martedì 17 aprile 2007

Trattati male in ospedale da 50% operatori

Lo denuncia rapporto del Tribunale dei diritti dei malati. Sotto accusa soprattutto i medici specialisti. Ma diminuiscono gli errori


ROMA
- S'incrina il rapporto tra malato e operatori e medici. In particolare troppi atteggiamenti poco graditi al paziente da parte di operatori ospedalieri. Secondo il decimo rapporto Pit del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva a Roma, presentato al ministro della salute Livia Turco, addirittura il 51,2% degli operatori sanitari si comporterebbe male con il malato in ospedale. Non va molto meglio nella Asl, dove dove la percentuale si attesta al 29,9%, e nelle cliniche privatre, dove, nonostante la retta si arriva al 10,4%. Sotto accusa soprattutto i medici specialistici., Questi comportamenti sarebbero posti in essere, in un caso su due (49,8%), da medici specialistici. Seguono, a distanza, i medici di medicina generale (il medico di famiglia) con l'8%, il personale del pronto soccorso con il 6,4%, i primari con il 5,5%, le case farmaceutiche con il 4,1%.

COMPORTAMENTI SOTTO ACCUSA - I comportamenti denunciati vanno dal paziente «scaricato» da un medico all'altro, fino al lancio di scopettoni contro i malati da parte di ausiliari sanitari, passando per l'infermiere che non accorre all'arrivo dell'ambulanza o alla paziente «dimenticata» spogliata per ore in attesa di un esame mentre i sanitari entrano ed escono dalla stanza. Gli italiani bocciano il comportamento degli operatori sanitari, denunciando soprattutto superficialità, indifferenza, scortesia e arroganza. Secondo il rapporto ben il 13% delle segnalazioni dei cittadini (+1,5% sul 2005) riguarda, infatti, episodi «al limite» verificatisi nel servizio sanitario. Fatti salvo i necessari distinguo e i molti casi in cui gli operatori sanitari si spendono invece con passione e bnegazione, «Oltre ai necessari interventi sulle piante organiche, troppe volte insufficienti, chiediamo che vengano introdotti veri sistemi di verifica su aspetti tanto importanti, e che minano il rapporto di fiducia tra cittadino e operatore», ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. «E' necessario riconoscere e dare strumenti alla valutazione da parte dei cittadini, anche attraverso l'Audit civico e che rappresentanti delle organizzazioni di tutela dei cittadini entrino a pieno titolo nei nuclei di valutazione».

MENO ERRORI MEDICI (-5,7%), DONNE PIÙ COLPITE- Gli errori nella pratica medica e diagnostica diminuiscono però del 5,7% nel 2006 rispetto al 2005. Nel 56,1% dei casi sono le donne a farne le spese. Per quanto riguarda l'età dei soggetti interessati, la fascia maggiormente colpita è quella che va dai 36 ai 56 anni, con un tasso di mortalità pari al 21%, anche se la più alta percentuale di decessi (38%) si registra nella fascia di età compresa tra i 66 ed i 76 anni. Nell'84% dei casi di sospetto errore segnalato dai cittadini non si avvia alcuna consulenza medica e legale, risultando.«Nonostante i tanti proclami succedutisi negli anni, in Italia non esiste ancora un registro ufficiale degli errori», sostiene Moccia del Tribunale dei diritti dei malati. «E in molti casi mancano anche le unità di Risk Management, nate proprio perchè oltre ad individuare gli errori e i responsabili, si possa imparare dagli stessi errori ed evitare che accada ad altri. Perchè l'errore non resti solo un problema dell'operatore sanitario o del cittadino è ora che questi strumenti diventino obbligatori e che si intervenga su chi non li adotta». In quasi un caso su tre, l'errore si verifica in ortopedia o oncologia che, come si vedrà in seguito, guidano la poco edificante classifica delle aree specialistiche dove maggiormente si verificano sospetti errori. Netti miglioramenti, di contro, nella chirurgia generale. Le segnalazioni riguardano prevalentemente errori occorsi durante lo svolgimento di interventi chirurgici (72%) piuttosto che errata diagnosi (22%). Occasionali, ma non per questo meno gravi, i casi segnalatici di errata terapia e errori durante la fase riabilitativa (con una frequenza, rispettivamente, pari al 4% e al 2% del totale delle segnalazioni in tema di malpractice).Gli errori si verificano, come prevedibile, prevalentemente nelle strutture di ricovero, ma anche, per una percentuale superiore al 20%, al pronto soccorso piuttosto che in ambulatorio o al domicilio del paziente.

