giovedì 22 marzo 2007

IMPIANTATO IL PRIMO CUORE ARTIFICIALE ITALIANO

E' stato impiantato per la prima volta, in un paziente tedesco operato nell'università di Bochum, il cuore artificiale realizzato in Italia, nell'Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) a Pisa e realizzato dall'azienda NewCorTec. Il cuore, chiamato BestBeat, batte in un paziente tedesco di 68 anni che soffriva di un grave scompenso cardiaco. Il paziente è stato operato in Germania, nel Centro Cardiochirurgico dell'università di Bochum a Bad Oeynhausen.

L'intervento "costituisce finalmente il punto di partenza della sperimentazione clinica del 'cuore artificiale' italiano", ha detto il "padre" del dispositivo, Luigi Donato, direttore dell'Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa e presidente della NewCorTec. La sperimentazione, ha aggiunto Donato, "continuerà nei prossimi mesi con gli ulteriori impianti in Francia e nei centri italiani, in attesa dell'autorizzazione del ministero della Salute".

La sperimentazione durerà circa un anno e altri esemplari del cuore artificiale italiano saranno impiantati in un centro francese e in quattro centri italiani (Ospedali Riuniti di Bergamo, Centro Cardiochirurgico del CNR di Massa, ospedale Niguarda di Milano e Policlinico San Matteo di Pavia). Al termine della sperimentazione, la società conta di ottenere la certificazione europea del dispositivo (marchio CE) entro la primavera del 2008.

Il ventricolo artificiale (VAD) è il frutto di ricerca e tecnologia tutte italiane e il suo primo impianto in un paziente, ha osservato Donato, "costituisce anche il punto di arrivo di un'avventura, iniziata quasi 30 anni fa". Il CNR aveva infatti promosso allora la ricerca sul cuore artificiale, in collaborazione con la Fiat e la società di ricerca Tecnobiomedica: un filone di ricerca proseguito con le risorse del ministero per l'Università e la ricerca e che ha portato a realizzare e sperimentare i primi dispositivi presso i laboratori del CNR di Pisa, quindi ai brevetti alla produzione pilota, culminata nella nascita della NewCorTec, start-up partecipata da Tecnobiomedica e Umbra Cuscinetti di Foligno. Attualmente il cuore artificiale è l'opzione più concreta come ponte verso il trapianto, considerando che a fronte di 100 mila malati l'anno con scompensi così gravi da risultare in breve tempo fatali, i donatori disponibili sono appena 3-4.000.

Rispetto ai dispositivi dello stesso tipo, il cuore artificiale italiano ha alcune caratteristiche innovative. Non è infatti soltanto un ponte in attesa del trapianto, ma un ponte verso il recupero perché, quando le condizioni dei pazienti lo permettono, permette di iniziare terapie di recupero della funzionalità cardiaca.

Per il presidente del CNR, Fabio Pistella, il risultato "dimostra che il CNR ha la competenza scientifica e la capacità progettuale, radicate nel passato, ma anche una positiva dinamica verso il futuro per realizzare la sua missione di creare valore per le imprese e i cittadini attraverso le conoscenze generate dalla ricerca". Soddisfazione anche da parte delle imprese socie della NewCorTec, come la Quantica SGR, il cui presidente, Roberto Aguiari, ha osservato che "l'unione delle competenze professionali del mondo dei ricercatori del CNR e delle università italiane, con le professionalità gestionali e finanziarie del mondo privato ha raggiunto un obiettivo molto importante per il Paese".

Fonte: Ansa

Il Papa si confessa: "Io, teologo mancato..."

«Volevo fare il teologo e mi tocca fare il Papa». Si può sintetizzare così l'allegro scambio di battute questa mattina tra Benedetto XVI e i docenti della Facoltà teologica di Tubinga dove lo stesso Ratzinger è stato docente negli anni '60. Il Papa, riferisce Radio Vaticana, ha confessato scherzosamente che l'incontro, facendolo tornare ai tempi del suo insegnamento all'Università di Tubinga, lo ha fatto sentire più giovane. Quindi ha confidato che aveva visto nell'insegnamento la propria vocazione. «Ma la volontà di Dio voleva altra cosa», ha aggiunto.

La teologia, ha sottolineato il Pontefice, «non è una scienza per pochi, essa è importante per tutti: risponde infatti alle domande che l'umanità si pone e chiarisce i contenuti della Verità. Un impegno grande, dunque, quello della teologia, che non va dimenticato e cui essa stessa deve adempiere. Una scienza che non deve fermarsi ad analisi condotte con metodo, ma che deve porgere risposte alle domande fondamentali di oggi».

Per il Papa l'incontro di questa mattina è stato «un segno dell'unità interiore» che sussiste fra l'insegnamento della teologia e il proprio servizio pastorale come Pontefice. Il teologo, ha proseguito Papa Ratzinger, deve «chiedersi sempre se quanto scrive corrisponda al vero e quanto sia importante per il mondo contemporaneo». Benedetto XVI ha poi aggiunto che deve esserci pure «unità fra insegnamento teologico e servizio pastorale nella Chiesa; per l'uomo, per il mondo e per il nostro futuro».

