venerdì 30 marzo 2007

Pazzini alle Iene: sesso pre-partita

Il sesso fa male prima della partita? Chi lo sa...

Le iene - Lillo e Greg - Sesso in macchina

Lillo e Greg ci dimostrano come si fà sesso in una macchina piccola.

Ecco il video:


La mano argentina di Dio che vendicò le Malvinas

«Per l’Argentina! Per le Malvine!». Nello spogliatoio di Città del Messico, ai Mondiali 1986, quest’urlo è l'apice di Maradona.

La mano de Dios di Marco Risi. L'adolescente calciatore che, nel 1976 del golpe di Videla, ha sedici anni e non fa politica, fa l'amore (proprio mentre passa - in una scena - la tipica Ford Falcon della polizia segreta), dieci anni dopo guida la riscossa calcistica argentina sull’Inghilterra per la sconfitta militare del 1982 nell'arcipelago australe. E anche il titolo del film evoca il celebre goal di mano («La mano di Dio», dirà proprio Maradona). Così chi aveva dominato i mari con l'astuzia, con l'astuzia veniva umiliato sul mare d'erba dello stadio Azteca.


Un regista italiano alle prese con una coproduzione spagnola e immesso in un contesto argentino: come se cava? Bene. Cara al padre Dino fino dal Gaucho (1964) e a lui da Tre mogli (2001), l'Argentina di Marco Risi riesce meglio in Maradona, dove viene evocata con allusioni e col non detto, che quando viene scrutata da altri registi italiani, più problematici come Marco Bechis (Garage Olimpo).Erudito dal padre Dino, consapevole dal 1950 degli Eroi della domenica (da lui scritto) che «film sul calcio fa fiasco», Risi opta per il film sulla droga. Ma, per fortuna sua e dello spettatore, Maradona non è solo un drogato: è un eroe nazionale, che l’Argentina ama, come i Peròn e il Che (si veda Evita di Alan Parker e Comandante di Oliver Stone). Marco Leonardi già giovanissimo calciatore nell'indimenticato Ultimo minuto di Pupi Avati si conferma - nel ruolo di Maradona - il bravo attore che è e che, ora forse anche l'Italia, dopo Hollywood, riconoscerà come tale.


Salari, Italia maglia nera in Europa

Poveri italiani sempre più poveri. Siamo i «cenerentoli» tra i lavoratori europei dell’industria e dei servizi come peso della busta paga, sua rivalutazione nel tempo e per potere d’acquisto. A dirlo è uno studio Eurispes, che piazza l’Italia al quart’ultimo posto in Europa per l’ammontare dei salari lordi medi, con 22.053 euro l’anno, rispetto ai 42.484 della Danimarca, che guida la classifica. Dietro di noi solo Spagna, Grecia e Portogallo.

Colpa dell’inflazione, che ha avuto «un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi» e ha intaccato il potere d’acquisto (i nostri salari netti sono penultimi in Europa, con 16.242 euro, superiori solo a quelli portoghesi, di 13.136; i britannici primi con 28.007), ma anche dell’elevata pressione fiscale. Ci vede quarti in classifica - preceduti da Belgio, Svezia e Germania - con un aggravio del 45,85% per un lavoratore single a carico e del 36,6% per chi ha moglie e due figli a carico. In Irlanda un analogo padre di famiglia sopporta il 22%.

Infine, a pesare negativamente, c’è anche la contenuta dinamica salariale. Le nostre retribuzioni, dal 2000 al 2005, si sono rivalutate solo del 13,7%, percentuale che ci vede al terz’ultimo posto in Europa (prima la Gran Bretagna con +27,8%; la crescita comunitaria media è del 18%), seguiti da Germania (+11,7%) e Svezia (+7,7%), dove però gli stipendi sono già molto alti. Se poi andiamo a vedere l’incremento negli ultimi tre anni, sprofondiamo all’ultimo posto, con un +4,1%. C’è un bicchiere mezzo pieno? Le buste paga sempre più leggere risultano un vantaggio sotto il profilo della competitività. In termini di costo del lavoro la nostra ora media vale 21,3 euro, contro i 30,7 della Danimarca (dietro di noi Spagna, Grecia e Portogallo con 9,50 euro). Il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, però, lo stesso bicchiere lo vede mezzo vuoto: sottolinea come l’Italia sia tra quei Paesi che negli ultimi anni hanno fatto registrare un aumento del costo del lavoro «particolarmente pronunciato» e ci invita alla moderazione salariale per «riguadagnare competitività».

Fonte: La Stampa

mercoledì 28 marzo 2007

«Life» vivrà solo su Internet

La casa editrice Time ha annunciato che chiuderà nuovamente la storica rivista «Life», che era stata rilanciata alla fine del 2004 come supplemento a numerosi quotidiani.

Time ha spiegato che continuerà ad utilizzare la testata «Life» per la pubblicazione di libri e su Internet, dove sarà lanciato un sito web con fotografie tratte dal suo enorme archivio di immagini.

Tra le motivazioni che hanno portato a questa decisione, la casa editrice ha citato il «declino del mercato editoriale» e la mancanza di inserzioni pubblicitarie. Negli ultimi tre anni, «Life» è stata allegata a 103 quotidiani, facendo concorrenza ad altri popolari inserti come «Parade» - della casa editrice Advance Publications - e «Usa Weekend» di Gannett.

Time aveva già interrotto la pubblicazione di «Life» altre due volte in passato. Lanciata nel 1936 come settimanale, la rivista fu fermata nel 1972, per tornare in veste di mensile sei anni dopo. Fu sospesa nuovamente nel 2000 e quindi rilanciata come supplemento nel 2004.

«Il mercato è cambiato notevolmente dall’ottobre 2004 e la prosecuzione di questa pubblicazione non è più opportuna» si legge nel comunicato diffuso dall’amministratore delegato di Time Ann Moore.

La società, un’unità del gruppo Time Warner, è una delle più importanti case editrici americane e pubblica, tra gli altri titoli, le riviste «People», «Sports Illustrated», «Time» e «Fortune». A gennaio aveva annunciato il taglio di 300 posti di lavoro e ceduto 18 riviste minori, tra cui «Popular Science», «Field&Stream» e «Parenting». Da allora ha avviato un processo di rilancio e riposizionamento di molti dei suoi prodotti per seguire lo spostamento dei lettori e della pubblicità dalla carta stampata a Internet.

Fonte: La Stampa.it

Tumore all'utero, nelle farmacie arriva il vaccino

Una «vera e propria rivoluzione per le donne» e una notizia che apre la strada alla messa a punto di altri vaccini contro varie forme di cancro. È salutato così l´arrivo nelle farmacie italiane del primo vaccino contro il papilloma virus (HPV), causa principale del tumore al collo dell'utero. L'annuncio ufficiale è stato dato in una conferenza stampa a Roma dove era presente anche l'oncologo Umberto Veronesi.

