del governo. E il governo risponde.

I più duri sono Lega e Fi che chiedono addirittura le dimissioni del governo e l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che faccia chiarezza. Il leghista Roberto Calderoli parla di impeachment del presidente del Consiglio, Romano Prodi, perché, accusa, «il Governo ha trattato in maniera discriminatoria gli ostaggi salvando quello che per lui era di serie A, e politicamente vicino, lasciando invece al loro tragico destino quelli di serie B». Sandro Bondi (Fi) chiede che il premier si dimetta «al più presto», e il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, ribadisce: «Non basta più qualche mezza dichiarazione di Prodi, occorre nell'interesse del Paese che l'intero governo venga a riferire per chiarire tutti i dubbi nella sede più competente, l'aula del parlamento italiano». Anche An con Andrea Ronchi chiede che Prodi «venga subito in Parlamento a dire la verità». Pure l'Udc chiede al governo di riferire «immediatamente» in Parlamento, ma invita a non strumentalizzare e si mostra più cauta su una commissione d'inchiesta che, secondo Michele Vietti, «serve a poco» perché «è la politica estera del governo che è di suo contraddittoria».

L'Unione fa quadrato, difende l'operato del governo e accusa la Cdl di fare «sciacallaggio politico». Il Verde Paolo Cento spiega che l'atteggiamento del centrodestra «è del tutto strumentale. Il governo si è attivato per liberare sia Daniele Mastrogiacomo sia l'interprete. Purtroppo sull'interprete qualcosa non ha funzionato. C'è stato un irrigidimento da parte dei talebani». Per Umberto Ranieri, presidente della Commissione Esteri della Camera: «In questo momento serve riservatezza e coesione nazionale». Su Gino Strada, che ha attaccato Prodi e Karzai di essere «responsabili» della «carcerazione immotivata» del mediatore di Emergency, parole dure da parte di Emma Bonino: «Penso che abbia un atteggiamento così ambiguo, tra l'umanitario e il politico, che si può prestare a qualunque illazione». Strada ha poi precisato di non aver «mai detto che Prodi e Karzai siano responsabili della morte di Adjmal».

Il capogruppo di Rifondazione in Senato punta il dito contro gli Usa: «Il tragico esito del sequestro di Adjmal Nashkbandi è soprattutto conseguenza della decisione di Karzai, ma soprattutto degli Usa, di punire chiunque intavoli trattative per salvare le vite degli ostaggi. Si è ripetuta la stessa tragedia che aveva portato alla morte di Nicola Calipari dopo la liberazione di Giuliana Sgrena».

Infine arriva la nota di Palazzo Chigi che cerca di sgombrare il campo da ogni «strumentalizzazione». «Il Governo italiano condanna con forza l’assassinio di Adjmal Naskhbandi ad opera dei Talebani – si legge sul sito Governo.it - Si tratta di un tributo di sangue assurdo, dopo quello terribile di Sayed Hagha, pagato da un operatore dell’informazione che lavorava insieme a Daniele Mastrogiacomo, il giornalista liberato dopo le lunghe trattative condotte dal governo afgano».

Ma non solo. Dopo aver ribadito la solidarietà alla famiglia di Naskhbandi, il governo sottolinea: «In questa giornata simbolo di pace, una nuova pagina di morte rende ancora più forte la necessità di agire affinché in quella regione torni la pace. L’ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi e l’Unità di crisi della Farnesina continuano ad operare con intensità per la liberazione di Rahmatulah Hanefi, il responsabile di Emergency che ha avuto un ruolo importante nella liberazione di Mastrogiacomo. Assistiamo purtroppo in queste ore a prese di posizione e polemiche che vanno al di là del normale dibattito politico. Strumentalizzare simili tragedie serve solo ad alimentare nuove divisioni e ad istigare ad un odio che è nemico di quella pace per la quale stiamo lavorando. Nessuno, cancellando con le urla e le minacce di oggi i silenzi e i gesti del passato, può permettersi di dubitare della correttezza dell’azione del Governo in questa come in tutte le altre delicate vicende internazionali».

Fonte: L'Unità