mercoledì 30 maggio 2007

La caduta del falco Wolfowitz

Il successore di Paul Wolfowitz alla guida della Banca Mondiale dev'essere un americano. Lo ha detto il presidente George W. Bush, intervistato dalla Reuters. All'indomani delle dimissioni di Wolfowitz, un portavoce della Casa Bianca aveva ammesso che era «tecnicamente possibile» che il candidato alla successione fosse un americano: una frase che aveva dato corpo allo scenario di una nomina del premier britannico uscente Tony Blair oppure di Ashraf Ghani, ex ministro delle Finanze afghano. Dal momento della fondazione, sono gli Stati Uniti che esprimono la candidatura alla guida dell'istituzione gemella del Fmi (Fondo monetario internazionale) il cui mandato principale è la lotta alla povertà. La caccia al successore di Wolfowitz è stata affidata dalla Casa Bianca al ministro del Tesoro Henry Paulson.

Le dimissioni di Wolfowitz. Si era conclusa venerdì notte la trattativa tra Paul Wolfowitz, presidente della Banca Mondiale, e il Board dell'istituto stesso, determinato a sbarazzarsi del numero uno dopo lo scandalo per la promozione e l'aumento di stipendio accordato nel 2005 dallo stesso Wolfowitz a Shaha Riza, la sua compagna. Il presidente lascerà il 30 giugno. Un'uscita di scena accettata «con riluttanza» da George W.Bush.

La svolta alla fine dell'ennesima, convulsa giornata tra di duro confronto e scontro tra l'ex numero due del Pentagono e il Board dell'istituto. L'accordo finale, quello che prevede una sorta di "onore delle armi", sta tutto nella limatura al comunicato della Banca che annuncia l'accordo raggiunto. Wolfowitz, si legge, «ci ha assicurato di aver agito in linea con i principi etici e in buona fede sulla base di quello che gli è apparso essere nell'interesse dell'istituto e noi accettiamo questo». Il Board rimarca le incomprensioni reciproche («su entrambi i lati») nel caso Shaha Riza, preannuncia l'avvio immediato («subito») della ricerca del successore, a conferma della volontà dei 24 componenti di voltare pagina dopo mesi di aspre e dure polemiche, a tutela dell'immagine dell'istituto.

«I più poveri nel mondo aspettano tutto ciò che di meglio possiamo fare. Adesso è necessario trovare una via per andare avanti», è il commento che lo stesso Wolfowitz affida a un comunicato. Il presidente Bush accetta «con riluttanza» le dimissioni di Wolfowitz: il presidente avrebbe preferito che l'ex sottosegretario alla Difesa rimanesse al suo posto. Bush proporrà un suo successore nei prossimi giorni, precisano fonti della casa Bianca.

«Ho grande stima di Paul e credo che tutte le parti abbiamo agito in buona fede. Mi dispiace che siano arrivati a questo punto», ha affermato Bush, nella conferenza stampa con il premier britannico Tony Blair. «Di Paul ammiro l'impegno per aiutare i poveri», ha aggiunto il capo della Casa Bianca: «Tutto quello che posso dire è che il presidente Wolfowitz ha l'interesse di fare tutto quello che è meglio per la Banca».

Che Wolfowitz fosse giunto al capolinea era intuibile, oltre che per la forte opposizione del fronte dei Paesi europei (Germania in testa), anche per la spaccatura nell'Amministrazione Bush. Il segretario al Tesoro, Henry Paulson, ha infatti spinto per le dimissioni rilevando il fatto - secondo il Financial Times - che il caso Wolfowitz rischiava di mettere a rischio i rapporti con i partner europei oltre che la stessa credibilità degli Usa in seno alla Banca. Per il vicepresidente Dick Cheney e Karl Rove, senior strategist di Bush, la difesa doveva andare invece a oltranza e soprattutto per evitare di "piegarsi all'Europa. Il terzo fronte vedeva i "conservatori non ideologici", cioè il segretario di Stato, Condoleezza Rice e Josh Bolten, capo dello staff della Casa Bianca, che spingevano per l'uscita.

Il caso Wolfowitz aveva tutte le caratteristiche per rubare la scena del G8 finanziario (con l'assenza eccellente di Paulson) che vedrà riuniti i ministri economici dei Sette Grandi più la Russia a Potsdam, in Germania. Proprio il Governo del Cancelliere Angela Merkel è quello che più si è speso per le dimissioni di Wolfowitz come unica soluzione per salvare la credibilità della Banca Mondiale. Secondo l'agenda dei lavori, l'ex vice del Pentagono avrebbe dovrebbe presentare a Potsdam le strategie dell'istituto contro la corruzione. Il ministro dello Sviluppo tedesco, Heidemarie Wieczorek-Zeul, mercoledì, aveva chiesto ancora le dimissioni di Wolfowitz con un avvertimento: «Non gli consiglierei di partecipare se sarà ancora in carica».

Fonte: Il Messaggero.it

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