venerdì 27 aprile 2007

Estonia, scontri per il simbolo della guerra

La rimozione del monumento dedicato ai soldati sovietici caduti nella liberazione dai nazisti provoca gravi incidenti: un morto

TALLINN (Estonia) - Le tensioni latenti tra l'Estonia e la Russia sono scoppiate la scorsa notte. Un uomo è morto e 56 sono rimasti feriti in scontri a Tallinn, capitale dell'Estonia, quando le autorità estoni hanno rimosso il monumento che commemora i soldati sovietici caduti durante la seconda guerra mondiale nella liberazione dell'Estonia dal dominio nazista, pochi giorni prima del 9 maggio, data della Festa della vittoria in Russia.

RABBIA A MOSCA - Il Senato russo ha votato venerdì una risoluzione che invita il presidente Vladimir Putin ad adottare contromisure, «anche le più dure, tra cui la rottura delle relazioni diplomatiche» con il Paese baltico. Un portavoce del ministero degli Esteri ha definito la decisione estone «blasfema e inumana», aggiungendo che la Russia sta formulando la sua risposta.

SCONTRI - Gli scontri della scorsa notte sono i più gravi mai avvenuti a Tallinn, hanno affermato fonti della polizia. Fra i feriti vi sono 44 civili e dodici poliziotti. Vi sono stati 300 arresti e un centinaio edifici sono stati danneggiati. Il memoriale per i soldati sovietici è da anni fonte di tensione in Estonia, ridiventata indipendente con il crollo dell'Urss nel 1990, ma dove un quarto della popolazione è russa. All'inizio dell'anno il governo di Tallinn ha deciso di trasferire il memoriale e le tombe sottostanti in un cimitero militare. Giovedì sera un migliaio di persone si sono riunite davanti al monumento per impedirne la rimozione. La decisione definitiva del governo è giunta alle 3 del mattino, e ora il monumento e i resti dei soldati si trovano in una località sconosciuta. Il governo di Tallinn ha dichiarato di aver deciso di togliere il monumento per «per evitare altri atti di violenza pubblica» e perché il memoriale «non sia causa di pericolose sommosse».

TENSIONI - L'Estonia, abitata da popolazioni vicine ai finlandesi, divenne indipendente nel 1918 alla fine della prima guerra mondiale ma dovette combattere per evitare l'invasione prima dei tedeschi e poi dei sviatici. Nel 1920 l'Unione sovietica riconobbe l'indipendenza dell'Estonia rinunciando a ogni diritto. Nel 1940 con il patto Molotov-Ribbentrop, nazisti e sovietici si spartirono Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Quest'ultima passò nella sfera d'influenza di Mosca che la invase il 16 giugno 1940 e iniziarono deportazioni di massa. Poi Hitler dichiarò guerra a Stalin e le truppe tedesche invasero anche l'Estonia sterminando anche un migliaio di ebrei. Molti estoni si unirono ai nazisti credendo che, una volta scacciati i russi, l'Estonia potesse riavere l'indipendenza, invece il territorio venne inglobato nella Germania. Altri estoni si unirono all'Armata rossa per scacciare i tedeschi. I russi vinsero la guerra e nel 1944 rioccuparono l'Estonia annettendola all'Unione sovietica sino al 1990. I sovietici iniziarono una politica di russificazione forzata, vietando l'uso della lingua estone e trasferendo centinaia di migliaia di persone sul Baltico, tanto che oggi, nonostante la controimmigrazione russa dopo l'indipendenza, gli estoni sono il 68,5% della popolazione, i russi il 26% oltre a minoranze ucraine e bielorusse.

Fonte: Corriere della Sera

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