Vietati i cellulari a scuola per studenti e docenti
Le tanto attese ed auspicate disposizioni per eliminare l’uso improprio dei cellulari a scuola sembrano essere giunte, giovedì 15 marzo, con la direttiva del Ministro della P.I. Fioroni sulle “Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.
Le riserve sono d’obbligo visto che le ‘linee di indirizzo’, o direttive che dir si vogliano, del potere esecutivo sono strumenti normativi abbastanza deboli che non possono già di per sé assumere carattere cogente.
Le linee direttive appena emanate, tuttavia, sono uno strumento che, pur nella sinteticità, e debolezza giuridica sicuramente affrontano, anche se non risolvono, l’attuale emergenza scolastica da una pluralità di angolazioni.
Non ultima il problema della collaborazione e corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia.
Non ultima il problema della collaborazione e corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia.
Aprono, ed è sicuramente questo l’aspetto più importante, la via ad interventi a più lunga scadenza in una prospettiva definitiva come la problematica richiede.
Dopo aver delineato esemplarmente il ruolo e la funzione della scuola di oggi quale “luogo di crescita civile e culturale per la piena valorizzazione della persona”, la direttiva ministeriale sottolinea il ruolo dell’autonomia grazie alla quale “ogni singola istituzione scolastica può concertare, confrontarsi, costruire accordi, creare spazi in cui le famiglie, studenti, operatori scolastici si ascoltano, assumono impegni e responsabilità, condividono un percorso di crescita umana e civile della persona”.
È appunto in quest’ottica che ogni istituzione scolastica autonoma, secondo il Ministro Fioroni, deve sentirsi chiamata a confrontarsi anche con il nuovo e scottante problema, ad aprire una fase di riflessione e a concordare sull’uso corretto del cellulare che deve sempre rispondere alle norme generali di correttezza cui è tenuto ogni studente. Correttezza già implicita nell’essere studente e che, come è fin troppo noto, è stata da tempo anche codificata dallo “Statuto delle studentesse e degli studenti”.
Un uso improprio si configura, innanzitutto, come violazione dei doveri ai quali sono tenuti gli studenti durante le attività didattiche tra le pareti scolastiche per i riflessi che ne derivano in ordine al venire meno del loro essere studenti oltre che alla perdita di dignità della scuola.
Da qui l’inderogabilità dell’irrogazione delle sanzioni disciplinari che divengono la naturale conseguenza dell’uso improprio dei nuovi strumenti informatici anche perché secondo una nuova visione, ormai sempre più condivisa, le sanzioni debbono essere inquadrate nell’ottica della punizione, del risarcimento e della riabilitazione.
Nella fattispecie dei fatti di particolari gravità dell’attuale momento, risulta essere indispensabile la deroga dal limite massimo dell’allontanamento dalla scuola oltre i quindici giorni come stabilito dalle norme vigenti.
Che la materia sia divenuta in questo momento troppo scottante, e persino esplosiva in taluni casi, è dimostrato dal fatto che l’attenzione del ministro Fioroni è fortemente concentrata sul ruolo delle scuole come istituzioni autonome le quali debbono trovare dal loro interno la forza e la capacità di risolvere il problema facendo tesoro delle forze che loro derivano da un regolamento scolastico adeguato ai tempi e alle specificità dei vari contesti territoriali.
Significativa è, soprattutto, l’attenzione che le linee ministeriali d’indirizzo riservano alla collaborazione tra scuola e famiglia che, come è noto, in questi ultimi tempi si è fortemente deteriorata, sia quanto i genitori si sono messi in posizione conflittuale nei riguardi degli insegnanti e dei dirigenti, sia quando hanno ridimensionato, sottovalutandolo, il loro ruolo consegnando alla scuola deleghe educative incondizionate.
Oggi, più che nel passato, dobbiamo essere convinti che solo con la sinergia tra le capacità educative della famiglia e quelle della scuola sarà possibile raggiungere l’unico obiettivo che non può che essere identificato se non nella crescita dei giovani nella prospettiva di una società futura basata sui principi della democrazia e della civile convivenza.
Se questa è l’ottica entro cui si pone la direttiva ministeriale, e tali sembrano essere le prospettive cui vuole far pervenire la scuola, occorre veramente augurarsi di trovarci solo di fronte ad un momento iniziale di un nuovo percorso che scuola e società civile, in cui un ruolo fondamentale è assolto dalla famiglia, dovranno intraprendere e risolvere insieme con strumenti legislativi più forti.
In quest’ottica, allora, non si giustifica l’aver sottolineato il divieto, già sancito, di usare il cellulare imposto anche ai docenti la cui formazione psico-sociale, emotiva, morale ecc. oltre che prettamente professionale, dovrebbe essere fuori discussione a meno di non voler punire anche i docenti per comportamenti degli alunni dei quali essi non possono essere ritenuti responsabili direttamente, affondando gli stessi in tensioni e disagi di natura sociale per i quali, certamente, la scuola nulla può fare, almeno immediatamente.
Fin qui sulle linee direttive in sé. Il problema, intatti, è molto più ampio e di rilevanza maggiore di quanto non sembri e di quanto ci si illuda di averlo risolto oggi ed eventualmente con provvedimenti giuridici che sicuramente verranno.
Attiene, infatti, al disagio che gli studenti di oggi provano varcando la soglia delle loro scuole nelle quali non vivono quel clima di positiva serenità che farebbe loro provare il piacere, e forse anche la gioia, di prestare attenzione a quanto gli insegnanti…insegnano, di affrontare i problemi della loro età anziché della cultura vuota, astratta, inutile che loro viene…somministrata e di cui è imbevuta la scuola italiana in questi ultimi tempi.
Bisogna avere il coraggio di dire che se la scuola fosse quell’ambiente educativo di apprendimento e di crescita che gli studenti sognano, se fosse un’autentica comunità di vita, se fosse basata su contenuti aperti, dinamici, problematizzanti ecc, insomma, sarebbero molto pochi quegli studenti che passano il tempo a…smanettare sui tasti dell’ultima diavoleria scientifica.
La scuola italiana, in definitiva, ha perso consenso e non solo tra gli studenti. Nell’intera collettività. Ad essa non credono più le famiglie e, purtroppo, tante volte neppure gli stessi docenti.
L’uso improprio dei cellulari è, sicuramente, espressione del venire meno della dignità della scuola nella collettività.Fonte: La Tecnica della Scuola
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