Il paparazzo adesso ammette: "Ho scattato io le foto di Sircana"
Davanti a prove inequivocabili alla fine il "paparazzo" romano ha confessato. "E' vero sono stato io a scattare quelle foto al signor Silvio Sircana in quella situazione compromettente. Ma non volevo certo ricattarlo, io faccio il mio mestiere". E così Max Scarfone, il "paparazzo" della "scuderia" di Fabrizio Corona arrestato con l'accusa di utilizzare le foto per ricattare vip, attrici, cantanti, attori e politici, ha raccontato minuto per minuto la "cronaca" del 14 settembre scorso quando pedinò e fotografò il portavoce di Prodi, sin da quando si trovava al ristorante con una donna e la sera in un viale romano frequentato da transessuali. Foto che sono state acquisite agli atti dell'inchiesta condotta dal pm di Potenza, Henry John Woodcock.
Nei giorni scorsi, quando scoppiò il "caso Sircana", intervistato da giornali e tv Massiliano Scarfone aveva negato di fare fatto quelle foto compromettenti. Ma diceva il falso e l'altro ieri quando gli agenti sono piombati nella sua casa romana, perquisendola da cima a fondo Scarfone ha capito di essere proprio nei guai. A casa non gli hanno trovato nulla, ma ha confermato che quella sera aveva chiamato Fabrizio Corona comunicandogli di avere fatto lo "scoop" dell'anno che avrebbe "sistemato" lui stesso ed il suo principale perché ne avrebbero ricavato molti ma molti soldi. Invece sono arrivati i guai.
La prima foto, racconta Scarfone "l'ho fatta al ristorante "Il Bolognese", poi ho altri tre scattti e poi ancora l'ho seguito fino a quel viale dove la notte è frequentato da transessuali".
Non solo, ma come aveva concordato con il "principale" Fabrizio Corona, per essere certi "al cento per cento" che si trattava di Sircana i due si sarebbero procurati un foglio del "Pra", il pubblico registro automobilistico per avere la conferma che l'auto vicina al transessuale era quella di Sircana.
Le foto sono poi arrivate anche ad alcuni giornali, circostanza che gli inquirenti hanno appurato con il direttore di Oggi Pino Belleri che ha confermato di averle acquistate per 25000 euro a novembre perché non cadessero nelle mani di rotocalchi concorrenti. E ieri tra Roma e Potenza girava voce che fossero state addirittura mostrate allo stesso Sircana da agenti di polizia giudiziaria. Ma Sircana smentisce, sia di essere stato ascoltato sia di essere stato ricattato. "Sono allibito ancora una volta si cerca di accreditare una tesi inesistente. Ho detto la prima sera al giornalista del "Giornale", e lo confermo oggi, che non sapevo nulla e non lo sapevo perché non ero stato ricattato. Mi pare che si continui a tentare di gettare fango. Che le pubblichino queste foto...".
L'indagine comunque è tutt'altro che conclusa ed ieri il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi ha rimesso in libertà lo scopritore di pornostor, Riccardo Schicchi che era agli arresti domiciliari (ha soltanto l'obbligo di dimora e quello di firma davanti alla polizia giudiziaria) mentre Luca Carboni, figlio del "faccendiere" Flavio, ha lasciato il carcere ed ottenuto gli arresti domiciliari. Rimangono ancora agli arresti, Fabrizio Corona, rinchiuso in carcere, ed il suo collaboratore, Marco Bonato che è ai domiciliari. Ma anche il palazzo di giustizia di Potenza è sotto "inchiesta": martedì arriveranno gli ispettori ministeriali inviati dal ministro Mastella per valutare l'operato del pm Jhon Woodcock per l'inchiesta "Vallettopoli" e domani il procuratore Capo, Galante ed il procuratore Generale, Vincenzo Tufano, saranno davanti ai loro colleghi del Csm che dovranno valutare eventuali "incompatibilità ambientali" dei due magistrati e quella del pm Felicia Genovese in relazione anche ad alcune inchieste su omicidi, inchieste seguite da Genovese e nella quale era coinvolto (anche se poi sono state archiviate) il marito del magistrato.
Fonte: La Repubblica
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