Tra le donne tra 15 e 44 anni, il tumore al collo dell'utero è la seconda causa di morte per tumore in Europa (il primo è il cancro al seno). Solo in Italia colpisce 10 donne ogni giorno Quello ora disponibile nelle farmacie è il primo vaccino contro una forma specifica di tumore mai messo a punto. L'indicazione alla vaccinazione è per le donne dai 9 ai 26 anni e l'Italia è il primo Paese europeo che, per decisione del ministro della Salute Livia Turco, concederà la vaccinazione gratuita alle ragazze dodicenni a partire dalla fine del 2007. Attualmente, il vaccino, prodotto dalla Sanofi Pasteur Msd, viene distribuito gratuitamente solo negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, dove è stato messo a punto. Il farmaco - prescritto dallo specialista - va somministrato in tre dosi da assumere entro sei mesi.

Veronesi ha invitato a vaccinare le bambine contro il cancro del collo dell'utero dal momento che il vaccino «è sicuro e non ha controindicazioni». «Nove milioni di nuovi casi di cancro nel mondo ogni anno - ha detto Veronesi -, circa 1,6 milioni sono causati da agenti infettivi e il Papilloma virus è quello che causa il maggior numero di tumori, cioè 550mila forme di cancro al collo dell'utero ogni anno. Secondo l'oncologo, la disponibilità del nuovo vaccino è dunque «una grande notizia per le donne, che per la prima volta potranno proteggersi dalla seconda causa di tumore femminile».

La componente della commissione Sanità del Senato Laura Bianconi ha annunciato che l'obiettivo per il prossimo futuro è estendere la vaccinazione gratuita contro il cancro al collo dell'utero anche ad altre fasce d'età della popolazione femminile. La spesa per questa misura rivolta alle ragazze di 12 anni, ha sottolineato la Bianconi, «è pari a 75 milioni di euro, ma già stiamo predisponendo emendamenti sulla prossima finanziaria - ha annunciato - perché il finanziamento sia aumentato proprio per allargare la possibilità di vaccinare gratis un maggior numero di donne. In altre parole, partiamo con le dodicenni, ma non ci vogliamo fermare qui e con le prossime finanziarie amplieremo i fondi, perchè, se si può riuscire a sconfiggere questa forma di tumore che colpisce 3.800 donne l'anno e ne fa morire 1.700, vogliamo certamente essere parte attiva».

Veronesi ha quindi annunciato che l'istituto europeo di oncologia contribuirà allo sviluppo del vaccino contro il Papilloma virus con uno studio per l'incremento della vaccinazione delle ragazze di 18 anni che verrà avviato prima dell'estate. «Si apre anche la strada per la messa a punto di vaccini per altre forme di tumore dovute a virus - ha sottolineato l'esperto -, come la leucemia, linfomi, tumori del fegato e della faringe. Infatti il 20% dei tumori sono appunto dovuti ad agenti virali. Questo - ha aggiunto - il momento importante per il mondo scientifico e il vaccino avrà un grande impatto sociale».

«Il nuovo vaccino però non deve far pensare che il pap test sia uno strumento superato. Il vaccino è importante, soprattutto per le generazioni future, ma il test aiuta sempre. Quello della lotta al tumore del collo dell'utero rimane un tema aperto: la vaccinazione per le donne tra i 20 e i 30 anni, più vicine alla soglia di età a rischio, è importante almeno quanto lo screening periodico del loro stato di salute».

Fonte: L'Unità

Preside rapisce 32 alunni per chiedere al governo case e scuole

L’uomo, che già in passato aveva sequestrato due sacerdoti, si è asserragliato con due complici in un autobus davanti al municipio di Manila con i suoi alunni, di età compresa fra i tre ed i cinque anni. Dopo una giornata di tensione, sono stati rilasciati.

Manila (AsiaNews/Agenzie) – Il preside di una scuola elementare filippina ha rapito questa mattina 32 suoi alunni (di età compresa fra i tre ed i cinque anni) e due insegnanti mentre, su un autobus, si recavano in gita a Tagaytay, località a sud di Manila. Alle 19 (ora locale), il gruppo è stato rilasciato.
Secondo il rapitore, il gesto serve per chiedere alle autorità di dare una scuola ed una casa a 145 bambini che vivono in un Centro di accoglienza di uno dei distretti più poveri di Manila, Tondo.
Il preside, che si è identificato come Jun Ducat, ha chiamato una stazione radio di Manila ed ha chiesto istruzione gratuita e case per 145 alunni di scuola media che al momento si trovano nel Centro di accoglienza Musmos Day, uno dei pochi istituti educativi del poverissimo distretto di Tondo.
Nel suo intervento radio, Ducat ha promesso di “arrendersi in maniera pacifica” se le sue richieste verranno: “Amo questi bambini, e loro sono il motivo per cui sono qui. Non inizierò certo a sparare”.
Il senatore Alfredo Lim, ex capo della polizia di Manila, ha spiegato che Ducat è conosciuto da tempo per essere un agitatore in cerca di attenzione: nel 1987, per una disputa legale, aveva rapito due sacerdoti cattolici dicendo di essere armato di granate, poi rivelatesi finte. Per questo, dice, “sono sicuro che tutto finirà per il meglio”.

Fonte: AsiaNews.it

Dico/ Nota della Cei: legalizzazione inaccettabile

La legalizzazione delle unioni di fatto è "inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo"; avrebbe effetti deleteri sulla famiglia perchè toglierebbe "al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro". E' quanto afferma la Nota del Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana. "Un problema ancor più grave - sottolineano i vescovi - sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile".

"Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile". Lo scrivono i vescovi italiani nella "Nota Pastorale a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto".

Ogni cristiano "è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l'insegnamento del Magistero". E dunque nessun politico che si proclami cattolico "può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società".

Il no dei vescovi italiani alla legalizzazione delle coppie di fatto rappresenta "una parola impegnativa"
per i politici cattolici. Nella loro Nota Pastorale i vescovi si rivolgono "specialmente ai cattolici che operano in ambito politico" ai quali ricordano "l'insegnamento del Papa nella sua recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis". "I politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale - ricordano i vescovi italiani - devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana", tra i quali rientra la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna".

"Comprendiamo - scrivono ancora i vescovi - la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica".

Anche se con fermezza la Nota della Cei definisce "incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto", il tono della dichiarazione è pastorale. "Non abbiamo - affermano infatti i vescovi - interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera".

"Ogni persona - ricordano - prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell'affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, à un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per l'impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli".

Fonte: Libero.it

martedì 27 marzo 2007

Sfila Moratti, ma la vera star è Berlusconi

Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, in cappotto bianco molto elegante e senza fascia tricolore, è il simbolo della manifestazione. Lei l'ha voluta, lei ha aderito, lei parla dal palco. Ma è Berlusconi la star.

Dalle finestre di corso Buenos Aires a quelle di piazza Argentina, dagli attici di corso Venezia a quelli di via Palestro, o lungo il percorso, i milanesi presenti alla manifestazione per la sicurezza è a Berlusconi che riservano l'accoglienza più calorosa. «Silvio-Silvio» il grido sale a più riprese dal corteo, e lui non si nega: provocando non pochi problemi al più che rafforzato servizio d'ordine si ferma a stringere mani, a farsi fotografare, vorrebbe anche firmare autografi. Così quella che doveva essere solo una comparsata da «consigliere comunale che sostiene il suo sindaco», si trasforma per il leader di Forza Italia in una passeggiata trionfale per le vie del centro.