BUROCRAZIA STRITOLA DISABILI - Dal rapporto del Tribunale dei diritti dei malati emerge anche come la burocrazia renda la vita sempre più difficile ai disabili: l'erogazione dei sussidi previsti dalla legge per questi cittadini resta spesso solo un sogno o comunque è garantita con grandi ritardi a causa di iter burocratici farraginosi e lentissimi. Il rapoporto rileva come l'11% delle segnalazioni (+2,8% rispetto al 2005) riguardi appunto le difficoltà di questa categoria di cittadini.
Nonostante la legge n.80 del 2006 preveda una semplificazione degli iter amministrativi per il riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap, tale semplificazione, denuncia il Tdm, resta spesso lettera morta.
I cittadini disabili denunciano soprattutto una difficoltà di accesso alle informazioni (38%) e il mancato riconoscimento della condizione di handicap e dei relativi benefici (19%). Ancora: su 100 segnalazioni relative al mancato riconoscimento delle previdenze, il 22,2% riguarda il mancato riconoscimento della indennità di accompagnamento a soggetti affetti da patologie oncologiche e in cura chemio o radioterapica. Il 42% delle segnalazioni in tema di handicap lamenta invece le difficoltà ad ottenere i benefici previsti dalla legge, anche quando è stata accertata la condizione di gravità. Insomma, la «semplificazione amministrativa - ha commentato la coordinatrice del Tdm Francesca Moccia - resta ancora una chimera per i cittadini disabili o affetti da patologie gravi».

Fonte: Corriere della Sera

Diagnosi: l'intuito è soltanto un mito da sfatare

La notizia . Uno sguardo? Non basta. Stop alla leggenda dell’intuito dei medici: le diagnosi si fanno con l’analisi delle informazioni e valutando tutte le alternative. Lo sostiene uno dei medici più famosi al mondo in un libro che sta facendo rumore.


Il mito sfatato. L’intuito ha sempre avuto una enorme folla di fan in ogni campo del sapere umano. Non fa eccezione la Medicina, un ambito nel quale le storie su diagnosi fatte al primo sguardo abbondano da secoli. Eppure sono altrettanto numerosi i casi di errori diagnostici gravissimi dovuti all’eccessiva importanza data dai medici al loro intuito. Sull’argomento è da poco uscito un libro dal titolo “How doctors think”: un’analisi incisiva e a tratti spietata dei processi attraverso i quali le menti mediche (le brillanti, erudite, esperte menti mediche) sintetizzano le informazioni e comprendono le patologie. Jerome Groopman, professore di Medicina alla Harvard Medical School, direttore del settore Experimental Medicine al Beth Israel Deaconess Medical Center e autore del saggio, spiega: “La maggior parte degli errori di valutazione dei medici sono errori di pensiero, causati in parte dai nostri sentimenti, sentimenti che non sempre ammettiamo e spesso nemmeno sappiamo di provare”.


Le radici degli errori. Gli errori di attribuzione tipicamente si verificano quando le riflessioni dei medici sono viziate da stereotipi. Questi stereotipi possono essere negativi, come nel caso (raccontato da Groopman nel libro) in cui ben cinque medici hanno fallito nel diagnosticare un tumore endocrino a una donna che descriveva sintomi bizzarri ma premetteva di essere “un po’ pazza”. Oppure positivi, come nel caso in cui un medico del Pronto Soccorso non ha diagnosticato un’angina instabile (che poi ha portato ad un infarto del miocardio il giorno seguente) a una guardia forestale 40enne “perché gli ricordava un Clint Eastwood giovane e in piena forma”. Aggiunge Groopman: "La specializzazione in Medicina conferisce un falso senso di certezza. Nel nostro campo meglio sottolineare le virtù della ponderazione, della cautela e del pensiero sistematico anziché scommettere sull’intuito”. E se la responsabilità di tanta malriposta fiducia nell’intuito personale fosse anche da imputare ai pazienti? “Si tende a conferire ai medici una qualità oracolare che inevitabilmente influenza l’atteggiamento del medico”.


Che fare? Qualche consiglio per i medici? “Sempre prendere sul serio le teorie dei pazienti o delle madri dei bambini su quanto sta succedendo, non importa quanto bizzarre sembrino. I pazienti devono sentirsi liberi di commentare i sospetti del medico, e tutti devono fare a meno di generalizzazioni. Nessuno, né medico né paziente, dovrebbe mai accettare come prima risposta: Capita, a volte”. In più, i medici devono diffidare delle diagnosi che paiono ovvie e generare sempre una lista di diagnosi alternative pronte per ogni evenienza.


Bibliografia. Adler J. How doctors think and (hopefully) avoid mistakes. Newsweek 23/04/07.

Fonte: Yahoo Italia Notizie

Eva Longoria ama farlo legata

A luglio sposerà il suo campione, Tony Parker, stella del basket NBA, ma Eva Longoria ha un sogno proibito: David Beckham.