«La teologia - è stata la conclusione del Papa - ha bisogno del coraggio di fare domande ma deve anche ascoltare devotamente le risposte della fede cristiana, e questo perchè essa non resti al chiuso delle università ma aiuti anche a vivere».

Fonte: IlGiornale.it

Bidello delle elementari arrestato per violenza su bambini

La vicenda è emersa nel mese di novembre quando i militari della cittadina in provincia di Torino hanno ricevuto le denunce.

Toccava, nei bagni e negli sgabuzzini della scuola in cui lavorava come bidello, le parti intime di bambini di prima elementare. Con l’accusa di violenza sessuale i carabinieri di Ivrea hanno arrestato un uomo di 36 anni, A.T., che ora è sottoposto al regime degli arresti domiciliari.

La vicenda è emersa nel mese di novembre quando i militari della cittadina in provincia di Torino hanno ricevuto una serie di denunce da parte di un dirigente scolastico, un insegnate e un genitore di un allievo di una scuola elementare locale. Le denunce parlavano di abusi su un alunno di 6 anni e in particolare la mamma aveva raccontato che mentre vestiva il bimbo e gli infilava la camicia nei pantaloni, il piccolo le aveva raccontato che spesso anche il bidello faceva la stessa cosa infilandogliela anche negli slip tanto che da qualche tempo provava bruciore nelle parti intime che, da accertamenti fatti in ospedale, sono poi risultate irritate.

I carabinieri hanno quindi approfondito la vicenda parlando con altri genitori, uno dei quali ha raccontato di aver sentito le sue figlie e l’altro bambino dire che il bidello giocava con loro mentre facevano pipì. Il 21 marzo, dunque, il gip della Procura di Ivrea Marco Tornatore, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Francesco Pelosi, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti del bidello che nel frattempo si era allontanato dalla scuola mettendosi in malattia.

Fonte: La Stampa

Legge elettorale, il governo: "Forza Italia non vuole un accordo"

«Berlusconi vuole far saltare tutto». Dopo l’incontro di ieri con i capigruppo di Forza Italia, il governo è convinto che Forza Italia voglia impedire ogni forma di dialogo con il centrodestra o con una parte di esso (Lega e Udc). Per questo motivo - è la convinzione del ministro Chiti - mette i bastoni tra le ruote al confronto sulle riforme costituzionali ed elettorale e pratica un duro ostruzionismo sulle liberalizzazioni.

A Palazzo Chigi sono convinti che Silvio Berlusconi stia tentando di bruciare i ponti tra maggioranza e opposizione perché teme una fase distensiva: i centristi di Casini e i leghisti di Bossi potrebbero rendere più facile la vita a Prodi proprio per non pregiudicare il confronto sulle riforme. E questo, in piena campagna elettorale per le Amministrative che il Cavaliere intende fortemente politicizzare, non deve avvenire. Ma questo atteggiamento di Fi ha irritato molto Lega e Udc che invece hanno mostrato grande disponibilità al confronto sulle riforme. A complicare i rapporti con l’Udc ci ha pensato pure Marcello Pera secondo il quale il modello tedesco caldeggiato da Casini ha un unico obiettivo: «Liberarsi di Berlusconi»

Per il ministro Vannino Chiti, Fi ha un atteggiamento «inaccettabile», in quanto propone di fare poche modifiche alla legge elettorale e di andare subito al voto. Ecco la ragione delle scintille che sono volate dopo l’incontro tra Prodi, Chiti, Schifani ed Elio Vito, nelle ore successive. «Se si realizza la riforma della legge elettorale a soli dieci mesi dall’inizio della legislatura - aveva osservato Schifani - vuol dire che questa riforma serve per garantire la governabilità, quindi bisogna tornare al più presto alle urne». A elezioni anticipate, aveva precisato Vito, si potrebbe andare in tempi brevi, dato che basta introdurre il premio di maggioranza su base nazionale anche per il Senato e uno sbarramento al 5%. No invece alle modifiche costituzionali: richiederebbero almeno due anni.

Una posizione che ha provocato la reazione di Chiti. «Non mi convince che si dica che, se c’è intesa sulla nuova legge elettorale, si realizza e poi si va di corsa al voto: questa non può essere una base seria per un accordo. La condizione che poi si sciolgano le Camere non è accettabile». A stretto giro di agenzie gli ha risposto Schifani, il quale ha precisato che nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio non c’è stato «l’aut aut di cui parla il ministro Chiti sulla indispensabilità del ricorso al voto dopo la riforma della legge elettorale». E’ stato un «pacato confronto», sono state illustrate le proposte di Fi. Il resto, ha aggiunto Schifani, «fa parte di altre riflessioni politiche». Macché, per il parisiano Franco Monaco la verità è che Fi «non vuole fare nulla»: «Ma se per il suo autore prima e per giudizio unanime poi, è una porcata, come può Fi proporre solo ritocchi ai margini alla legge elettorale? In questo quadro, si fa prezioso il pungolo del referendum».