Stando alle dichiarazioni della vigilia quella di Milano non doveva essere una manifestazione politica. Così non è stato perchè dal palco ha parlato anche lui, Berlusconi. Perchè è stata la gente a chiedere un suo intervento. Così è stato all'urlo di "Silvio-Silvio" che Berlusconi da quel palco è stato, per così dire, "costretto" a prendere la parola. E le sue sono state parole esplicite: «Siamo qui per dire basta con questo governo, qui per dire che questo Governo si deve dimettere».
Prima, camminando per corso Buenos Aires protetto da un doppio cordone di servizio d'ordine e tra una ressa incredibile, si era concesso alle domande dei cronisti per quel che era possibile, date le condizioni. Annunciando che Forza Italia sul voto del rifinanziamento della missione in Afghanistan si asterrà. E replicando al sostituto pg di Milano che, poche ore prima, aveva chiesto per lui una condanna a cinque anni nei suoi confronti per la vicenda Sme: «Se credono di fermarmi con questi metodi, allora vuol dire che non mi conoscono».

Poi si è concesso alla gente. Come per esempio a Maddalena, una giovane donna di Sesto san Giovanni presente alla manifestazione nonostante sia costretta da anni su una sedia a rotelle per una malattia congenita. «Ho chiesto al presidente - ha detto Maddalena - che ci aiuti a far cadere questo Governo. Perchè questo Governo mi ha tolto la fisioterapia e le medicine». E lui? «Lui mi ha detto "brava, sei stata coraggiosa a venire"». Quindi, dal palco, ha ribadito la promessa fatta a Maddalena: «Questo Governo si deve dimettere».

Fonte: Libertà Online

Motociclismo: Locatelli fuori dal coma, tornerà in Italia oggi

Il centauro Roberto Locatelli è uscito dallo stato di coma farmacologico in cui era stato indotto e oggi dovrebbe fare rientro in Italia. Lo riferiscono i media spagnoli.

Il pilota della Gilera ha perso il controllo della sua moto sabato scorso, schiantandosi conto le protezioni del circuito di Jerez, durante le prove del Gran Premio spagnolo.

Locatelli è stato portato in ospedale dopo aver riportato un trauma cranico, fratture multiple al viso e alla clavicola sinistra, oltre ad una brutta frattura alla caviglia sinistra.

Il pilota bergamasco, intubato presso l'ospedale di Cadice, è stato sottoposto sabato ad un intervento chirurgico alla caviglia e dopo che ieri una tac ha dato esito negativo su possibili danni al cervello, è stato svegliato dal coma farmacologico.

Locatelli sarà trasferito all'istituto Bellaria di Bologna per essere sottoposto ad un intervento chirurgico al viso.

Fonte: Reuters Italia

Bagnasco e i Dico: "Pericolosi e inaccettabili"

Prima prolusione del nuovo presidente della Cei, dedicata per metà al tema della famiglia: sì all'appoggio dei vescovi alla manifestazione del 12 maggio

Il disegno di legge sui Dico è «pericoloso e inaccettabile»
. È quanto ha affermato nel pomeriggio di oggi il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco nella sua lunga relazione, un testo atteso sia per l'intenso dibattito sulle coppie di fatto e sui «Dico» che ha caratterizzato la vita politica degli ultimi mesi, sia per comprendere il nuovo stile di governo della Chiesa italiana.

Già da questo esordio, si notano differenze tra lo stile di Bagnasco e quello del suo predecessore alla Cei, il card. Camillo Ruini. La prolusione dell'arcivescovo di Genova, 8 pagine in tutto, è divisa in due parti, una ecclesiale e l'altra dedicata al tema della famiglia.

Spariscono i temi della politica e dell'attualità, dell'economia e della politica estera, non c'è alcun riferimento alla situazione sociale del Paese. Un solo riferimento forte all'Europa: la richiesta rinnovata del riconoscimento pubblico delle radici cristiane del continente.Bagnasco ha ribadito che primo interesse della Chiesa è di difendere e tutelare la famiglia, e in «questa cornice si colloca ciò che è stato detto, dall'interno della comunità ecclesiale, nel corso delle ultime settimane, in riferimento al disegno di legge in materia di 'Diritti e doveri delle persone unite in stabile convivenza».

Il presidente della Cei ha spiegato di aver apprezzato quanto è stato fatto da parte del mondo cattolico in queste settimane su questo tema, impegnandosi «ad assumerlo e a svilupparlo». Quindi mons. Bagnasco ha affermato: «Desidero per un verso rilevare la convergente, accorata preoccupazione espressa dai vescovi su questo disegno legislativo inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale e educativo».

Allo stesso tempo, ha osservato l'arcivescovo di Genova in quello che sembra essere il passaggio forse più significativo della sua lunga relazione, «registro la preoccupazione che lo stesso provvedimento ha suscitato in seno al nostro laicato, nelle parrocchie come nelle aggregazioni. Mai come su questo fronte così esposto, loro intercettano ciò che il concilio Vaticano II dice sia a proposito del matrimonio e della famiglia, sia del dovere della partecipazione per una vita civile più equilibrata e saggia conosci che la famiglia è un bene della società nel suo insieme, non solo cristiani».

Bagnasco ha affermato che la sua preoccupazione per la famiglia è «per nulla politica ed eminentemente pastorale».

Il presidente della Cei ha riconfermato oggi l'appoggio dei vescovi italiani alla manifestazione del prossimo 12 maggio in favore della famiglia e ha anche spiegato che nel corso del Consiglio episcopale permanente verrà messa a punto «una nota pastorale che, ponendosi sulla stessa linea di ciò che è stato fatto in passato in altre cruciali evenienze, possa essere di serena, autorevole illuminazione sulle circostanze odierne».

Quanto alla manifestazione del prossimo 12 maggio dal titolo «Più famiglia», indetta dalle associazioni cattoliche ed ecclesiali, Bagnasco ha osservato: «È noto che proprio dall'interno delle aggregazioni laicali è scaturita l'idea di una manifestazione pubblica per il prossimo 12 maggio, che dia ragione della speranza che è in noi su questo nevralgico bene della vita sociale, quale è la famiglia nata dal matrimonio tra un uomo e una donna e aperta alla generazione e dunque al domani».

«Si tratterà, dunque - ha aggiunto - di una 'festa della famiglia', come è successo anche in altri Paesi. Come vescovi non possiamo che apprezzare questo dinamismo volto al bene comune».

Sul piano ecclesiale mons. Bagnasco ha espresso un lungo e sentito ringraziamento all'opera compiuta dal cardinale Camillo Ruini, quindi ha indicato nella collegialità la stella polare della propria azione di governo.

