Lo denuncia rapporto del Tribunale dei diritti dei malati. Sotto accusa soprattutto i medici specialisti. Ma diminuiscono gli errori
ROMA - S'incrina il rapporto tra malato e operatori e medici. In particolare troppi atteggiamenti poco graditi al paziente da parte di operatori ospedalieri. Secondo il decimo rapporto Pit del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva a Roma, presentato al ministro della salute Livia Turco, addirittura il 51,2% degli operatori sanitari si comporterebbe male con il malato in ospedale. Non va molto meglio nella Asl, dove dove la percentuale si attesta al 29,9%, e nelle cliniche privatre, dove, nonostante la retta si arriva al 10,4%. Sotto accusa soprattutto i medici specialistici., Questi comportamenti sarebbero posti in essere, in un caso su due (49,8%), da medici specialistici. Seguono, a distanza, i medici di medicina generale (il medico di famiglia) con l'8%, il personale del pronto soccorso con il 6,4%, i primari con il 5,5%, le case farmaceutiche con il 4,1%.
COMPORTAMENTI SOTTO ACCUSA - I comportamenti denunciati vanno dal paziente «scaricato» da un medico all'altro, fino al lancio di scopettoni contro i malati da parte di ausiliari sanitari, passando per l'infermiere che non accorre all'arrivo dell'ambulanza o alla paziente «dimenticata» spogliata per ore in attesa di un esame mentre i sanitari entrano ed escono dalla stanza. Gli italiani bocciano il comportamento degli operatori sanitari, denunciando soprattutto superficialità, indifferenza, scortesia e arroganza. Secondo il rapporto ben il 13% delle segnalazioni dei cittadini (+1,5% sul 2005) riguarda, infatti, episodi «al limite» verificatisi nel servizio sanitario. Fatti salvo i necessari distinguo e i molti casi in cui gli operatori sanitari si spendono invece con passione e bnegazione, «Oltre ai necessari interventi sulle piante organiche, troppe volte insufficienti, chiediamo che vengano introdotti veri sistemi di verifica su aspetti tanto importanti, e che minano il rapporto di fiducia tra cittadino e operatore», ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. «E' necessario riconoscere e dare strumenti alla valutazione da parte dei cittadini, anche attraverso l'Audit civico e che rappresentanti delle organizzazioni di tutela dei cittadini entrino a pieno titolo nei nuclei di valutazione».
MENO ERRORI MEDICI (-5,7%), DONNE PIÙ COLPITE- Gli errori nella pratica medica e diagnostica diminuiscono però del 5,7% nel 2006 rispetto al 2005. Nel 56,1% dei casi sono le donne a farne le spese. Per quanto riguarda l'età dei soggetti interessati, la fascia maggiormente colpita è quella che va dai 36 ai 56 anni, con un tasso di mortalità pari al 21%, anche se la più alta percentuale di decessi (38%) si registra nella fascia di età compresa tra i 66 ed i 76 anni. Nell'84% dei casi di sospetto errore segnalato dai cittadini non si avvia alcuna consulenza medica e legale, risultando.«Nonostante i tanti proclami succedutisi negli anni, in Italia non esiste ancora un registro ufficiale degli errori», sostiene Moccia del Tribunale dei diritti dei malati. «E in molti casi mancano anche le unità di Risk Management, nate proprio perchè oltre ad individuare gli errori e i responsabili, si possa imparare dagli stessi errori ed evitare che accada ad altri. Perchè l'errore non resti solo un problema dell'operatore sanitario o del cittadino è ora che questi strumenti diventino obbligatori e che si intervenga su chi non li adotta». In quasi un caso su tre, l'errore si verifica in ortopedia o oncologia che, come si vedrà in seguito, guidano la poco edificante classifica delle aree specialistiche dove maggiormente si verificano sospetti errori. Netti miglioramenti, di contro, nella chirurgia generale. Le segnalazioni riguardano prevalentemente errori occorsi durante lo svolgimento di interventi chirurgici (72%) piuttosto che errata diagnosi (22%). Occasionali, ma non per questo meno gravi, i casi segnalatici di errata terapia e errori durante la fase riabilitativa (con una frequenza, rispettivamente, pari al 4% e al 2% del totale delle segnalazioni in tema di malpractice).Gli errori si verificano, come prevedibile, prevalentemente nelle strutture di ricovero, ma anche, per una percentuale superiore al 20%, al pronto soccorso piuttosto che in ambulatorio o al domicilio del paziente.
BUROCRAZIA STRITOLA DISABILI - Dal rapporto del Tribunale dei diritti dei malati emerge anche come la burocrazia renda la vita sempre più difficile ai disabili: l'erogazione dei sussidi previsti dalla legge per questi cittadini resta spesso solo un sogno o comunque è garantita con grandi ritardi a causa di iter burocratici farraginosi e lentissimi. Il rapoporto rileva come l'11% delle segnalazioni (+2,8% rispetto al 2005) riguardi appunto le difficoltà di questa categoria di cittadini.
Nonostante la legge n.80 del 2006 preveda una semplificazione degli iter amministrativi per il riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap, tale semplificazione, denuncia il Tdm, resta spesso lettera morta.
I cittadini disabili denunciano soprattutto una difficoltà di accesso alle informazioni (38%) e il mancato riconoscimento della condizione di handicap e dei relativi benefici (19%). Ancora: su 100 segnalazioni relative al mancato riconoscimento delle previdenze, il 22,2% riguarda il mancato riconoscimento della indennità di accompagnamento a soggetti affetti da patologie oncologiche e in cura chemio o radioterapica. Il 42% delle segnalazioni in tema di handicap lamenta invece le difficoltà ad ottenere i benefici previsti dalla legge, anche quando è stata accertata la condizione di gravità. Insomma, la «semplificazione amministrativa - ha commentato la coordinatrice del Tdm Francesca Moccia - resta ancora una chimera per i cittadini disabili o affetti da patologie gravi».
Fonte:
Corriere della Sera