Prodi vuole andare avanti con gli incontri e verificare se Fi rimarrà isolata rispetto a Udc e Lega. Ma il premier ha un problema con Verdi, Prc, Pdci e Udeur, che temono di essere tagliati fuori da un accordo Ds-Margherita. «Vorremmo che Prodi ci incontrasse tutti insieme, come Unione», ha chiesto Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera. Le consultazioni con la maggioranza, previste per oggi, slitteranno a causa della fiducia sulle liberalizzazioni. Se ne parlerà il 28 marzo, al ritorno del presidente del Consiglio dal Sud America. Ieri Prodi ha incontrato anche la Dc di Rotondi, il Pri e l’Mpa di Raffaele Lombardo. La delegazione degli autonomisti, composta da Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Giuseppe Reina, ha proposto lo sbarramento regionale accanto a quello nazionale, il ritorno alla preferenza e il superamento di questo «idolatrato bipolarismo».

Fonte: La Stampa

Italia. Tar Lazio annulla il decreto Turco sulla cannabis

Il Tar del Lazio ha annullato il 'decreto Turco' sulla quantita' massima di cannabis a uso personale, che aveva raddoppiato la dose lecita innalzandola da 500 milligrammi a 1 grammo di sostanza.

Dopo la sospensione del decreto, la scorsa settimana, oggi i giudici della III sezione quater del Tar del Lazio, hanno depositato le motivazioni della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso proposto dal Codacons, dall'Associazione Articolo 32 e dall'Associazione italiana per i diritti del malato-Aidma Onlus.
Il decreto del ministero della Salute "deve essere annullato -recita la sentenza- in quanto la motivazione dell'atto, peraltro esclusivamente orientata nell'ambito delle ragioni sanitarie, non spiega le ragioni delle scelte operate, ne' esse vengono adeguatamente giustificate sulla base di approfondimenti specifici sugli effetti dannosi delle sostanze stupefacenti in questione".
"In particolare il provvedimento qui impugnato, dopo aver genericamente constatato che il principio attivo delle due sostanze in questione", cioe' i principi attivi delta-8-tetraidrocannabinolo e delta-9-tetraidrocannabinolo, "e' diverso da quello di altre sostanze stupefacenti, a'ncora la scelta al minor potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacita' psicomotorie, senza considerare che per il secondo dei suddetti parametri e' prevista per entrambe le sostanze un'alta incidenza e intensita' di effetti disabilitanti, intesi proprio come grave scadimento della performance psicomotoria nell'esecuzione di compiti complessi. In relazione a tale parametro, come individuato dall'unico documento scientifico in possesso dell'amministrazione, il raddoppio del fattore moltiplicatore, da 20 a 40, non appare certo congruo".
Le motivazioni che hanno spinto le tre associazioni a presentare il ricorso contro il decreto Turco comprendono "la violazione dei principi ispiratori del Decreto del presidente della Repubblica 309/90 come modificato dalla legge 49/06 (Fini-Giovanardi) dell'articolo 32 della Costituzione e dei principi generali di buon andamento della pubblica amministrazione; eccesso di potere per illogicita' manifesta: considerato che e' scientificamente dimostrata la nocivita' della cannabis, gli effetti del decreto appaiono in contrasto con la tutela della salute; l'assenza dei dati in base ai quali il ministero ha ritenuto di poter raddoppiare la dose consentita".
Il decreto, inoltre, "contravveniva all'attivita' e ai primari obiettivi del Servizio sanitario nazionale". Infine, rispetto all'aumento delle dosi di droghe 'leggere' detenibili per uso personale, "non sono stati valutati gli effetti deleteri delle sostanze in questione sul piano della personalita' individuale, sulla capacita' critica e sul corretto sviluppo della personalita' dei giovani". In pratica, "non e' stato motivato l'interesse pubblico alla modifica del precedente decreto".

FERRERO: GOVERNO FARA' SICURAMENTE RICORSO - Il Governo ricorrera' al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio che ha bocciato il decreto Turco sulla droga. Lo ha confermato il ministro della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, al termine di un'audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera.
'Credo che questo ponga con ancor piu' urgenza la necessita' di fare la legge - ha spiegato Ferrero - che complessivamente rivisiti la materia, in modo da poter rispondere positivamente ai problemi che abbiamo. Il primo problema e' quello di una attivita' di prevenzione, che e' il vero fulcro di tutta la partita, per evitare che passi il messaggio che il consumo delle sostanze e' positivo per la persona che in quel modo ci si realizza e si riesce ad avere un buon rapporto con gli altri'.