E' con il calciatore del Real Madrid, Victoria Adams permettendo, che vorrebbe passare "una notte di follia", come lei stessa ha confessato alla stampa americana.

La casalinga disperata non si è fermata qui con le rivelazioni piccanti . Ha detto, senza mezzi termini, che ama fare l'amore legata. "Mi piace l'uomo che prende l'iniziativa e se mi lega sono felice. Adoro i giochi di sottomissione, li trovo davvero eccitanti".

Sexy nei panni di Gabrielle Solis, l'attrice rispecchia il suo personaggio anche nella vita di tutti i giorni. Peccato che il solo a godere dei suoi favori sarà il marito. Perché David Beckham, purtroppo per lei, sembrerebbe aver messo la testa a posto. Anche se la Longoria lo trova "davvero affascinante"...

Fonte: Yahoo Italia Notizie

Calipari, rinviato il processo al soldato Usa che sparò

Come annunciato è iniziato ed è subito stato rinviato al 14 maggio il processo nell'aula bunker di Rebibbia ,a Roma, contro Mario Lozano, il soldato Usa che da un check point sulla Irish Route, a Baghdad, sparò, il 4 marzo 2005, sull'auto nella quale si trovava l'inviata del Manifesto Giuliana Sgrena, appena liberata, ed uccise il funzionario del Sismi Nicola Calipari violando «macroscopicamente - secondo la magistratura romana - le basilari regole di ingaggio».


Il nuovo difensore dell'imputato, Alberto Biffani, ha chiesto e ottenuto il rinvio al 14 maggio per studiare l'intero incartamento sostenendo «che Lozano non ha mai avuto conoscenza dell' esistenza del procedimento in cui è imputato». «Si è tentato in tutti i modi - ha spiegato alla Corte il pm Franco Ionta - di notificare la richiesta di rinvio a giudizio, ma ciò è stato impossibile poichè l' unica risposta arrivata è che per gli Stati Uniti il caso è chiuso. È impensabile che Lozano non fosse a conoscenza del procedimento in cui è coinvolto, poichè i fatti in esame sono stati oggetto anche di interlocuzione tra i Governi italiano e americano». Comunque sia al rinvio al 14 maggio l'accusa non si è opposta.

La terza corte di assise di Roma giudicherà l'ex soldato Usa per omicidio volontario e tentato duplice omicidio (oltre che della Sgrena anche dell'autista Andrea Carpani). Nel rinviare a giudizio Lozano, il gup Spinaci ha dichiarato che quello di Calipari fu «un delitto oggettivamente politico», ma soprattutto che l'Italia è competente a giudicare Lozano, a dispetto di quanto previsto dall' articolo 10 del codice penale (presenza in Italia dello straniero che abbia commesso reati all' estero ai danni di nostri connazionali), perché il reato a lui contestato, come sostenuto dai pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, è aggravato dall' «offesa arrecata agli interessi dello Stato», circostanza che, di fatto, consente di superare i paletti posti dall'articolo 10 cp.

Lozano è accusato di aver violato le regole di ingaggio e di aver aperto il fuoco «in contemporanea all'accensione della luce» sulla Toyota diretta all' aeroporto di Baghdad. «La condotta di Mario Lozano - scrisse il gup Spinaci nell'ordinanza di rinvio a giudizio del 7 febbraio scorso - appare sorretta da un dolo diretto finalizzato a raggiungere l'obiettivo di bloccare l'autovettura anche mediante il ferimento o la morte dei suoi occupanti quasi certamente previsti o, alternativamente, voluti».

Accuse respinte dall'ex marine Usa che, in alcune recenti interviste a mezzo stampa (e tv), ha detto di aver rispettato le regole di ingaggio.

Fonte: L'Unità

Virginia Tech - Stanno bene i ragazzi italiani che si trovavano nel campus americano della strage

Richmond - C'erano anche 15 studenti italiani nel campus dell'Università della Virginia Tech, devastata ieri da una strage di proporzioni inaudite, la più grave nella storia degli Stati Uniti. Le notizie che giungono dagli Usa, sebbene scarne, sono incoraggianti: è stato confermato che nessuno di essi è rimasto coinvolto nella sparatoria che ha causato 33 vittime, anche se certamente sono tutti molto scossi.