Fonte: Quotidiano.net

venerdì 23 marzo 2007

La Camera sfida Bush: via le truppe dall'Irak entro settembre 2008

Per appena sei voti la Camera dei rappresentanti ha approvato la mozione che collega l'approvazione dei 124 miliardi di dollari richiesti da George Bush per la guerra, al ritiro delle truppe di combattimento entro il settembre del 2008.

«Il popolo americano ha perso la fiducia nel modo in cui il presidente sta conducendo questa guerra» ha detto prima del voto la speaker Nancy Pelosi. «Il popolo americano vede la realtà della guerra, il presidente no» ha aggiunto.

La maggioranza democratica ha così ottenuto una vittoria nello scontro con la Casa Bianca sulla gestione del conflitto, sfidando Bush che ha affermato che un ritiro affrettato avrebbe conseguenze devastanti per la sicurezza dell'America e che ha già annunciato che metterà il veto su qualsiasi legge che il Congresso potrà approvare in questa direzione.

Fonte: Il Giornale.it

Fassino-Berlusconi, colloquio in Senato

I due avrebbero discusso di legge elettorale

Silvio Berlusconi ha mostrato in Senato a Piero Fassino i risultato di un sondaggio. E' successo durante la cerimonia a Palazzo Madama per il cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma.

Mentre i presidenti dei Parlamenti d’Europa intervengono, il leader di Forza Italia si siede accanto al segretario dei Ds e con lui conversa per una buona ventina di minuti. E gli fa vedere un sondaggio tirato fuori da una cartellina. L’intestazione del foglio, pieno di grafici e tabelle, è «Silvio Berlusconi e Romano Prodi: la fiducia. Gennaio-marzo 2007». I due chiacchierano animatamente, Fassino annuisce e scuote la testa.

Ma Fassino e Berlusconi avrebbero parlato anche di legge elettorale. Lo si deduce dagli appunti presi dall’ex premier, immortalati con il teleobiettivo dai fotografi appostati in tribuna stampa, dopo che Fassino lascia l’Aula. In testa ad un foglio Berlusconi scrive «Fassino». E quindi tre paragrafi: «maggioranza nazionale», «no a preferenze», «sì a sbarramento». Probabilmente i punti su cui i due hanno discusso.

Fonte: La Stampa

Mullah Dadullah: “Ho rifiutato un milione di dollari”

Il mullah Dadullah ha rifiutato un milione di dollari offerti dall’Italia per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. E’ quanto sembra abbia dichiarato in una telefonata fatta al giornalista pachistano Rahimullah Yusufzai che, a sua volta, lo ha riferito al settimanale tedesco ‘Der Spiegel’.

“Abbiamo rifiutato la proposta dei diplomatici italiani, che ci avevano offerto un milione di dollari”, ha dichiarato Dadullah nella telefonata, perché “i talebani non si comprano”.
Poi ha aggiunto di aver personalmente comunicato all’ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che nemmeno 10 milioni di dollari sarebbero stati sufficienti per la liberazione di Mastrogiacomo.
Ciò che voleva, ha ribadito, era il rilascio dei prigionieri talebani.

Nella stessa intervista il capo talebano avrebbe riferito che Adjmal Nashkbandi, l’interprete di Daniele Mastrogiacomo, è ancora nelle mani dei sequestratori.
Le autorità afghane, ha detto Dadullah, non si sono preoccupato della sorte dell’interprete.
“Il governo Karzai era interessato solo all’italiano”, ha assicurato.
Ora, per liberare Adjmal, il mullah pretenderebbe il rilascio di Mohammed Hanif, cui Dadullah aveva rinunciato in cambio della liberazione di suo fratello.

Dadullah ha poi raccontato che lo scambio tra Mastrogiacomo e i cinque talebani è avvenuta nei pressi del fiume Helmand, nell’omonima regione meridionale del Paese.
“Un gran numero di nostri combattenti si sono recati sul luogo per salutare i compagni liberati”, ha riferito.
“Tutti hanno sparato in aria, è stata una festa enorme”.
Il capo talebano ha spiegato di aver “condotto” personalmente le trattative per il rilascio del fratello e l’esito dei negoziati “un importante successo” per la sua organizzazione, in particolare per il fatto che i due portavoce liberati sono “politicamente importantissimi”.
Gli altri tre talebani, invece, riprenderanno immediatamente a combattere nel sud dell’Afghanistan.

Yusufzai ha poi passato l’intervista di Dadullah anche al giornale inglese «The Guardian».
In essa, il mullah, come aveva già dichiarato in settimana dopo la liberazione di Mastrogiacomo, ribadisce l’intenzione di voler continuare a rapire giornalisti stranieri in Afghanistan.
Sarà “catturato” qualunque reporter si aggirerà nel sud del Paese senza l’autorizzazione dei taleban, ha annunciato.
Dopo la liberazione del fratello in cambio di Mastrogiacomo, asserisce Yusefzai, Dadullah “dice di sentirsi così felice che prenderà un pò di riposo e lascerà per un poco le redini a suo fratello”.

Fonte: noipress.it

Casalinghe (non più) disperate: in sei lezioni il computer è servito

Un grande schermo nero. Un groviglio di fili da districare per poter eliminare i batuffoli di polvere che si sono impigliati nei cavi. E poi come si riattaccano? La ventola che gira all’impazzata: come diavolo si spegne il computer? Scene di «lotta quotidiana», che vede contrapposti casalinghe e il pc, questo sconosciuto. A correre in aiuto delle 80mila casalinghe un libro, appena uscito «Il computer per casalinghe disperate» di Alessandra Samaritani Ruggiero, con la prefazione di Lina Sotis, e il progetto «Donne in rete» di Donneuropee Federcasalinghe, corso base di computer in 6 puntate, sostenuto dall’assessorato alle Pari opportunità di Palazzo Marino.

«Avvicinare le donne al computer è molto importante - sottolinea Mariolina Moioli, assessore a Pari opportunità, Famiglia e Politiche sociali del comune -. Una lenta trasformazione, quella tecnologica sta cambiando le nostre vite, forse non ci rendiamo ancora conto della sua portata, ma non possiamo certo rimanerne fuori. L’informatica migliora la vita, l’età non conta, si impara sempre. Per questo abbiamo deciso di sostenere il corso di computer organizzato da Federcasalinghe ed Excellent. Con il computer - continua la Moioli - potrete anche accedere ai servizi a disposizione sul sito del Comune, come la richieste di certificati o di documenti e alle informazioni a disposizione on line».

Il corso gratuito, che si terrà in più edizioni, comincerà il 12 aprile e si svolgerà in sei sedute settimanali di mezza mattinata ciascuna nella sede di Excellent in via Cibrario 4, (MM1 Rovereto) e di un laboratorio per fare pratica una mattina alla settimana nella sede di Federcasalinghe di via F. Sforza 19. Le lezioni si propongono di stimolare l’interesse per l’informatica e di fornire le nozioni base. Gli incontri, monotematici, affronteranno la struttura del computer, i principali programmi, i sistemi di elaborazione di testi, l’uso dei Excel, di Internet e gli usi che si possono fare della rete, i programmi di posta elettronica.