COMMENTI

'Ha vinto il buon senso. Questa e' l' unica cosa che posso dire'. E' contento don Luigi Larizza, parroco della parrocchia Sacro Cuore di Taranto e fondatore della 'Comunita' Terapeutica Giovanni Paolo II - Il risorto' di Martina Franca (Taranto): e' infatti da qui, dalla Puglia, che e' partita la battaglia contro il decreto del ministro Turco che innalzava da 500 milligrammi a un grammo la quantita' massima di cannabis al di la' della quale scattano le sanzioni personali. La notizia che dopo la sospensione del decreto Turco e' arrivato anche l' annullamento, sempre da parte del Tar Lazio, viene accolta telefonicamente da Don Luigi Larizza senza nascondere l' entusiasmo.
'Quel decreto - afferma - avvantaggiava solo il mondo dello spaccio: nessuno esce da casa con 30-40 canne; chi esce da casa con quel quantitativo e' uno spacciatore e il decreto, quindi, copriva lo spaccio'.
Il ricorso di don Luigi Larizza ha seguito il percorso insieme con gli altri due presentati da Codacons e 'Articolo 32' (associazione per i diritti del malato). 'Una decisione - racconta Don Luigi - che ho preso proprio perche' spronato dai ragazzi della mia piccola comunita' (ospita 15 giovani): chiunque di loro e' caduto nel tunnel delle droghe pesanti ha sempre cominciato con la cannabis. Ed e' ora di finirla con questa distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, la droga e' droga'.
'Oggi - continua Don Luigi - l' hascisc e' molto piu' pericoloso di prima, e' molto piu' pesante, danneggia il cervello e vorrei far incontrare al ministro Turco qualche ragazzo con la cosiddetta doppia diagnosi: tossicodipendenza e danni irreversibili al cervello, il ministro deve vedere quali danni provoca la droga. Solo allora capirebbe'.
'Se fossi io un ministro - aggiunge - obbligherei i tossicodipendenti a fare un cammino di recupero in comunita' e farei ovviamente una forte azione di prevenzione: ma quando un ministro dice 30-40 spinelli vanno bene, questa non e' di sicuro prevenzione. Come fa chi deve tutelare la salute dei cittadini a dire: 30-40 spinelli vanno bene ma dovete sapere che le sigarette, il fumo, fanno male'.
'Non posso quindi che essere contento per la notizia, una notizia che pero', ne sono certo - continua il parroco - fara' piu' contenti i miei ragazzi che hanno cominciato un cammino di recupero'.'In realta' - aggiunge Don Luigi - io ho riflettuto su una cosa: abbiamo un ministro che deve tutelare la salute di tutti, che pensa alla eutanasia e alla morte tramite droga, ed un ministro alla famiglia che pensa ai Dico: non farebbero meglio a cambiare nome?'. 'Non e' questo di certo - prosegue - il mio sentire e neanche il sentire dei miei parrocchiani che in tanti sono venuti a darmi la loro solidarieta''.
Don Luigi Larizza conclude: 'Mi fa specie poi che i confratelli che vanno in giro per televisioni non abbiano preso loro l' iniziativa che ho preso io. C'e' sempre un Davide ed un Golia nella storia ed io in questa vicenda mi sono tanto sentito Davide'.

'Dopo l'amara esperienza del radicali inglesi che dopo 10 anni hanno dichiarato la sconfitta della liberalizzazione della cannabis e confermato l'esistenza di una maggiorazione nel numero dei giovani dediti alla droga, ci auguriamo che il ministro Livia Turco eviti ulteriori inutili scontri giudiziari'. E' il commento del presidente del Codacons Carlo Rienzi.
'La richiesta che facciamo al ministro Turco - ha aggiunto Rienzi - e' che adegui i limiti alle indicazioni che le furono fornite dalla Commissione tecnico-sanitaria da lei stessa nominata e che limitavano a 375 milligrammi la dose massima di cannabis detenibile senza conseguenze penali'.

'Le sentenze vanno rispettate, bisogna che tutti, a cominciare dal governo, ne prendano atto'. Lo dice all'ADNKRONOS il capogruppo di Italia dei valori alla Camera, Massimo Donadi.
'Evidentemente -auspica Donadi- questo dovrebbe portare a una riflessione: bisogna capire se, al di la' della legittimita', alla base del provvedimento ci sia stata la giusta cautela e il bagaglio tecnico, oppure si e' preferito premere il piede sull'acceleratore per una posizione mediatica'. 'Noi certo non piangiamo per la decisione del tar. E' l'occasione -insiste- per riprendere un discorso, in modo piu' puntuale e preciso'.

"Dopo l'annullamento del decreto sulla cannabis del ministro Livia Turco, invitiamo il governo a una riflessione pacata. Il ministero della Salute abbandoni la passione per lo spinello e si dedichi ai controlli sul rispetto e la precisa attuazione della 194". Lo dichiara il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte'. "Prodi non autorizzi alcun ricorso al Consiglio di Stato- chiede l'esponente centrista. Livia Turco prenda atto della realta', chiuda nel cassetto l'ideologia drogata e lavori assiduamente per salvare i troppi bambini lasciati morire in violazione evidente della legge sull'interruzione di gravidanza".

