venerdì 8 giugno 2007

Abu Omar, Pollari e Cia alla sbarra per il sequestro dell'ex imam

Milano, iniziato il dibattimento a carico di 33 persone accusate del rapimento
Presente solo uno 007 italiano. Tutti gli altri sono stati dichiarati contumaci
Il legale: "Vuole venire a tutti i costi in Italia per partecipare a questo processo"
Ammessa la costituzione di parte civile del religioso e di sua moglie

MILANO - Iniziato a Milano il processo a carico di 33 persone per il sequestro dell'ex imam Abu Omar, rapito il 13 febbraio del 2003. Il dibattimento si celebra davanti alla quarta sezione penale di Milano. Nel processo sono imputati l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, l'ex funzionario del servizio segreto militare Marco Mancini con altri uomini del Sismi e 26 agenti della Cia, latitanti. Altri due dirigenti di Forte Braschi sono imputati solo di favoreggiamento.

Processo a porte aperte. Il giudice Oscar Magi, ha respinto la richiesta del funzionario del Sismi, Giuseppe Ciorra, che chiedeva il processo a porte chiuse a causa della funzione da lui svolta. Dopo una breve camera di consiglio, il giudice ha dichiarato che la sicurezza è sufficientemente garantita. Sì anche alle riprese fotografiche e alle immagini in aula, secondo il giudice, infatti, la vicenda in questione è di sicuro interesse nazionale.

Ex imam e sua moglie parte civile. Intanto gli avvocati di Abu Omar hanno chiesto, e ottenuto, che l'ex imam e sua moglie si possano costituire parte civile. Respinta, invece, la richiesta di considerare Cia e il Sismi responsabili civili del sequestro. Il giudice, Oscar Magi, ha rigettato le eccezioni sollevate dalla difesa di Nicolò Pollari, alla quale si sono associate quelle degli altri imputati, sulla validità formale della costituzione di parte civile.

"Abu Omar vuol venire in Italia". In aula Montasser al-Zayat, legale di Abu Omar in Egitto, oggi presente a Milano, ha detto che il suo assistito vuole "venire a tutti i costi in Italia per partecipare a questo processo, a costo di andare in prigione. Abu Omar dall'Egitto sta seguendo quello che sta succedendo ed è molto contento che siamo arrivati al dunque". Durante un intervallo del processo, l'avvocato ha aggiunto che "Abu Omar riceve dal governo egiziano minacce sotto forma di consigli affinchè non partecipi a convegni e a incontri, e non rilasci interviste alla stampa e alle tv".

Ed è stato lo stesso Abu Omar, raggiunto al telefono dall'Ansa, a denunciare che i servizi di sicurezza egiziani hanno impedito oggi la partenza per l'Italia di sua moglie: "Ha ottenuto l'approvazione dei servizi di sicurezza dello Stato - ha detto -, ma le autorità aeroportuali di Alessandria hanno impedito la sua partenza".

Un solo imputato presente. Nell'aula oggi c'era un solo imputato presente: Luciano Di Gregorio, capocentro del Sismi. "Sono sempre stato abituato ad affrontare le mie responsabilità a viso aperto - ha detto il funzionario. Sono 33 anni che lavoro per la legge e non vedo perché non aver fiducia anche adesso nella legge. Ognuno fa le sue scelte e io ho deciso di essere qui". Altri imputati, anche loro funzionari del Sismi, hanno fatto invece sapere di non volere partecipare al procedimento per problemi di sicurezza personale. "Questo è sicuramente un problema valido - ha commentato Di Gregorio - ma è un problema che personalmente affronto da oltre 30 anni e ritengo di poter farvi fronte ancora".

007 contumaci. I 21 agenti della Cia accusati di concorso nel sequestro di Abu Omar, sono invece tutti contumaci . Lo ha dichiarata formalmente in aula il giudice Oscar Magi. Il giudice ha respinto le richieste dei difensori degli '007' americani che avevano sollevato un problema di notifica per cittadini residenti all'estero, chiedendo anche la nullità della richiesta di rinvio a giudizio formulata nei confronti dei membri della Cia. Richieste respinte dal giudice per il quale gli imputati "si sono volontariamente sottratti alla giustizia italiana e sono volontariamente assenti". Contumaci sono stati dichiarati anche tutti gli altri imputati oggi non presenti.

Il rapporto Marty. Sulla vicenda delle presunte carceri e dei voli segreti Cia in Europa il governo di Romano Prodi ha "le mani legate" da passati accordi segreti con gli Stati Uniti e sta assumendo un atteggiamento "paradossale". Ad affermarlo è Dick Marty, senatore svizzero che per il Consiglio d'Europa guida le indagini sulle carceri e voli segreti Cia nel Vecchio continente. Le osservazioni sono apparse in un'intervista rilasciata al quotidiano francese 'Le Figaro' nel giorno della pubblicazione del suo secondo rapporto di 70 pagine sulla vicenda."E' paradossale - ha sottolineato Marty - vedere che i membri dell'attuale governo italiano, che quando erano all'opposizione criticavano i loro predecessori, siano ormai allineati sulle posizioni della ex squadra del signor Berlusconi".

Fonte: La Repubblica.it

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