Sesso, si scrive così
Dieci casi giudicati dal Garante della Privacy Francesco Pizzetti
E’ convinto il presidente dell’Autorità Garante della Privacy: «I migliori difensori della libertà d’informazione non possono che essere i giornalisti». In questo senso, perciò, il prof. Francesco Pizzetti nega che nel provvedimento dell’Authority sulle vicende di Potenza possa essere ravvisata una «volontà censoria». «I contenuti del nostro divieto ripercorrono il vostro codice deontologico e si tratta di criteri che sono allo stesso tempo precisi ed elastici, e vanno applicati a situazioni concrete. Non v’è dubbio, quindi, che questo coinvolga innanzitutto la responsabilità del giornalista, che deve valutare coscienziosamente le conseguenze».
Il consiglio è implicito: «Meno scoop e più attenzione ad una informazione corretta». In questo senso Pizzetti ricorda il precedente provvedimento «analogo» del giugno 2006, in occasione della vicenda dei Savoia. Questo è sembrato un intervento più deciso «La differenza tra i due provvedimenti sta nel dispositivo: allora fu un invito ad uniformarsi a certi principi, oggi - dopo aver constatato che non tutti i mezzi di informazione hanno dimostrato la capacità di adeguarsi all’invito - siamo passati al divieto». E allora, presidente, ci consenta di entrare nello specifico, caso per caso.
1. La Borsa
E’ pubblicabile la notizia di un capitano d’industria, quotata, sorpreso a sniffare? «Dipende molto dalle circostanze. Se il personaggio in questione assume droga in un luogo pubblico la risposta è senz’altro sì. Perché essendo egli l’amministratore di una importante società, quotata in Borsa, allora ha una responsabilità pubblica. Se fa certe cose “coram populo” il suo diritto alla riservatezza esce ovviamente affievolito. Diverso sarebbe se il fatto in oggetto non fosse accaduto in pubblico: allora si tratterebbe di capire come la notizia sia stata recuperata e divulgata. Ma questa è un’altra questione».
2. La politica
Se ad essere sorpreso con un transessuale fosse un uomo politico importante? «Racconterò un episodio di cui s’è occupata, in passato, l’Authority. Il presidente di una Regione chiede tutela perché un giornale pubblica una sua relazione omosessuale. In un primo momento sembrava si andasse verso una sanzione per la testata che aveva scritto. Nel contraddittorio coi cronisti, però, venne fuori che il politico era alla testa di una campagna contro gli omosessuali. Allora il Garante ritenne che fosse di obiettivo interesse per l’opinione pubblica sapere la differenza tra il comportamento privato e quello pubblico del leader politico».
3. Omosessualità
Si può pubblicare l’intercettazione che rivela il disagio di un mafioso per un figlio gay? «Anche in questo caso molto dipende dalla professionalità e dalla sensibilità del giornalista. Se ritiene in scienza e coscienza che è una notizia rilevante, dato il contesto, data l’etica della mafia, data la conseguenza che può determinare all’interno dell’ambiente mafioso, allora certamente può pubblicarla sul giornale. Ripeto, dipende sempre dal contesto, ma direi anche dal modo in cui la notizia viene scritta. Il buon cronista è consapevole che non deve mai essere lesa gratuitamente la dignità di nessuno. Neppure di un boss».
4. Il piccolo Tommy
Ha fatto impressione la notizia dei video di pornopedofilia trovati dal papà. «Questa è una bella domanda borderline, però la nostra posizione è che era corretto pubblicarla. Perché si trattava di una notizia connessa col rapimento di un minore. E che il padre del bimbo rapito detenesse quel tipo di materiale poteva avere un rilievo, anche rispetto all’opinione pubblica. Siamo al limite, però diremmo che sì, si poteva, perché c’è una connessione fra l’interesse pubblico a conoscere i particolari della vicenda e questo tipo di informazione».
5. Gianluca Pessotto
Ci sono state irregolarità nell’informazione sul tentato suicidio del calciatore?«Secondo noi si poteva dare la notizia, per la notorietà del personaggio e per le modalità con cui il gesto è stato compiuto che avevano un riflesso obiettivo pubblico. Anche il contesto ha avuto la sua importanza: non era solo la vicenda di un calciatore ma di un uomo che tentava il suicidio in un contesto particolare che riguardava il mondo di cui faceva parte. Anche l’informazione sul decorso ospedaliero aveva un senso, ovviamente senza indulgenza al voyeurismo. E devo dire che l’intera stampa nazionale ha tenuto un comportamento esemplare».
6. Veronica Lario
Era giusto pubblicare la sua lettera o contrastava col diritto alla riservatezza del marito? «Assolutamente sì. La lettera della signora Veronica rivolta al marito che l’aveva offesa era pubblicabilissima. D’altra parte era stata scritta per essere pubblicata, e lo stesso interessato ha voluto che fosse pubblicata decidendo poi di rispondere altrettanto pubblicamente. Cercando di spiegare i criteri che ci guidano, anche nelle storie coniugali più private, non è sempre facile valutare. In linea di massima i comportamenti dei cronisti devono essere visti in relazione all’interesse all’informazione dell’opinione pubblica».
7. Aida Yespica
La sua vita privata vale meno di quella di Silvio Sircana? «Il nostro provvedimento è a tutela di entrambi. Anzi, come abbiamo scritto, riguarda molti casi, tutte le persone coinvolte nella vicenda di Potenza. Mentre quello del 2006 era generale - dato che siamo passati dall’invito a fare, all’ordine a non fare, e quindi al divieto - questo riguarda solo l’inchiesta di Potenza. I giornalisti sono vincolati a due provvedimenti: quello generale di dieci mesi fa e l’altro particolare dei giorni scorsi».
8. Bankitalia
Si potevano diffondere le telefonate di Fazio prima che fosse indagato? «Quelle telefonate allora non erano state secretate quando furono riversate in cancelleria. Quindi erano legittimamente conoscibili da parte dei giornalisti. Nella maggior parte delle conversazioni c’era un obiettivo interesse pubblico alla conoscenza del contenuto delle telefonate. Siamo intervenuti in un paio di casi (gli sms della signora Falchi al marito) su richiesta dei Ricucci, dichiarando l’illeicità della diffusione di quei messaggi».
9. Incidenti stradali
E’ giusto divulgare notizie sulla salute delle vittime anche se sono personaggi pubblici? «In linea di massima risponderei di sì, tenendo presente che ci sono informazioni che la nostra normativa regola e tutela anche rispetto ai familiari. Quasi sempre, però, il coinvolgimento di persone pubbliche, una valletta, un attore, o un protagonista del mondo politico, giustifica la diffusione della notizia. Anche in questo caso, ovviamente, vale la raccomandazione di non insistere su particolari inutilmente approfonditi sulle condizioni di salute che solo il coniuge, o il convivente, hanno diritto ad avere».
10. Lapo Elkann
Nel caso del suo incidente, il principio di difesa della privacy è stato garantito? «Le informazioni relative alla parte sanitaria sono state date con correttezza perché regolate da bollettini medici, quindi era implicita la volontà dei familiari di renderle pubbliche. I problemi sono stati altri. Ciò che non si sa, è che abbiamo avviato un’indagine sul presidio sanitario di Torino e sulla Questura per verificare se ci sia stata un’indebita fuga di notizie. Le risposte dei responsabili hanno eslcuso questa ipotesi. Non siamo intervenuti invece per fermare i giornali perché abbiamo visto che la Fiat stessa aveva deciso di tenere i rapporti con l’informazione».
Fonte: La Stampa.it
Nessun commento:
Posta un commento