«L’estrema soddisfazione che proveremo quando riusciremo da sole a superare anche solo un piccolo problema “computeresco”... ahh sarà un momento impagabile, il nostro senso di
autostima schizzerà a livelli stellari e nel nostro immaginario Bill Gates ci farà un baffo». Questa frase, tratta dallo spiritoso e utile libro di Alessandra Samaritani Ruggiero Il computer per casalinghe disperate (Cairo Editore, 224 pp, euro 13), riassume bene anche lo spirito con cui è organizzato il corso.

«Donne non fatevi spaventare dal computer e dalle paura di fare qualche errore, schiacciate i tasti in libertà, non succederà niente di grave» è il «grido» liberatorio dell’autrice, mamma di tre figli, casalinga ed esperta informatica. «Il computer vi semplifica la vita - spiega Alessandra Ruggiero - con internet potrete fare la spesa on line, prenotare un aereo low cost, fare ricerche per i vostri figli, prenotare visite alle mostre, sporgere denuncia. Semplifica la vita e permetterà di risparmiare tempo utile magari per fare altre cose. Il computer diventa uno strumento di lavoro in casa «come un elettrodomestico». Ma c’è anche chi lo usa per scrivere le mail ad amici, per parlare gratis con parenti lontani, che si possono vedere anche con la web cam. «Eureka ce l’ho fatta, ho 76 anni e ho imparato a inviare delle mail. Grazie grazie» scrive una signora all’autrice del manuale.

Fonte: Marta Bravi per IlGiornale.it

Adozioni internazionali: firmato accordo tra Italia e Bielorussia

E' stato firmato a Minsk, il protocollo internazionale che sancisce la ripresa delle vacanze in Italia per i bimbi orfani bielorussi e un'accelerazione nei processi burocratici per le adozioni internazionali. Soddisfazione delle associazioni e delle famiglie.

L'italia e la Bielorussia hanno firmato un nuovo protocollo d'intesa per le adozioni internazionali, aggiornando di fatto l'ultimo accordo risalente al 2005. La firma è stata apposta a Minsk e sancisce l'auspicata ripresa dei colloqui in materia di adozione tra i due Stati.

Nell'incontro è stato anche siglato un accordo che permetterà il ritorno dei bambini orfani bielorussi in Italia a scopo terapeutico (magari al fine ultimo di ottenerne l'adozione).

i rapporti tra i due stati si erano congelati dopo che l'anno scorso, una coppia ligure, aveva cercato di impedire a Vika (appena 10 anni) di ritornare in patria, tenendola nascosta per diverso tempo in un'altra casa. L'episodio fu causato dalla confessione della piccola circa i maltrattamenti disumani che avrebbe subito nell'orfanotrofio di Minsk.

La bambina fu comunque rimpatriata, grazie alle pressioni del governo italiano, ma da allora i bambini bielorussi non furono più mandati in Italia per evitare altre situazioni "poco piacevoli".

Si spera che dopo l'accordo di ieri, la Bielorussia possa dare una vigorosa accelerata a tutte le domande di adozione rimaste sospese da quel momento e che i rapporti possano rinsaldarsi pacificamente. Soprattutto per il bene dei bambini.

Fonte: Bari Mia

Uranio impoverito, troppi soldati tornano contaminati

Un militare italiano in servizio nei Balcani ha denunciato, per voce del maresciallo Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare, un'associazione che assiste gli appartenenti alle forze armate e i loro familiari, che lui e molti suoi commilitoni sono stati contaminati dall'uranio impoverito usato nei campi di battaglia.

Secondo il soldato almeno il 70% dei reduci si sottopone ad un intervento alla tiroide, secondo Leggiero le operazioni verrebbero effettuate in un ospedale di Siena e in altre strutture convenzionate con l'esercito. Secondo l'Osservatorio sono 46 i militari morti per la contaminazione e più di 500 i malati.

La denuncia ha riaperto la polemica e Lidia Menapace, presidente della commisione di inchiesta parlamentare del Senato ha stabilto quali saranno le linee guida della commissione per: "acquisire elementi e valutazioni di tipo oggettivo ed ufficiale".

Sulla questione le opinioni sono discordi, altre associazioni hanno dati diversi, così come diversi sono quelli forniti dal ministero della Difesa. La commissione Mandelli, in tre successive relazioni, ha concluso che rispetto alla statistica, i soldati che hanno preso parte a diverse operazioni nelle zone "incriminate" sono quattro volte superiori alla media, ma la stessa commissione non è stata in grado di collegare direttamente la presenza dell'uranio ai casi di tumore registrati.

I primi casi segnalati in Italia risalgono al 1999 quando un soldato cagliaritano (Salvatore Vacca) morì di leucemia al ritorno della missione militare in Bosnia.

Cosa è l'uranio impoverito
Per uranio impoverito si intende il combustibile di risulta delle centrali nucleari che ha una minore intensità radioattiva. Il termine è una traduzione dall'inglese "depleted uranium", che a volte viene tradotto - soprattutto in ambienti scientifici e militari - con il termine uranio depleto.

Il minerale ha usi civili e militari: è usato come contrappeso in applicazioni aerospaziali, come per le superfici di controllo degli aerei (alettoni e piani di coda). Ogni Boeing 747 contiene 1.500 kg di uranio.

Militarmente è usato per le munizioni anticarro, questo tipo di proiettile penetra nella corazzatura, per il solo effetto dell'alta densità unita alla grande energia cinetica dovuta all'alta velocità. Il processo di penetrazione polverizza la maggior parte dell'uranio che esplode in frammenti incandescenti (fino a 3000 °C) quando colpisce l'aria dall'altra parte della corazzatura perforata, aumentandone l'effetto distruttivo.

Quando il proiettile colpisce l'obiettivo, o quando un carro armato con corazzatura all'uranio prende fuoco, parte dell'uranio impoverito brucia e si frammenta in piccole particelle.

Il pericolo principale di contaminazione è l'inalazione, seguito dal contatto e dall'assorbimento mediante il ciclo alimentare o attraverso l'acqua. Un pericolo particolare deriva dall'incorporazione di particelle di uranio impoverito attraverso le ferite, che le porta direttamente a contatto con i tessuti vitali.

Fonte: Rainews24

Iran cattura marinai britannici in acque irachene

L'Iran ha catturato quindici membri della Marina britannica durante una "consueta operazione di abbordaggio" in acque irachene oggi, ha detto il ministero della Difesa britannico.

L'ambasciatore iraniano a Londra è stato convocato, e la Gran Bretagna chiede l'immediato rilascio del personale.

"Alle 10.30 circa di stamattina orario iracheno, 15 membri del personale della Marina britannica, impegnati in consuete operazioni di abbordaggio di navi mercantili in acque territoriali irachene ... sono stati sequestrati da navi iraniane", ha detto il ministero in una nota.

"Ci stiamo occupando con urgenza della questione con le autorità iraniane al più alto livello e su indicazione del segretario degli Esteri, l'ambasciatore iraniano è stato convocato dal Foreign Office. Il governo britannico chiede il ritorno immediato e sicuro del nostro personale e della nostra attrezzatura".

