Urbi et Orbi: l'appello del Papa per la pace
Il messaggio "urbi et orbi" di Benedetto XVI: «Passi avanti in Medio Oriente, male Iraq, sottovalutata la crisi nel Darfur»
Dalle molte guerre che segnano l’Africa all’Iraq, un paese martoriato da cui non viene nulla di positivo. Dalla fame al terrorismo. Dai «sequestri di persona» al «disprezzo della vita». Sono i mali dell’uomo moderno che il Papa ha voluto elencare nel messaggio "urbi et orbi" pronunciato nel giorno di Pasqua dalla loggia centrale della basilica di San Pietro. «L’odierna umanità attende dai cristiani una rinnovata testimonianza della risurrezione di Cristo», ha detto Benedetto XVI, esortando i cristiani a coltivare un sentimento di speranza sulle orme di Gesù.
«Penso al flagello della fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona, ai mille volti della violenza - talora giustificata in nome della religione - al disprezzo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento della persona», ha scandito il Papa. Ad ascoltarlo, tra il colonnato berniniano e l’attigua via della Conciliazione, una folla di fedeli - approssimativamente centomila - assiepata sotto un battente sole primaverile. Il messaggio pasquale è stato al contempo trasmesso in mondovisione da 67 televisioni di 108 paesi diversi.
La morte e la risurrezione di Cristo si intrecciano, nelle parole del Papa, ai drammi odierni. Certo, Benedetto XVI non ha citato il tema della pena di morte, nonostante una marcia romana sia giunta a san Pietro proprio a mezzogiorno. Alcuni dei promotori hanno protestato. «Stupisce che, a differenza del suo predecessore, il Papa sia rimasto in silenzio», ha detto Roberto Villetti della Rosa nel pugno. Altri non hanno avuto nulla da ridire. Dalla Comunità di sant’Egidio si fa notare che chi è andato in Vaticano lo ha fatto per ascoltare, senza pretese, quanto aveva da dire il Pontefice alla città e al mondo, ’urbi et orbì. L’elenco delle sofferenze dell’umanità odierna, nelle parole di Ratzinger, è comunque lungo.
Solo nel corso della messa mattutina, sul sagrato della basilica vaticana, tra le intenzioni dei fedeli fa capolino una preghiera affinché «la risurrezione di Cristo rinnovi il coraggio in tutti coloro che promuovono la ricerca scientifica a favore della vita, la difesa dei piccoli e i diritti dei poveri». Per il resto, i temi ’eticamente sensibilì - che pure sono spesso l’oggetto dell’attenzione di Papa Ratzinger anche in riferimento al tema della pace - lasciano spazio ai grandi scenari geopolitici.
«Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non poche regioni dell’Africa», ha detto Papa Ratzinger, che ha citato, in particolare, le situazioni in Darfur («una catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria»), Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Zimbabwe. Di «riconciliazione e pace» hanno bisogno Timor Est e lo Sri Lanka, ha detto poi il Papa. Benedetto XVI ha notato, ancora, che l’Afghanistan è «segnato da crescente inquietudine e instabilità». «In Medio Oriente - ha proseguito - accanto a segni di speranza nel dialogo fra Israele e l’Autorità palestinese, nulla di positivo purtroppo viene dall’Iraq, insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili». Non va meglio in Libano, dove «lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese è chiamato a svolgere nell’area mediorientale».
La risposta, per Ratzinger, è da trovare nella risurrezione di Gesù. E il Papa-teologo non manca, nel giorno di Pasqua, di tessere, «paradossalmente», l’elogio della incredulità. Cita infatti l’apostolo Tommaso, «dubbioso e perplesso», e definisce la sua incredulità «utile e preziosa» al fine di «purificare ogni falsa concezione di Dio» e scoprire il volto autentico della fede cristiana. «Il volto di un Dio - ha spiegato Ratzinger - che, in Cristo, si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita».
«Penso al flagello della fame, alle malattie incurabili, al terrorismo e ai sequestri di persona, ai mille volti della violenza - talora giustificata in nome della religione - al disprezzo della vita e alla violazione dei diritti umani, allo sfruttamento della persona», ha scandito il Papa. Ad ascoltarlo, tra il colonnato berniniano e l’attigua via della Conciliazione, una folla di fedeli - approssimativamente centomila - assiepata sotto un battente sole primaverile. Il messaggio pasquale è stato al contempo trasmesso in mondovisione da 67 televisioni di 108 paesi diversi.
La morte e la risurrezione di Cristo si intrecciano, nelle parole del Papa, ai drammi odierni. Certo, Benedetto XVI non ha citato il tema della pena di morte, nonostante una marcia romana sia giunta a san Pietro proprio a mezzogiorno. Alcuni dei promotori hanno protestato. «Stupisce che, a differenza del suo predecessore, il Papa sia rimasto in silenzio», ha detto Roberto Villetti della Rosa nel pugno. Altri non hanno avuto nulla da ridire. Dalla Comunità di sant’Egidio si fa notare che chi è andato in Vaticano lo ha fatto per ascoltare, senza pretese, quanto aveva da dire il Pontefice alla città e al mondo, ’urbi et orbì. L’elenco delle sofferenze dell’umanità odierna, nelle parole di Ratzinger, è comunque lungo.
Solo nel corso della messa mattutina, sul sagrato della basilica vaticana, tra le intenzioni dei fedeli fa capolino una preghiera affinché «la risurrezione di Cristo rinnovi il coraggio in tutti coloro che promuovono la ricerca scientifica a favore della vita, la difesa dei piccoli e i diritti dei poveri». Per il resto, i temi ’eticamente sensibilì - che pure sono spesso l’oggetto dell’attenzione di Papa Ratzinger anche in riferimento al tema della pace - lasciano spazio ai grandi scenari geopolitici.
«Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non poche regioni dell’Africa», ha detto Papa Ratzinger, che ha citato, in particolare, le situazioni in Darfur («una catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria»), Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Zimbabwe. Di «riconciliazione e pace» hanno bisogno Timor Est e lo Sri Lanka, ha detto poi il Papa. Benedetto XVI ha notato, ancora, che l’Afghanistan è «segnato da crescente inquietudine e instabilità». «In Medio Oriente - ha proseguito - accanto a segni di speranza nel dialogo fra Israele e l’Autorità palestinese, nulla di positivo purtroppo viene dall’Iraq, insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili». Non va meglio in Libano, dove «lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese è chiamato a svolgere nell’area mediorientale».
La risposta, per Ratzinger, è da trovare nella risurrezione di Gesù. E il Papa-teologo non manca, nel giorno di Pasqua, di tessere, «paradossalmente», l’elogio della incredulità. Cita infatti l’apostolo Tommaso, «dubbioso e perplesso», e definisce la sua incredulità «utile e preziosa» al fine di «purificare ogni falsa concezione di Dio» e scoprire il volto autentico della fede cristiana. «Il volto di un Dio - ha spiegato Ratzinger - che, in Cristo, si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita».
Fonte: La Stampa.it
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