"Il raddoppio della dose lecita voluto dalla Turco e' illegittimo, perche' non suffragato da valutazioni tecnico-scientifiche. Credo, quindi, che l'annullamento del decreto sia dovuto a questo vizio di origine". Carlo Giovanardi commenta cosi' l'annullamento da parte del Tar del Lazio del decreto del ministro Turco sull'uso personale di cannabis.
"La Turco ha raddopiato la soglia minima senza vere motivazioni, a parte quella di dare una risposta all'ala sinistra del suo schieramento, e motivando la decisione con il fatto che cosi' non sarebbero andati in galera i consumatori, che comunque non rischiavano il carcere perche' il consumo in Italia e' depenalizzato", dice ancora l'esponente dell'Udc all'ADNKRONOS. "Inoltre, dopo le ultime rivelazioni dell'Independent' sulla droga, la quantita' minima andava dimezzata piu' che raddoppiata", conclude Giovanardi.

"Mentre in tutto il mondo si rileva la pericolosita' delle droghe impropriamente dette leggere e mentre oggi in Italia il Tar del Lazio annulla, dopo aver sospeso, i provvedimenti pro-droga del governo, il ministro Ferrero continua a fare annunci per facilitare la circolazione di droga". Maurizio Gasparri dell'esecutivo di Alleanza Nazionale, osserva quindi che "alla Camera sono state annunciate revisioni della legge Fini che non vedranno mai la luce. Le norme anti-droga resteranno in vigore. Ma e' ora di finirla con annunci che disorientano le famiglie. In Parlamento non ci sono numeri per nuove leggi".

'Siamo ormai abituati ad un ministro che si muove solo e soltanto sulle pressioni ideologiche dei partiti di estrema sinistra che costituiscono la maggioranza di Governo. Quindi i suoi provvedimenti di volta in volta subiscono modifiche o vengono addirittura annullati'. Questo il commento di Anna Maria Celesti, vicepresidente della Commissione Sanita' del Consiglio regionale toscano e consigliere regionale di Forza Italia.
'La decisione del Tar del Lazio- continua Celesti - di annullare il decreto del ministro della Salute Livia Turco dimostra che il raddoppio della quantita' massima di detenzione di cannabis, rappresentava un messaggio educativo nefasto per le giovani generazioni che mirava solo a legalizzare lo spaccio di Stato. Il provvedimento di annullamento del tribunale amministrativo e' fondamentale in quanto ribadisce il concetto che drogarsi non e' lecito'.
'Noi continueremo - conclude Celesti - a sostenere la legge Fini, varata durante il Governo Berlusconi che invece mirava ad abolire la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, di punire duramente chi spaccia e di andare incontro a chi ha bisogno di solidarieta' cure e recupero ma soprattutto di sostenere le comunita' terapeutiche'.

"Quello che sconcerta e' l'atteggiamento del Governo". Questo e' quanto afferma Donatella Poretti, deputata della Rosa nel pugno commentando il comportamento dell'esecutivo sulla sentenza del Tar del Lazio sul decreto Turco. "A 308 giorni dal suo insediamento- spiega infatti Poretti- il governo che aveva promesso di cambiare la politica sulle droghe si ritrova con la stessa legge del Governo Berlusconi, di fatto, non apportando la minima modifica alla Fini-Giovanardi, l'attuale esecutivo ha fatto sua la politica repressiva del predecessore".
Tutto questo inoltre "e' confermato oggi- spiega al deputata Rnp- dal ministro Paolo Ferrero, ascoltato nella mia commissione, il quale ha nuovamente chiesto tempo ("alcune settimane") visto che la materia e' 'parte esplicita' del programma di governo". A questo punto, "si prenda atto che il Parlamento non puo' piu' attendere un testo del Governo in materia di droghe- sottolinea Poretti- per questo mi adoprero' affinche' la proposta di legge Boato venga calendarizzata al piu' presto in commissione".

L'assessore regionale alle politiche dell'istruzione Elena Donazzan ha accolto 'con grande soddisfazione e condivisione' la decisione del Tar del Lazio. 'Questa decisione - dice Donazzan - e' la conferma che ci troviamo di fronte ad un provvedimento negativo proprio per quelle fasce piu' giovani cui andrebbe trasmesso un altro tipo di messaggio, e non certo una sorta di incentivazione all'uso della cannabis che, seppur qualcuno si ostini a definire droga leggera, rimane sempre e comunque droga'. L'assessore del Veneto si augura che 'adesso si vada nella direzione di sanzionare lo spaccio con norme severe, come previsto dalla legge Fini-Giovanardi'.

"La sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato il decreto Turco sull'uso di cannabis induca il ministero della Salute ed il governo ad invertire la inquietante direzione intrapresa sul fronte droga e ad affrontare il problema in modo più serio". Lo afferma il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Enrico La Loggia.
Secondo La Loggia "è indispensabile che la censura di carattere amministrativo porti ad un radicale cambiamento di rotta, sul piano politico, rispetto alle sciagurate iniziative del ministro Turco che sono fin da subito apparse in assoluta controtendenza in rapporto anche alle più recenti valutazioni scientifiche circa la pericolosità dell'uso di cannabis".