Fonte: Reuters Italia

Iraq, vicepremier ferito in attentato suicida

Il vice primo ministro iracheno Salam al-Zobaie è in sala operatoria per le ferite riportate nell'attentato suicida avvenuto oggi nel luogo in cui si stava tenendo la preghiera del venerdì a cui il politico stava partecipando. Le condizioni del vicepremier sarebbero "non ancora stabili", secondo quanto riportato da un funzionario della sicurezza irachena.

Il generale di brigata Qassim Moussawi, portavoce delle forze di sicurezza irachene a Baghdad, ha detto alla televisione di stato Iraqiya che Zobaie è stato ferito in varie parti del corpo.

"In questo momento la stanno operando. Le sue condizioni non sono ancora stabili", ha detto Moussawi.

In precedenza, un assistente di Zobaie aveva detto che il vicepremier aveva riportato delle ferite all'addome e a una spalla, causate dalle schegge dell'ordigno trasportato da un attentatore kamikaze.

L'attentato è avvenuto in un edificio di Baghdad dove si stava tenendo la preghiera del venerdì a cui partecipava Zobaie, che oltre a essere uno dei due vicepremier del paese, è anche un importante esponente del raggruppamento politico sunnita iracheno.

Fonte: Reuters Italia

Anniversario Ue, Prodi al Senato: "Facciamo ripartire l'Europa"

Il premier ha ribadito la necessità di rilanciare la costituzione europea ed ha indicato tra le priorità dell'Unione il maggiore coinvolgimento dei cittadini e la necessità di creare rete tra tutte le amministrazioni. Anche Barroso e Napolitano incoraggiano il dialogo e la necessità di valorizzare le diversità senza annullarle

“Stiamo lavorando al rilancio dell'Europa; dobbiamo ripartire a testa alta (…) ancora più determinati, senza cercare soluzioni al ribasso”. Così si è espresso Romano Prodi intervenendo alla riunione del Comitato delle regioni Ue, in occasione della celebrazione dei 50 anni dei Trattati di Roma, nella sala del Senato. Per il presidente del Consiglio occorre rilanciare il progetto dell’Europa unita “ripartendo dal trattato costituzionale di Roma firmato nell'ottobre 2004” in modo da affrontare le elezioni europee con nuove regole. Inoltre ha ribadito che “nei primi cinquanta anni abbiamo avuto la possibilità di lavorare al nostro interno (mercato unico, euro, abbattimento delle frontiere) nei prossimi cinquanta esisteremo solo se sapremo esistere all'esterno".

Il premier ha inoltre indicato le tre priorità a cui l’Europa non può sottrarsi. La prima riguarda i cittadini: gli stati dovrebbero mettersi all'ascolto, spiegare e convincere della necessità di Europa a tutti i nostri concittadini dell'Unione. La seconda missione interessa invece i governi.“Più Europa un tempo significava solo più finanziamenti; oggi, più Europa significa anche più possibilità per le regioni di dotarsi del quadro giuridico, delle idee, degli strumenti per affrontare e vincere la sfida della globalizzazione e quindi tutte le amministrazioni devono rafforzare i legami tra governo centrale, locale e regioni. La terza priorità riguarda lo scambio di idee e risorse tra tutti i membri dell’unione per creare una rete di collaborazione ancor più diretta.

E' seguito l'intervento del presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso per il quale "la missione" dell'Europa è quella di "promuovere la libertà e lo stato di diritto al di là delle sue frontiere". Barroso ha quindi sottolineato che è necessaria "una soluzione al problema del Trattato costituzionale" e che lo slancio per farlo si può andare a cercarlo anche nel suo passato, quando gli accordi del '57 rappresentarono in un continente devastato dalla guerra ''la rivincita del dialogo sulla vendetta, del buon governo sulle armi".

Napoletano intervenendo alla mostra "I capolavori dell’arte europea al Quirinale", inaugurata stamattina, ha commentato che queste opere scelte dai capi di stato dei 26 paesi dell’unione come particolarmente rappresentative delle rispettive tradizioni artistiche nazionali "mostrano come l'Europa sia stata e sia nello stesso tempo una e plurale, capace di ritrovarsi, senza annullare le sue diversità in un comune spazio culturale e quindi in un comune progetto di integrazione economica, giuridica e politica".

Sempre a Roma stamane il presidente dell'Episcopato italiano ha aperto un convegno sui "Valori e prospettive per l'Europa di domani. I 50 anni dei Trattati di Roma". Mons. Angelo Bagnasco ha esortato i cattolici europei a "riportare i principi cristiani nel cuore a fondamento del continente europeo". Sono proprio questi principi, ha detto, che hanno fatto "la cultura e la storia dell'Italia e dell'Europa senza per questo intaccarne la laicità”.

Fonte: AteneOnline

giovedì 22 marzo 2007

IMPIANTATO IL PRIMO CUORE ARTIFICIALE ITALIANO

E' stato impiantato per la prima volta, in un paziente tedesco operato nell'università di Bochum, il cuore artificiale realizzato in Italia, nell'Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) a Pisa e realizzato dall'azienda NewCorTec. Il cuore, chiamato BestBeat, batte in un paziente tedesco di 68 anni che soffriva di un grave scompenso cardiaco. Il paziente è stato operato in Germania, nel Centro Cardiochirurgico dell'università di Bochum a Bad Oeynhausen.

L'intervento "costituisce finalmente il punto di partenza della sperimentazione clinica del 'cuore artificiale' italiano", ha detto il "padre" del dispositivo, Luigi Donato, direttore dell'Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa e presidente della NewCorTec. La sperimentazione, ha aggiunto Donato, "continuerà nei prossimi mesi con gli ulteriori impianti in Francia e nei centri italiani, in attesa dell'autorizzazione del ministero della Salute".

La sperimentazione durerà circa un anno e altri esemplari del cuore artificiale italiano saranno impiantati in un centro francese e in quattro centri italiani (Ospedali Riuniti di Bergamo, Centro Cardiochirurgico del CNR di Massa, ospedale Niguarda di Milano e Policlinico San Matteo di Pavia). Al termine della sperimentazione, la società conta di ottenere la certificazione europea del dispositivo (marchio CE) entro la primavera del 2008.

Il ventricolo artificiale (VAD) è il frutto di ricerca e tecnologia tutte italiane e il suo primo impianto in un paziente, ha osservato Donato, "costituisce anche il punto di arrivo di un'avventura, iniziata quasi 30 anni fa". Il CNR aveva infatti promosso allora la ricerca sul cuore artificiale, in collaborazione con la Fiat e la società di ricerca Tecnobiomedica: un filone di ricerca proseguito con le risorse del ministero per l'Università e la ricerca e che ha portato a realizzare e sperimentare i primi dispositivi presso i laboratori del CNR di Pisa, quindi ai brevetti alla produzione pilota, culminata nella nascita della NewCorTec, start-up partecipata da Tecnobiomedica e Umbra Cuscinetti di Foligno. Attualmente il cuore artificiale è l'opzione più concreta come ponte verso il trapianto, considerando che a fronte di 100 mila malati l'anno con scompensi così gravi da risultare in breve tempo fatali, i donatori disponibili sono appena 3-4.000.

