Il miglior amico di Microsoft è Bush
Google attacca Microsoft sulla ricerca integrata in Windows Vista: «difficile disattivarla e usarne un'altra, violato l'accordo antitrust del 2002». Ma a difendere Microsoft non sono solo i suoi avvocati, si è mossa sottobanco la massima carica dell'antitrust Usa. In piena sintonia con la linea Bush
La rivalità Google - Microsoft si sposta dalla rete al Pc e riapre una piaga mai del tutto guarita: il monopolio "di fatto" di Microsoft, che con Windows Vista rischia di inaugurare una nuova stagione di cause legali. Un caso particolare è stato portato alla luce dal New York Times, che è venuto a conoscenza da alcuni avvocati ben informati di un rapporto confindenziale inoltrato da Google alla Corte di Giustizia statunitense, in cui la Grande G accusa Microsoft di rendere impossibile l'uso di un sistema di ricerca sul computer diverso da quello di Windows Vista.
Ma il vero scoop del quotidiano americano è stato quello di rivelare l'esistenza di una lettera - risalente circa a un mese fa - con cui il procuratore capo della Divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia, Thomas O. Barnett, invitava i giudici delle corti statali a respingere le accuse di Google. Niente di palesemente illegale, ma di sicuro per i media americani una prova ulteriore di come l'amministrazione Bush non sia neutrale, ma si schieri apertamente in difesa di Bill Gates.Una mossa che rischia di produrre un effetto contrario, anche perché il procuratore generale per l'antitrust Barnett è in odore di conflitto di interessi. Prima di approdare al Dipartimento di Giustizia ha lavorato presso lo studio legale Covington & Burlington, lo stesso che ha curato gli interessi di Microsoft nella causa antitrust e che ancora la rappresenta. E infatti da quando è stato messo a capo della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia, nel febbraio 2006, si è auto-rimosso dal caso Microsoft. In realtà, si scopre oggi, era molto più coinvolto di quanto facesse credere nella difesa del gigante di Redmond.
Nello specifico, le accuse di Google sono rivolte alla desktop search già integrata in Vista: secondo Mountain View risulta nella pratica impossibile per gli utenti scegliere un sistema di ricerca diverso da quello di default, che non si riesce a disattivare e nemmeno a far "convivere" con un altro, poiché viene assorbita troppa potenza di calcolo e il sistema si rallenta troppo. Microsoft respinge le accuse: la ricerca di Vista si può disattivare, anche se non è facile capire come, e se rimane attiva nel momento in cui si usa un'altro motore non interferisce minimamente nell'uso della Ram e del processore.
Le conclusioni di Google, i cui portavoce si sono rifiutati di commentare la vicenda, sono che l'azienda di Gates ha violato l'accordo firmato nel 2002 con cui si impegnava a non limitare le scelte dei consumatori attraverso le funzioni del suo sistema operativo. Quelle di Microsoft sono che il caso non sussiste, anche perché lo sviluppo di Windows Vista è stato condotto in stretta collaborazione con le istituzioni e sotto il controllo di una commissione indipendente, proprio per evitare di ripetere le lunghe (e costose) dispute già affrontate con Win Xp. Quelle del New York Times e di altri osservatori americani, che l'influenza di Redmond sull'amministrazione Bush è incomparabilmente più potente dell'opera di lobbing intrapresa da Google. Per i procuratori delle corti statali interpellati dai media, sul cui tavolo c'è il libro bianco di Google e la lettera di Barnett, è un disastro: «Sembra di tornare ai tempi di Microsoft-Netscape - ha dichiarato il procuratore generale del Connecticut Richard Blumenthal - abbiamo già attraversato una faticosissima vicenda legale, siamo arrivati ad un accordo. E ora ci troviamo di nuovo al punto di partenza».
Fonte: VisionPost.itVota questo articolo
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