venerdì 27 aprile 2007

Congresso Pdci, Diliberto: «Uniamoci sinistra»

Sulle note dell'Inno di Mameli, seguito alle note dell'Internazionale che tutti i congressisti cantano con il pugno levato in alto, e poi l'Inno dei Lavoratori, si sono aperti i lavori del quarto congresso nazionale del Partito dei Comunisti Italiani al Palacongressi della riviera di Rimini che si concluderanno domenica 29 aprile. «Vi è un ultimo adempimento per chi come me ha l'onore e l'onere di aprire il congresso con la relazione - introduce Oliviero Diliberto - Ed è un adempimento, tutt'altro che formale, che svolgo volentieri e di cuore. Sarebbe infatti stolto e ingeneroso che noi non sottolineassimo che questo Congresso nazionale è il primo che teniamo senza la presenza, per sua scelta, di un compagno al quale tutti noi, ed io in particolare, dobbiamo moltissimo». Così il segretario del Pdci, aprendo il congresso ricorda Armando Cossutta: «questo compagno - dice - ha scelto di lasciare il nostro partito e non gli lesina certo aspre critiche».

«Io, viceversa, non intendo, come ho sempre fatto sinora - continua Diliberto - e a questo criterio intendo continuare scrupolosamente ad attenermi, minimamente polemizzare con lui. Da me, nei suoi confronti, non sentirete mai alcuna parola che non sia di riconoscenza politica e di affetto. Egli è stato il fondatore di questo partito e ci dispiace - conclude - non averlo qui tra noi: ma continuiamo a dirgli, anche attraverso questa tribuna: grazie, caro compagno Armando Cossutta». Poi il segretario ha sottolineato come l'Italia sia «migliore di un anno fa». Diliberto ha osservato come subito dopo le elezioni politiche si fosse creata una situazione «rischiosa dal punto di vista delle più elementari garanzie democratiche», e ha citato tra l'altro la «palude politica» della commissione Mitrokhin.

Ma qualche ombra resta: «Se dopo cinque anni nei quali il governo di destra ha sistematicamente calpestato i diritti, cercato di stravolgere le conquiste dei lavoratori, precarizzato il lavoro, distrutto e umiliato la scuola, irriso al mondo della cultura, militarmente occupato le tv, ha legiferato pressochè solo a favore di sè, portato l'Italia in uno scenario terrificante di guerra, ebbene - ha concluso Diliberto - dopo cinque anni così, se metà degli italiani ha votato ancora per Berlusconi io credo che si sia sbagliato anche nel centrosinistra, anche a sinistra».

Ospiti della prima giornata il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che porterà il suo saluto dal palco, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, il vicepremier Francesco Rutelli, il ministro della Difesa Arturo Parisi, il ministro per l'Attuazione del programma Giulio Santagata, il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, una delegazione dell'Udc guidata dal vicesegretario vicario Mario Tassone, il viceministro all'Economia Paolo Cento e il senatore Giovanni Russo Spena di Rifondazione.

All'interno appunti di Moni Ovadia, Margherita Hack, Alda Merini, Milva, Bebo Storti e Gino Paoli. Hack, astrofisica lamenta «l'ingerenza del Vaticano». «Il partito - dice - deve fare una lotta a tutto questo e anche alla legge 40, perchè si vada avanti a riconoscere i diritti delle persone e anche delle unioni di fatto». La poetessa milanese Alda Merini, invece, guarda ai giovani e li incita a «pretendere libertà».

Milva "la rossa" porta il suo saluto dalle pagine de La rinascita auspicando coesione e significativo aumento dei numeri del partito. L'attore e musicista Bebo Storti si sofferma, invece, sul tema dei diritti degli esclusi, mentre Gino Paoli denuncia «qualunquismo e disimpegno». «La sfiducia -afferma- non la possiamo sottovalutare, ma non si può dare colpa sempre ai politici. La società civile è disimpegnata». Ma il grande tema di questo IV Congresso sarà inevitabilmente e soprattutto uno: l'unità della sinistra, all'indomani della nascita del Partito democratico e della scissione dei Ds con Fabio Mussi e Gavino Angius, rispettivamente firmatari della seconda e terza mozione congressuale della Quercia, che hanno deciso di intraprendere un'altra strada, più a sinistra rispetto a quella del segretario della Quercia Piero Fassino e del presidente Massimo D'Alema.

Fonte: L'Unità

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