lunedì 11 giugno 2007

Belgio, il trionfo dei cristiano sociali fiamminghi

Male i socialisti, crolla il partito di Verhofstadt. Fiandre e Vallonia sempre più distanti

Alle elezioni legislative in Belgio tutto o quasi va come previsto dai sondaggi: i centristi democristiani e autonomisti di Yves Leterme vincono ampiamente nelle Fiandre e si affermano quindi come primo partito nazionale. I socialisti vanno male oltre le previsioni e non sono più il primo partito nemmeno nella roccaforte vallona, i liberali volano nel sud francofono ma subiscono una clamorosa sconfitta nel nord fiammingo; non accenna a diminuire l’estrema destra. Un quadro che conferma un paese diviso e difficile da governare.

Il cartello guidato da Leterme, composto dal democristiano CD&V e dal nazionalista N-VA, favorito nei sondaggi pre-elettorali, ha riportato una chiarissima vittoria nelle Fiandre, la regione più popolosa del Belgio di cui Leterme è governatore, e di conseguenza si è affermato come primo partito nazionale, col 18,5% dei voti e 30 seggi alla Camera (composta da 150 deputati), migliorando nettamente rispetto alle precedenti legislative del 2003. Il “partito fratello” vallone CDH migliora anche lui rispetto a quattro anni fa, ottenendo il 6% nazionale e 10 seggi, per un totale di 40 seggi per la “famiglia” cristiano sociale (ne aveva 29). In casa socialista, al disastroso risultato del SP.A a nord (10,3% e 14 seggi, 4 punti e ben 9 seggi in meno), si somma la flessione del PS, che perde la tradizionale posizione di primo partito francofono: la formazione di Elio Di Rupo si ferma all’11% nazionale, che vale 21 seggi, mentre nel 2003 aveva ottenuto 2 punti e 4 seggi in più. La famiglia socialista ottiene dunque, in totale, 35 posti alla Camera, perdendone addirittura 13.

Buon risultato per i liberali valloni del Movimento Riformatore, che grazie a un soddisfacente 12,5% (+1%) ottengono 22 seggi (2 in meno che nel 2003) e scalzano il PS come primo partito francofono, grazie anche al “traino” di Louis Michel, ex ministro degli Esteri e attuale Commissario Europeo alla Sviluppo (posto dal quale ha chiesto, tra le polemiche, un congedo temporaneo). Tuttavia la pesante sconfitta del VLD del premier uscente Guy Verhofstadt, 11,8% e 18 seggi (7 in meno che nel 2003, quando fu il primo partito nazionale) ridimensiona il peso complessivo della famiglia liberale: 40 seggi totali (come i democristiani) rispetto ai 49 che avevano. Splendido risultato per i verdi: i valloni Ecolo ottengono il 5% nazionale e 8 seggi (2 punti e 4 seggi in più) mentre i fiamminghi Groen, praticamente inesistenti nel 2003, arrivano al 4% e di conseguenza a 4 seggi. La formazione di estrema destra fiamminga, Vlaams Belang, razzista e separatista, diventa il quinto partito belga e secondo nelle Fiandre, superando il SP.A, pur restando essenzialmente stabile sia in termini di voti (12%, +0,4) che di seggi (17 contro i 18 che aveva); il Fronte Nazionale francofono non avanza, nonostante le speranze dei suoi sostenitori, e conferma il 2% e un solo seggio.

Come si vede, è un quadro complesso, dato che, a differenza che nel 2003, le famiglie hanno registrato al loro interno risultati molto diversi: basta pensare ai liberali, crollati nelle Fiandre ma vittoriosi in Vallonia, o agli stessi socialisti. Inoltre, nessun partito ha dichiarato prima delle elezioni con chi si sarebbe alleato, quindi ogni possibilità è aperta e si prevedono giornate di intense consultazioni e trattative. Infine, lo scenario è reso ancora più complicato dalla spaccatura, non più solo linguistica e culturale ma ora anche politica, tra le due metà del paese: una regione fiamminga conservatrice in cui trionfano i democristiani, centristi ma chiaramente autonomisti, in cui il Vlaams Belang diventa il secondo partito e crollano i socialisti; e una Vallonia più progressista, dove i socialisti tengono, avanzano i cristiano sociali (che qui sono più progressisti) e trionfano i verdi.

E’ ora probabile che Yves Leterme sarà il prossimo premier, ponendo quindi fine all’alleanza “contro natura” tra liberali e socialisti; ma è molto difficile prevedere quale sarà la coalizione che lo sosterrà. Un’alleanza tra cristiano sociali e liberali darebbe una risicata maggioranza assoluta (80 seggi su 150), mentre un patto tra Leterme e i socialisti resterebbe appena al di sotto della maggioranza (75 seggi). I verdi, coi loro 12 deputati, potrebbero dunque risultare fondamentali per formare una maggioranza di centro-sinistra o per rinforzarne una di centro-destra, fermo restando che nessuno sembra intenzionato a rompere il “cordone sanitario” che esclude l’estrema destra da ogni possibile maggioranza.

Sulla base della sconfitta a livello nazionale dei socialisti, tuttavia, è difficile ipotizzare che PS e SP.A possano andare al governo, mentre sembra più probabile un governo di centro-destra. Il leader del CD&V, fautore di una “riforma dello Stato” (espressione politicamente corretta usata dagli autonomisti fiamminghi per indicare il passaggio dall’attuale Stato federale a una confederazione con ancora più poteri alle regioni), potrebbe anche tentare di formare una grande coalizione con liberali e socialisti, per ottenere quell’ampia maggioranza necessaria per mettere in pratica riforme costituzionali. Insomma, è troppo presto per fare previsioni sulle possibili alleanze e sulla futura maggioranza che governerà il Belgio; in questo quadro così complesso e incerto, l’unica cosa sicura è che queste elezioni hanno un solo vincitore, Yves Leterme.

Fonte: La Voce d'Italia

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