Rispetto ai dispositivi dello stesso tipo, il cuore artificiale italiano ha alcune caratteristiche innovative. Non è infatti soltanto un ponte in attesa del trapianto, ma un ponte verso il recupero perché, quando le condizioni dei pazienti lo permettono, permette di iniziare terapie di recupero della funzionalità cardiaca.

Per il presidente del CNR, Fabio Pistella, il risultato "dimostra che il CNR ha la competenza scientifica e la capacità progettuale, radicate nel passato, ma anche una positiva dinamica verso il futuro per realizzare la sua missione di creare valore per le imprese e i cittadini attraverso le conoscenze generate dalla ricerca". Soddisfazione anche da parte delle imprese socie della NewCorTec, come la Quantica SGR, il cui presidente, Roberto Aguiari, ha osservato che "l'unione delle competenze professionali del mondo dei ricercatori del CNR e delle università italiane, con le professionalità gestionali e finanziarie del mondo privato ha raggiunto un obiettivo molto importante per il Paese".

Fonte: Ansa

Il Papa si confessa: "Io, teologo mancato..."

«Volevo fare il teologo e mi tocca fare il Papa». Si può sintetizzare così l'allegro scambio di battute questa mattina tra Benedetto XVI e i docenti della Facoltà teologica di Tubinga dove lo stesso Ratzinger è stato docente negli anni '60. Il Papa, riferisce Radio Vaticana, ha confessato scherzosamente che l'incontro, facendolo tornare ai tempi del suo insegnamento all'Università di Tubinga, lo ha fatto sentire più giovane. Quindi ha confidato che aveva visto nell'insegnamento la propria vocazione. «Ma la volontà di Dio voleva altra cosa», ha aggiunto.

La teologia, ha sottolineato il Pontefice, «non è una scienza per pochi, essa è importante per tutti: risponde infatti alle domande che l'umanità si pone e chiarisce i contenuti della Verità. Un impegno grande, dunque, quello della teologia, che non va dimenticato e cui essa stessa deve adempiere. Una scienza che non deve fermarsi ad analisi condotte con metodo, ma che deve porgere risposte alle domande fondamentali di oggi».

Per il Papa l'incontro di questa mattina è stato «un segno dell'unità interiore» che sussiste fra l'insegnamento della teologia e il proprio servizio pastorale come Pontefice. Il teologo, ha proseguito Papa Ratzinger, deve «chiedersi sempre se quanto scrive corrisponda al vero e quanto sia importante per il mondo contemporaneo». Benedetto XVI ha poi aggiunto che deve esserci pure «unità fra insegnamento teologico e servizio pastorale nella Chiesa; per l'uomo, per il mondo e per il nostro futuro».

«La teologia - è stata la conclusione del Papa - ha bisogno del coraggio di fare domande ma deve anche ascoltare devotamente le risposte della fede cristiana, e questo perchè essa non resti al chiuso delle università ma aiuti anche a vivere».

Fonte: IlGiornale.it

Bidello delle elementari arrestato per violenza su bambini

La vicenda è emersa nel mese di novembre quando i militari della cittadina in provincia di Torino hanno ricevuto le denunce.

Toccava, nei bagni e negli sgabuzzini della scuola in cui lavorava come bidello, le parti intime di bambini di prima elementare. Con l’accusa di violenza sessuale i carabinieri di Ivrea hanno arrestato un uomo di 36 anni, A.T., che ora è sottoposto al regime degli arresti domiciliari.

La vicenda è emersa nel mese di novembre quando i militari della cittadina in provincia di Torino hanno ricevuto una serie di denunce da parte di un dirigente scolastico, un insegnate e un genitore di un allievo di una scuola elementare locale. Le denunce parlavano di abusi su un alunno di 6 anni e in particolare la mamma aveva raccontato che mentre vestiva il bimbo e gli infilava la camicia nei pantaloni, il piccolo le aveva raccontato che spesso anche il bidello faceva la stessa cosa infilandogliela anche negli slip tanto che da qualche tempo provava bruciore nelle parti intime che, da accertamenti fatti in ospedale, sono poi risultate irritate.

I carabinieri hanno quindi approfondito la vicenda parlando con altri genitori, uno dei quali ha raccontato di aver sentito le sue figlie e l’altro bambino dire che il bidello giocava con loro mentre facevano pipì. Il 21 marzo, dunque, il gip della Procura di Ivrea Marco Tornatore, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Francesco Pelosi, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti del bidello che nel frattempo si era allontanato dalla scuola mettendosi in malattia.

Fonte: La Stampa

Legge elettorale, il governo: "Forza Italia non vuole un accordo"

«Berlusconi vuole far saltare tutto». Dopo l’incontro di ieri con i capigruppo di Forza Italia, il governo è convinto che Forza Italia voglia impedire ogni forma di dialogo con il centrodestra o con una parte di esso (Lega e Udc). Per questo motivo - è la convinzione del ministro Chiti - mette i bastoni tra le ruote al confronto sulle riforme costituzionali ed elettorale e pratica un duro ostruzionismo sulle liberalizzazioni.

A Palazzo Chigi sono convinti che Silvio Berlusconi stia tentando di bruciare i ponti tra maggioranza e opposizione perché teme una fase distensiva: i centristi di Casini e i leghisti di Bossi potrebbero rendere più facile la vita a Prodi proprio per non pregiudicare il confronto sulle riforme. E questo, in piena campagna elettorale per le Amministrative che il Cavaliere intende fortemente politicizzare, non deve avvenire. Ma questo atteggiamento di Fi ha irritato molto Lega e Udc che invece hanno mostrato grande disponibilità al confronto sulle riforme. A complicare i rapporti con l’Udc ci ha pensato pure Marcello Pera secondo il quale il modello tedesco caldeggiato da Casini ha un unico obiettivo: «Liberarsi di Berlusconi»

Per il ministro Vannino Chiti, Fi ha un atteggiamento «inaccettabile», in quanto propone di fare poche modifiche alla legge elettorale e di andare subito al voto. Ecco la ragione delle scintille che sono volate dopo l’incontro tra Prodi, Chiti, Schifani ed Elio Vito, nelle ore successive. «Se si realizza la riforma della legge elettorale a soli dieci mesi dall’inizio della legislatura - aveva osservato Schifani - vuol dire che questa riforma serve per garantire la governabilità, quindi bisogna tornare al più presto alle urne». A elezioni anticipate, aveva precisato Vito, si potrebbe andare in tempi brevi, dato che basta introdurre il premio di maggioranza su base nazionale anche per il Senato e uno sbarramento al 5%. No invece alle modifiche costituzionali: richiederebbero almeno due anni.

