La marcia di Pasqua contro la pena di morte. In piazza anche Prodi e 16 ministri
Il giorno di Pasqua ci saranno due messe in piazza San Pietro. Quella sacra, con la benedizione urbi et orbi di Benedetto XVI. E quella laica di chi concluderà nella piazza la marcia perché le Nazioni Unite sospendano con una risoluzione le esecuzioni capitali ovunque nel mondo, dalla Cina agli Stati Uniti.
Sarà una strana domenica in piazza San Pietro. L'iniziativa di Nessuno Tocchi Caino, Comunità di S.Egidio, Partito radicale non violento transnazionale e Radicali italiani lanciata dal ministro Emma Bonino e dal leader radicale Marco Pannella in sciopero della fame dal 21 marzo, sta trascinando politici e artisti, cittadini e personalità.
A partire dal presidente della Repubblica Giorgnio Napolitano che ha fatto arrivare il suo messaggio di "sincera adesione e simpatia" all'iniziativa. E dall'impegno di Romano Prodi, impegnato in prima persona sul tema e che ha comunicato la sua presenza al corteo.
Ad aderire all'appello radicale anche il sindaco di Roma Walter Veltroni che nella notte tra sabato e domenica farà illuminare il Colosseo. Lo ha seguito l'Anci, l'associazione nazionale dei comuni. E poi è stato un diluvio di partecipazioni. Ci sono i partiti, l'Unione in blocco, dall'Italia dei Valori a Rifondazione comunista passando per l'Udeur, ma tra le adesioni si fanno notare anche quelle di Margherita Boniver, Cosimo Ventucci e Ida Vitale di Forza Italia e di Forlani (Udc). E poi le associazioni e le personalità, da Luciana Littizzetto a Sabrina Ferilli, da Daria Bignardi a Alessandro Haber. Ma, quello che più conta, insieme a Prodi ci saranno ben tredici ministri della Repubblica: Emma Bonino, vannino Chiti, Rosy Bindi, Luigi Nicolais, Arturo Parisi, Paolo Gentiloni, Clemente Mastella, Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Di Pietro, Fabio Mussi, Cesare Damiano. In queste ore si è aggiunto il prodiano Giulio Santagata. Qualcuno di loro sarà in marcia in carne ed ossa, altri solo a distanza. Ma condividono tutto, punto per punto.
Una battaglia nazionale e trasversale che Palazzo Chigi e il premier Prodi ha fatto sua impegnandosi a far discutere la questione all'assemblea generale delle Nazioni Unite prima che si concluda questa sessione. Cioè entro maggio.
Storia antica, questa della moratoria, tredici anni di tentativi, speranze, sconfitte e che il Parlamento ha rilanciato nella scorsa estate votando all'unanimità una mozione presentata dal radicale Sergio D'Elia. L'impegno è stato poi più volte ribadito in questi mesi, da Prodi e dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Sul sito del partito è disponibile un dossier di 54 pagine con la cronistoria degli insuccessi di una battaglia di civiltà. Una prima bocciatura c'era stata nel 1994: per la prima volta l'Assemblea generale delle Nazioni Unite stava per votare - anche allora su proposta del governo italiano - una bozza di risoluzione per una moratoria universale. Non passò per otto voti. Ci ha riprovato nel 1999 la Finlandia che aveva la presidenza di turno del semestre ma poi
proprio il Consiglio Affari generali della Ue ordinò di ritirarla.
I veti scattano per via di delicati equilibri diplomatici. Questioni che ovviamente nulla hanno a che fare con la pena di morte come la partecipazione dell'Italia al neonato Consiglio Onu per i diritti umani. Insomma, sarebbe un successo diplomatico troppo "grande" per l'Italia incassare adesso il risultato di una moratoria. Alcuni paesi, come la Gran Bretagna in posizione filo-americana, oppure l'Olanda e la Danimarca preferirebbero una semplice emeno impegnativa dichiarazione contro la pena di morte.
Prodi, che due giorni fa ha incontrato per tre ore Pannella e Bonino, ha ribadito "l'impegno mio e del governo per arrivare a una moratoria sulle esecuzioni capitali". La marcia di domenica può essere l'ultima chance per uno scatto decisivo nell'assemblea del Palazzo di Vetro. Ha scritto Adriano Sofri nella sua Piccola Posta di giovedì. "Ci sarà una domenica di resurrezione, una marcia contro la pena di morte, il Colosseo illuminato, i radicali e gli altri in piazza San Pietro, la benedizione papale, semel in anno licet rinsavire".
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