Ieri mattina uno studente armato di tutto punto ha fatto irruzione nel campus universitario e ha iniziato a girare prima per i dormitori, poi per le aule sparando all'impazzata. Fortunatamente gli studenti italiani non si trovavano nelle zone in cui è avvenuta la sparatoria, ma hanno udito chiaramente ogni cosa e alcuni di loro hanno raccontato quel che è successo, ancora comprensibilmente sotto shock. Marina Cogo, 24 anni, si trovava nella sua stanza del dormitorio quando è avvenuta la strage. "C'erano sirene e polizia dovunque - racconta - sono arrivate subito le ambulanze e noi studenti siamo stati immediatamente avvertiti via e-mail dai responsabili dell' università di restare in camera, lontani dalle finestre. Hanno praticamente chiuso l'intero campus in mezz'ora, ci hanno avvertito su cosa fare sia con le e-mail, sia con auto con altoparlanti che giravano tra i dormitori". Giancarlo Bordonaro, 28 anni, si trovava invece vicino il luogo della sparatoria, stava infatti uscendo dalla biblioteca, quando ha sentito gli spari. "La polizia gridava: Via dalle aule, salite sugli autobus! Hanno fatto evacuare sui bus chi si trovava nelle zone a rischio e hanno sigillato tutti gli edifici. I ragazzi erano tutti attaccati ai telefonini per avvertire amici e parenti. C'era paura, ma anche ordine e la polizia è stata eccezionale", racconta.

Nessuno di loro per ora intende tornare in Italia, si fidano della giustizia americana e si dicono soddisfatti dell'ordine del campus e del modo di gestire la situazione. Certo la paura rimane ma come ha dichiarato Marina Cogo "episodi come questo possono avvenire purtroppo in qualsiasi campus americano. Ma ci sentiamo al sicuro e ci aiuta vedere come tutti qui si stiano prendendo cura immediatamente degli studenti". Intanto è stato identificato l'autore della strage: sarebbe uno studente sud-coreano di 23 anni Cho Seung-Hui che viveva nel campus.

Fonte: News Italia Press

Internet sicuro: un progetto per 1000 scuole

È partita la missione «Internet sicuro». Un progetto che coinvolgerà, fino alla fine dell’anno scolastico, mille scuole secondarie di primo grado e decine di migliaia di studenti, insieme a insegnanti e genitori. L’iniziativa dell’Unicef e di SicuramenteWeb, ideata da Microsoft Italia e realizzata in collaborazione con la Polizia di Stato e la Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha lo scopo di insegnare ai bambini come navigare su internet in sicurezza. Il tutto all’insegna del fondamentale obiettivo di garantire il diritto dei più giovani a un’informazione corretta e comprensibile nel mondo di internet.

«L’idea di partenza - ha detto Guido Comastri, amministratore delegato di Microsoft Italia - è stata quella di centrare il progetto su genitori e insegnanti, piuttosto che sui bambini. Alla formazione nelle scuole aggiungiamo la ricerca tecnologica, rendendo i nostri prodotti sempre più sicuri. Dal nostro sito è anche possibile scaricare prodotti per limitare l’accesso a siti poco sicuri, creando un filtro a protezione dei minori». Le scuole coinvolte nel progetto «Internet sicuro», diffuse sul territorio nazionale e generalmente già legate all’Unicef da precedenti collaborazioni, hanno ricevuto un particolare cruciverba: un gioco educativo che permetterà ai ragazzi di comprendere i pericoli del web e di partecipare a un concorso, con la possibilità di vincere 10 pc per le classi. Il materiale multimediale può essere scaricato gratuitamente all’indirizzo www.apprendereinrete.it.

Secondo i dati forniti dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia, nel Lazio i bambini e gli adolescenti adescati via internet, in chat, sui forum o con altre modalità, e poi vittime di abusi sessuali, sono stati 28 nel 2005, mentre nei tre anni precedenti erano stati rispettivamente 47, 42 e 45.

Fonte: Il Giornale.it

È sempre Berlusconi il politico più ricco d'Italia

Anche quest'anno Silvio Berlusconi si conferma il più ricco, e di svariate lunghezze, tra i politici. Il presidente del Consiglio Romano Prodi è invece il più povero tra i leader che siedono a Montecitorio. Fra i leader alla Camera, Berlusconi è seguito da Francesco Nucara (Pri), dall'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini (Udc) e da Gianfranco Fini (An). È quanto risulta dalle dichiarazioni dei redditi dei leader politici alla Camera relativi all'anno 2005.

Se il presidente di Forza Italia si conferma il deputato più ricco con un reddito di 28.033.122 euro (per il 2004, il suo reddito era di 3.550.391 euro), l'ex vice ministro dell'Ambiente nel governo Berlusconi Francesco Nucara lo segue nella classifica dei leader con un imponibile di 289.255 euro. Terzo è il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini con 214.787 euro. Poi c'è il presidente di An, Gianfranco Fini, con 200.677 euro.

Il leader più "povero" è invece il presidente del Consiglio Romano Prodi: ha dichiarato 89.514 euro. In fondo alla classifica, Prodi è preceduto solo da Franco Giordano (Prc, penultimo con 129.569 euro) e Francesco Rutelli (Dl, terzultimo con 132.500).

Fonte: L'Unità