Uranio impoverito, troppi soldati tornano contaminati
Un militare italiano in servizio nei Balcani ha denunciato, per voce del maresciallo Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare, un'associazione che assiste gli appartenenti alle forze armate e i loro familiari, che lui e molti suoi commilitoni sono stati contaminati dall'uranio impoverito usato nei campi di battaglia.
Secondo il soldato almeno il 70% dei reduci si sottopone ad un intervento alla tiroide, secondo Leggiero le operazioni verrebbero effettuate in un ospedale di Siena e in altre strutture convenzionate con l'esercito. Secondo l'Osservatorio sono 46 i militari morti per la contaminazione e più di 500 i malati.
La denuncia ha riaperto la polemica e Lidia Menapace, presidente della commisione di inchiesta parlamentare del Senato ha stabilto quali saranno le linee guida della commissione per: "acquisire elementi e valutazioni di tipo oggettivo ed ufficiale".
Sulla questione le opinioni sono discordi, altre associazioni hanno dati diversi, così come diversi sono quelli forniti dal ministero della Difesa. La commissione Mandelli, in tre successive relazioni, ha concluso che rispetto alla statistica, i soldati che hanno preso parte a diverse operazioni nelle zone "incriminate" sono quattro volte superiori alla media, ma la stessa commissione non è stata in grado di collegare direttamente la presenza dell'uranio ai casi di tumore registrati.
I primi casi segnalati in Italia risalgono al 1999 quando un soldato cagliaritano (Salvatore Vacca) morì di leucemia al ritorno della missione militare in Bosnia.
Cosa è l'uranio impoverito
Per uranio impoverito si intende il combustibile di risulta delle centrali nucleari che ha una minore intensità radioattiva. Il termine è una traduzione dall'inglese "depleted uranium", che a volte viene tradotto - soprattutto in ambienti scientifici e militari - con il termine uranio depleto.
Il minerale ha usi civili e militari: è usato come contrappeso in applicazioni aerospaziali, come per le superfici di controllo degli aerei (alettoni e piani di coda). Ogni Boeing 747 contiene 1.500 kg di uranio.
Militarmente è usato per le munizioni anticarro, questo tipo di proiettile penetra nella corazzatura, per il solo effetto dell'alta densità unita alla grande energia cinetica dovuta all'alta velocità. Il processo di penetrazione polverizza la maggior parte dell'uranio che esplode in frammenti incandescenti (fino a 3000 °C) quando colpisce l'aria dall'altra parte della corazzatura perforata, aumentandone l'effetto distruttivo.
Quando il proiettile colpisce l'obiettivo, o quando un carro armato con corazzatura all'uranio prende fuoco, parte dell'uranio impoverito brucia e si frammenta in piccole particelle.
Il pericolo principale di contaminazione è l'inalazione, seguito dal contatto e dall'assorbimento mediante il ciclo alimentare o attraverso l'acqua. Un pericolo particolare deriva dall'incorporazione di particelle di uranio impoverito attraverso le ferite, che le porta direttamente a contatto con i tessuti vitali.
Fonte: Rainews24
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