Legge elettorale, Marini e Bertinotti fissano l'iter
La riforma elettorale comincerà il suo iter parlamentare in Senato, mentre alla Camera partirà l'esame delle modifiche costituzionali in materia di bicameralismo. Lo hanno deciso i presidenti di Senato e Camera, Franco Marini e Fausto Bertinotti, durante il loro incontro di quasi due ore a Palazzo Madama. L'esito del faccia a faccia tra le due cariche del Parlamento - al quale il premier Romano Prodi ha affidato la riforma del sistema di voto - è stato quello di avere individuato un «percorso parlamentare» per la legge elettorale, il presidente di Montecitorio ha risposto «naturalmente sì, ok per il percorso alle Camere». E come lo stesso premier Prodi aveva domenica annunciato: «O la riforma della legge elettorale si farà attraverso un percorso condiviso o non se ne farà nulla».
Prodi incontrerà in settimana i delegati della Lega. Il ministro per l'Innovazione alla Pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, si dice intanto ottimista sulla riforma della legge. «Bene Prodi, serve legge condivisa», dice anche il sottosegretario all'Economia Paolo Cento. E anche se il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Luciano Violante, si fa avanti per tracciare un'analisi che parte dalla cosiddetta fine del bicameralismo perfetto («Stop al bicameralismo, l'intesa parta da qui», ha dichiarato in un'intervista a Repubblica), il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha già spostato la sua discussione sui tempi - che sono stretti - in vista del referendum: «Occorre fare presto - ha osservato Chiti- per poter evitare il referendum». Dello stesso avviso, Dario Franceschini, capogruppo dell'Ulivo alla Camera, che sul dibattito in merito alla riforma della legge elettorale ripete all'incirca le parole di Chiti: «Presto la riforma per evitare il referendum», così anche l'esponente dei Dl.
«Ma non esiste che una volta raggiunta l'intesa si debba andare a votare - osserva Franceschini - non sta né in cielo né in terra». Si dice «favorevole» all'incontro tra Prodi e Berlusconi che si dovrebbe tenere in settimana. Non, però, alle richieste del numero uno di Forza Italia. Come ha detto il coordinatore di FI, Sandro Bondi: «Forza Italia vuole essere protagonista del cambiamento della legge», dice. E le condizioni avanzate da Berlusconi? Diciamo che Bondi, rilasciando un'intervista sempre a Repubblica, l'ha messa giù così: «Da parte nostra c'è veramente la volontà di raggiungere un accordo nel più breve tempo possibile». Tuttavia, «una volta che sarà approvata la nuova legge elettorale, si torni nel più breve tempo possibile alle elezioni». E se l'accordo non dovesse essere raggiunto? «In questo caso non è da escludere a priori un nuovo governo istituzionale che abbia il compito di approvare la legge elettorale e la prossima legge finanziaria».
«Abbiamo sempre detto che la legge elettorale va fatta con un accordo largo», dice il segretario Ds, Piero Fassino, dicendosi in sintonia con la linea dettata dal premier Prodi. Anche se occorre fare attenzione: «Spero che le dichiarazioni di disponibilità di esponenti della Cdl siano vere e non solo mosse tattiche». E ribadisce: «Non c'è nessuna correlazione automatica tra l'approvazione della legge elettorale e il fatto di andare a elezioni subito dopo».
Fonte: L'Unità.it
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