Giorgia Meloni, di An, invita il governo a prendere atto della bocciatura, da parte del Tar, del decreto del ministro Livia Turco sulla soglia di punibilita' per il possesso di cannabis. Si tratta, sostiene l'esponente di An, di 'un'ulteriore conferma di come sulla lotta alla droga non si possa procedere per diktat ideologici'.
Ora, chiede Giorgia Meloni, 'il governo prenda atto della clamorosa bocciatura incassata e faccia marcia indietro, applicando la legge Fini e rispettandone i principi ispiratori'.

"Altro che Consiglio di Stato. Se il ministro Livia Turco ha un minimo di dignità politica, a questo punto non può che dimettersi". Lo afferma il deputato di An Carlo Ciccioli, medico psichiatra ed esperto di tossicodipendenze.
"Il Tar - prosegue Ciccioli - non poteva che prendere questa decisione: il decreto Turco liberalizzava lo spaccio di droga. Le critiche che avevamo espresso alla Camera di fronte alla decisione del Governo si sono puntualmente concretizzate sul piano del diritto".
"L'ipocrisia della sinistra - continua Ciccioli - è arrivata all'inverosimile. E' infatti impossibile supportare scientificamente la decisione di permettere ai consumatori una quantità di cannabis sufficiente a preparare quaranta spinelli.
Quantità che, sostanzialmente, permetteva la libertà di spaccio, contro tutte le intenzioni dichiarate a parole di voler limitare la diffusione del consumo della droga fra i giovani".
"Il decreto del governo bocciato dal Tar - conclude - in sostanza giustificava l'uso e lo smercio delle droghe cosiddette leggere tra i giovani. Un decreto che non teneva conto che l'uso delle droghe leggere è per molti l'anticamera del passaggio a droghe pesanti o comunque la facile via per la caduta della barriera del pregiudizio contro l'uso di sostanze che alterano le percezioni e i comportamenti".

"Solo il ministro Turco non si rende conto di una triste realta': anche le droghe leggere possono essere dannose per i giovani. La conferma che la sua era una iniziativa pericolosa e sbagliata e' venuta dal Tar del Lazio che, dopo l'annunciata sospensione, oggi ha annullato il decreto sulla droga": cosi' Maurizio Lupi di Forza Italia. "Una bocciatura alla quale -afferma- si unisce il giudizio negativo espresso recentemente nel quotidiano inglese "Independent". "Adesso ci chiediamo -conclude- che cosa dira' il ministro a sua discolpa e ci auguriamo che prenda atto della portata del suo fallimento traendone le opportune conseguenze".

"Al di là della decisione assunta dal Tar riguardo al decreto Turco, il governo lavori per abrogare o quanto meno per modificare sostanzialmente la legge Fini-Giovanardi, che è una legge che guarda esclusivamente all'aspetto punitivo e poliziesco del problema, senza una visione sociale della questione, che, invece, va affrontata con misure preventive e non carcerarie". E' quanto afferma Pino Sgobio, Capogruppo del PdCI alla Camera dei Deputati.

"Fine del danno. La magistratura amministrativa boccia su tutta la linea il decreto 'piu' canne per tutti", sancendone l'arbitrarieta' e l'incongruenza, e quindi l'illegalita'. Ora il ministro dello Spinello libero inverta la rotta, rinunci a presentare il ricorso al Consiglio di Stato e abbandoni l'idea malsana di smantellare la legge Fini anti-droga e anti-spaccio (ma non anti-drogato). Torni cioe' a fare il ministro della Salute. Oppure si dimetta". Lo afferma Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa e membro dell'esecutivo politico nazionale del partito.

"Il ministro Turco prenda atto della sentenza del Tar del Lazio che ribadisce la mancanza di qualsiasi motivo per innalzare il tetto della quantita' massima di cannabis a uso personale. Il governo eviti, ora, di aprire un contenzioso con la giustizia amministrativa che finirebbe solo per portare un danno ai giovani. La Turco guardi piuttosto a cio' che sta capitando in Europa, dove a cominciare dalla Gran Bretagna si comincia a fare marcia indietro sul principio dello spinello libero, perche' non fa male." Lo ha dichiarato Antonio Tajani, presidente degli europarlamentari di Forza Italia.

Daniele Capezzone, esponente radicale della Rosa nel pugno, definisce 'molto grave' la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto del ministro Livia Turco sulla soglia di punibilita' per il possesso di cannabis.
'Quel che e' grave - secondo Capezzone - e' l'automaticita', la sistematicita', la naturalezza con cui si assiste al fenomeno di una magistratura che interviene creando diritto, entrando nel campo del parlamento e del governo'. 'Ormai - lamenta l'ex segretario dei radicali - tutto e' in 'outsourcing': la politica estera e di intelligence e' affidata a Gino Strada e ad Emergency; quella sulla giustizia alla magistratura, e cosi' via'.
'Il paese - per Capezzone - e' allo sbando, regna l'incertezza del diritto e la politica e' sempre piu' debole e subalterna'.

