L'Italia guida una ricerca europea contro il cancro al seno
Italia capofila di un progetto europeo su un farmaco a bersaglio molecolare contro il tumore del seno. Grazie a un accordo fra l’università di Modena e Reggio Emilia e l’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline, il dipartimento di oncologia ed ematologia dell’ospedale universitario di Modena coordinerà due studi da condurre in 25 centri d’Europa per due anni.
Su 200 pazienti sarà testato lapatinib per la prima volta come trattamento del cancro del seno in fase precoce, subito dopo l’intervento chirurgico. Si tratta di una piccola molecola innovativa, che secondo due studi presentati al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), in corso a Chicago, ha ottenuto risultati positivi contro questa malattia in fase avanzata, in pazienti difficili da trattare.
Nella ricerca guidata dall’equipe italiana, il tessuto tumorale delle donne arruolate verrà sottoposto a sofisticate analisi molecolari, per individuare le caratteristiche biologiche che predicono la risposta alle terapie. I ricercatori studieranno le variazioni prodotte dal farmaco nella cellula e quali di questi mutamenti si traducono in efficacia clinica e, dunque, nel miglioramento della sopravvivenza. Il bersaglio di lapatinib è il recettore Her2, noto per il suo ruolo nel processo di formazione del tumore. Un tumore piuttosto aggressivo a causa dell’iperattività di questo recettore. Circa un cancro del seno su 4 è positivo a Her2.
La piccola molecola, cosiddetta per il suo peso estremamente ridotto, si conferma efficace, in combinazione con la chemio, contro il tumore del seno positivo al recettore Her2, in pazienti in fase avanzata. È quanto emerge da uno dei due studi presentati all’Asco. La ricerca ha coinvolto 24 Paesi tra cui l’Italia, arruolando 580 donne con malattia avanzata.
Il risultato è un aumento della sopravvivenza senza progressione del tumore e una significativa risposta al trattamento, che ha dunque mostrato di funzionare. «Questi risultati -sottolinea il direttore dell’unità di oncologia medica dell’ospedale di Prato e coordinatore dello studio, Angelo Di Leo- sono un passo avanti per le pazienti, un passaggio importante verso il trattamento personalizzato del tumore del seno».
Ma la molecola ha altre frecce al suo arco. Un terzo delle donne con questo tumore in fase avanzata, sviluppa metastasi cerebrali. Solo una su cinque sopravvive a un anno. Il secondo studio, condotto su 241 donne con lesioni al cervello, ha dimostrato che lapatinib riduce le metastasi cerebrali nel 19% delle pazienti, che diventano il 40% se si abbina anche la chemioterapia. «I dati dimostrano -afferma Paolo Paoletti, vicepresidente senior dell’Oncology Meedicine Development center di Gsk- il potenziale di questa molecola e ci spingono a impegnarci ulteriormente per migliorare le opzioni terapeutiche per i malati».
Fonte: La Stampa.it
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