"Dopo la bocciatura definitiva del Tar del Lazio, Il Ministro Turco deve immediatamente ritirare il suo decreto. Ammetta la sconfitta, grave sia sotto il profilo giuridico che politico e non prosegua nel dannoso braccio di ferro con la magistratura." cosi' Isabella Bertolini, Vice Presidente dei Deputati di Forza Italia. "Abbiamo sempre detto - prosegue la parlamentare azzurra - che su un tema cosX delicato sarebbe stato opportuno coinvolgere il Parlamento. Si e' voluto utilizzare lo strumento del decreto governativo. A questo punto, la sconfitta per questo Governo, lassista ed irresponsabile, e' ancora piu' grave".
"Accogliamo con grande favore il pronunciamento del Tar del Lazio.
A nostro avviso - conclude Isabella Bertolini - costituisce un primo significativo passaggio per il recupero di quei valori morali troppo spesso calpestati dalle politiche dell'attuale maggioranza. I giovani devono essere informati sugli effetti dannosi della Cannabis, non certo spinti ed incitati al consumo di sostanze stupefacenti".

'L'annullamento del decreto Turco da parte del Tar del Lazio e' un altro sonoro schiaffone all'approssimativa e sbagliata politica del governo Prodi. Un provvedimento imposto con la forza dal centrosinistra, giustamente bocciato, su un tema assai delicato che coinvolge importanti aspetti sociali e soprattutto i giovani, dove un minimo di ragionevolezza da parte del ministro della Salute avrebbe consigliato il dialogo con l'opposizione e un confronto costruttivo in Parlamento'. Lo afferma il vice presidente dei senatori di Forza Italia, Elisabetta Alberti Casellati.

"Dal Tar del Lazio, come previsto dopo la sospensione del provvedimento, e' arrivata una sentenza di natura politica". Questo il commento di Francesco Mosca, segretario nazionale della Federazione dei Giovani socialisti alla sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il "Decreto Turco".
Al governo, continua il giovane dirigente dello Sdi, "non resta che ricorrere al Consiglio di Stato e allo stesso tempo proporre una nuova legge che, nel rispetto del programma dell'Unione, cancelli la legge Fini-Giovanardi". "Con la legge in vigore- conclude Mosca- migliaia di giovani rischiano quotidianamente il carcere per qualche spinello".

'Torno a chiedere, anche a nome degli altri componenti di Forza Italia della commissione Affari Sociali della Camera, le dimissioni del ministro della Salute, Livia Turco. Dopo la sospensione del decreto sulla droga, ora il Tar del Lazio lo ha addirittura annullato. Dal ministro ci attendiamo quindi un gesto di responsabilita''. Cosi' Domenico Di Virgilio, capogruppo Forza Italia in commissione Affari Sociali della Camera e responsabile dipartimento Sanita' Fi.
'Una bocciatura, quella del Tar, che conferma la gravita' della scelta assunta dalla Turco che rappresentava un pericolo per tanti giovani e per le loro famiglie. Si tratta - afferma Di Virgilio - di un provvedimento assurdo e dannoso e ci meravigliamo che il ministro non abbia consultato da un lato la commissione competente presso l'Istituto Superiore di Sanita' e dall'altro non abbia ritenuto opportuno confrontarsi con il Parlamento'.

'Prima la sospensione, poi la bocciatura del provvedimento: un colpo duro al decreto della Turco, non c'e' che dire. Ma anche una sonora sconfitta per il governo'. Lo afferma Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le Autonomie.
'Dispiace - aggiunge - che il ministro Ferrero annunci che il governo fara' ricorso. Vorremmo sapere cosa ne pensano i moderati dell'Unione. A Ferrero ricordo che con questo provvedimento a brindare sinora sono stati solo gli spacciatori che hanno visto rimpinguare le proprie casse, aprendo pero' enormi falle nel sistema della prevenzione e della repressione sull'uso anche minimo di droghe'.

"E' sempre piu' urgente la presenza del ministro Livia Turco in Commissione Sanita' per riferire sull'annuallmento da parte del Tar del Lazio del suo decreto con cui era stata raddoppiata la dose consentita di cannabis". Lo afferma il senatore Domenico Gramazio, capogruppo di Alleanza Nazionale in Commissione Sanita'."Gia' dopo la sospensione del decreto avevamo avanzato tale richiesta che sara' affrontata nel prossimo ufficio di presidenza, piu' che confermata dopo la bocciatura di oggi. La decisione del Tar del Lazio dimostra che la lotta alla droga deve proseguire con l'applicazione della legge Fini, una normativa questa che consente la prevenzione e il recupero per i tossicodipendenti e che contrasta duramente e seriamente lo spaccio. Vogliamo sapere dalla ministra Turco i danni che ha arrecato l'applicazione del decreto ministeriale da lei firmato per quanti hanno potuto liberamente spacciare, facendosi forti della 'protezione' del decreto ministeriale. L'annullamento da parte del Tar del Lazio dimostra inoltre che per cambiare la legge non sono ammesse furbizie ed espedienti come quella del decreto ministeriale cui e' ricorsa il ministro Turco - conclude Gramazio - non avendo la forza, ne' i numeri parlamentari per procedere con una legge".

"Non avendo condiviso, a suo tempo, il decreto legge del ministro della Salute, Livia Turco, che raddoppia la quota di cannabis per uso personale, salutiamo favorevolmente la sentenza del Tar del Lazio che boccia il provvedimento". Cosi' Sergio Betti, segretario confederale della Cisl commenta la decisione del Tar del Lazio. "Ci sono vari studi- continua il sindacalista- che dimostrano che l'impiego di cannabis oltre a rappresentare un fattore di rischio per una successiva assunzione di droghe piu' pesanti, e' correlato all' l'insorgere di alcune patologie mentali". Bisogna superare quindi "l'idea largamente diffusa- spiega Betti- che l'uso di cannabis sia una semplice abitudine di vita che non ha alcuna influenza sullo stato di salute". E' necessario "mettere in campo iniziative in grado di evitare che gli adolescenti- conclude il segretario confederale della Cisl- siano preda continua della catena criminale il cui solo interesse e' quello di espandere l'uso della cannabis".

'Dopo la bruciante sconfitta subita con l'annullamento del decreto Turco-Ferrero, i due ministri dovrebbero fare un esame di coscienza e non proporre un assurdo ricorso al Consiglio di Stato che costituirebbe solo uno spreco di tempo e denaro pubblico e non contribuirebbe a combattere il problema della droga'. Lo sostiene la deputata di Forza Italia Gabriella Carlucci.
'Mi auguro vivamente - prosegue la parlamentare di Forza Italia - che il Consiglio di Stato rigetti qualsiasi eventuale ricorso e che sia la Turco che Ferrero pensino seriamente a dimettersi'.
'Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso non avrebbe mai varato quello sciagurato decreto, speriamo che il Consiglio di Stato respinga un eventuale ricorso che purtroppo sembra un'eventualita' concreta - afferma infine Gabriella Carlucci - visto che i ministri Turco e Ferrero non ammettono di aver preso una vera cantonata'.

'Al di la' del merito della sentenza del Tar sul decreto Turco, che non commentiamo, resta, ed e' quanto mai urgente, il problema di correggere e rivedere la Giovanardi - Fini e di procedere al piu' presto all'approvazione di una nuova legge sulle tossicodipendenze', dichiara il senatore dell'Ulivo Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanita' di Palazzo Madama. 'A quasi un anno dalla sua entrata in vigore, e' evidente che quella normativa si e' rivelata di difficile applicazione e sostanzialmente inefficace. Quello che e' certo, e', come giustamente indicato piu' di una volta dal ministro Livia Turco, ora dobbiamo rivedere e riscrivere la Giovanardi-Fini. La legge sulle tossicodipendenze approvata dalla destra nella scorsa legislatura e' inutilmente repressiva. Non credo sia questa la strada per combattere la droga ed il rischio di tossicodipendenze. Noi crediamo al contrario che sia necessaria una nuova normativa che punti sulla prevenzione, sull'educazione dei nostri ragazzi a sani stili di vita, e sul recupero, come del resto e' scritto nel programma dell'Unione.
A questo punto e' bene che un confronto serio e sereno in Parlamento per varare una riforma complessiva e organica cominci al piu' presto'.

'La nuova performance del Tar non aggiunge nulla alla precedente decisione. L'accettazione del ricorso per difetto di motivazione e mancata valutazione degli effetti nocivi della cannabis e' addirittura esilarante'. Cosi' il presidente di Forum Droghe, Franco Corleone, commenta la sentenza del Tar del Lazio sul decreto Turco.
L'ex sottosegretario sottolinea come 'contestualmente oggi vi e' stata l'audizione del ministro Paolo Ferrero' sulla riforma della legislazione antidroga e si augura che 'oltre al ricorso al Consiglio di Stato, vi sia finalmente una decisione politica per cambiare la legge Fini-Giovanardi, su cui nessun Tar potra' mettere becco'.

Daniele Farina
, del Prc, sostiene che 'la serieta' con cui il Tar del Lazio motiva l'annullamento del decreto della ministra Turco, ha lo stesso livello medico scientifico delle tabelle precedentemente fissate dall'ex ministro Storace: ovvero nessuno'.
Per Farina, 'migliaia di cittadini sanno, a questo punto, a chi rivolgersi per uscire dalla drammatica situazione in cui vivono in relazione agli effetti della legge Fini-Giovanardi; cioe', agli estensori di questa legge, ad improbabili associazioni di consumatori e a magistrati amministrativi che sembrano avere sulle sostanze stupefacenti la stessa conoscenza della localizzazione di Atlantide'.
Questa, afferma Farina, 'e' una ragione in piu' per sottrarre una materia cosi' delicata all'esercizio circense in cui e' precipitata, per farla diventare oggetto di una seria verifica e di iniziativa di riforma parlamentare e di governo'.

Fonte: notiziario droghe