Una posizione che ha provocato la reazione di Chiti. «Non mi convince che si dica che, se c’è intesa sulla nuova legge elettorale, si realizza e poi si va di corsa al voto: questa non può essere una base seria per un accordo. La condizione che poi si sciolgano le Camere non è accettabile». A stretto giro di agenzie gli ha risposto Schifani, il quale ha precisato che nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio non c’è stato «l’aut aut di cui parla il ministro Chiti sulla indispensabilità del ricorso al voto dopo la riforma della legge elettorale». E’ stato un «pacato confronto», sono state illustrate le proposte di Fi. Il resto, ha aggiunto Schifani, «fa parte di altre riflessioni politiche». Macché, per il parisiano Franco Monaco la verità è che Fi «non vuole fare nulla»: «Ma se per il suo autore prima e per giudizio unanime poi, è una porcata, come può Fi proporre solo ritocchi ai margini alla legge elettorale? In questo quadro, si fa prezioso il pungolo del referendum».

Prodi vuole andare avanti con gli incontri e verificare se Fi rimarrà isolata rispetto a Udc e Lega. Ma il premier ha un problema con Verdi, Prc, Pdci e Udeur, che temono di essere tagliati fuori da un accordo Ds-Margherita. «Vorremmo che Prodi ci incontrasse tutti insieme, come Unione», ha chiesto Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera. Le consultazioni con la maggioranza, previste per oggi, slitteranno a causa della fiducia sulle liberalizzazioni. Se ne parlerà il 28 marzo, al ritorno del presidente del Consiglio dal Sud America. Ieri Prodi ha incontrato anche la Dc di Rotondi, il Pri e l’Mpa di Raffaele Lombardo. La delegazione degli autonomisti, composta da Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Giuseppe Reina, ha proposto lo sbarramento regionale accanto a quello nazionale, il ritorno alla preferenza e il superamento di questo «idolatrato bipolarismo».

Fonte: La Stampa

Italia. Tar Lazio annulla il decreto Turco sulla cannabis

Il Tar del Lazio ha annullato il 'decreto Turco' sulla quantita' massima di cannabis a uso personale, che aveva raddoppiato la dose lecita innalzandola da 500 milligrammi a 1 grammo di sostanza.

Dopo la sospensione del decreto, la scorsa settimana, oggi i giudici della III sezione quater del Tar del Lazio, hanno depositato le motivazioni della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso proposto dal Codacons, dall'Associazione Articolo 32 e dall'Associazione italiana per i diritti del malato-Aidma Onlus.
Il decreto del ministero della Salute "deve essere annullato -recita la sentenza- in quanto la motivazione dell'atto, peraltro esclusivamente orientata nell'ambito delle ragioni sanitarie, non spiega le ragioni delle scelte operate, ne' esse vengono adeguatamente giustificate sulla base di approfondimenti specifici sugli effetti dannosi delle sostanze stupefacenti in questione".
"In particolare il provvedimento qui impugnato, dopo aver genericamente constatato che il principio attivo delle due sostanze in questione", cioe' i principi attivi delta-8-tetraidrocannabinolo e delta-9-tetraidrocannabinolo, "e' diverso da quello di altre sostanze stupefacenti, a'ncora la scelta al minor potere di indurre alterazioni comportamentali e scadimento delle capacita' psicomotorie, senza considerare che per il secondo dei suddetti parametri e' prevista per entrambe le sostanze un'alta incidenza e intensita' di effetti disabilitanti, intesi proprio come grave scadimento della performance psicomotoria nell'esecuzione di compiti complessi. In relazione a tale parametro, come individuato dall'unico documento scientifico in possesso dell'amministrazione, il raddoppio del fattore moltiplicatore, da 20 a 40, non appare certo congruo".
Le motivazioni che hanno spinto le tre associazioni a presentare il ricorso contro il decreto Turco comprendono "la violazione dei principi ispiratori del Decreto del presidente della Repubblica 309/90 come modificato dalla legge 49/06 (Fini-Giovanardi) dell'articolo 32 della Costituzione e dei principi generali di buon andamento della pubblica amministrazione; eccesso di potere per illogicita' manifesta: considerato che e' scientificamente dimostrata la nocivita' della cannabis, gli effetti del decreto appaiono in contrasto con la tutela della salute; l'assenza dei dati in base ai quali il ministero ha ritenuto di poter raddoppiare la dose consentita".
Il decreto, inoltre, "contravveniva all'attivita' e ai primari obiettivi del Servizio sanitario nazionale". Infine, rispetto all'aumento delle dosi di droghe 'leggere' detenibili per uso personale, "non sono stati valutati gli effetti deleteri delle sostanze in questione sul piano della personalita' individuale, sulla capacita' critica e sul corretto sviluppo della personalita' dei giovani". In pratica, "non e' stato motivato l'interesse pubblico alla modifica del precedente decreto".

FERRERO: GOVERNO FARA' SICURAMENTE RICORSO - Il Governo ricorrera' al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio che ha bocciato il decreto Turco sulla droga. Lo ha confermato il ministro della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, al termine di un'audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera.
'Credo che questo ponga con ancor piu' urgenza la necessita' di fare la legge - ha spiegato Ferrero - che complessivamente rivisiti la materia, in modo da poter rispondere positivamente ai problemi che abbiamo. Il primo problema e' quello di una attivita' di prevenzione, che e' il vero fulcro di tutta la partita, per evitare che passi il messaggio che il consumo delle sostanze e' positivo per la persona che in quel modo ci si realizza e si riesce ad avere un buon rapporto con gli altri'.

COMMENTI

'Ha vinto il buon senso. Questa e' l' unica cosa che posso dire'. E' contento don Luigi Larizza, parroco della parrocchia Sacro Cuore di Taranto e fondatore della 'Comunita' Terapeutica Giovanni Paolo II - Il risorto' di Martina Franca (Taranto): e' infatti da qui, dalla Puglia, che e' partita la battaglia contro il decreto del ministro Turco che innalzava da 500 milligrammi a un grammo la quantita' massima di cannabis al di la' della quale scattano le sanzioni personali. La notizia che dopo la sospensione del decreto Turco e' arrivato anche l' annullamento, sempre da parte del Tar Lazio, viene accolta telefonicamente da Don Luigi Larizza senza nascondere l' entusiasmo.
'Quel decreto - afferma - avvantaggiava solo il mondo dello spaccio: nessuno esce da casa con 30-40 canne; chi esce da casa con quel quantitativo e' uno spacciatore e il decreto, quindi, copriva lo spaccio'.
Il ricorso di don Luigi Larizza ha seguito il percorso insieme con gli altri due presentati da Codacons e 'Articolo 32' (associazione per i diritti del malato). 'Una decisione - racconta Don Luigi - che ho preso proprio perche' spronato dai ragazzi della mia piccola comunita' (ospita 15 giovani): chiunque di loro e' caduto nel tunnel delle droghe pesanti ha sempre cominciato con la cannabis. Ed e' ora di finirla con questa distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, la droga e' droga'.
'Oggi - continua Don Luigi - l' hascisc e' molto piu' pericoloso di prima, e' molto piu' pesante, danneggia il cervello e vorrei far incontrare al ministro Turco qualche ragazzo con la cosiddetta doppia diagnosi: tossicodipendenza e danni irreversibili al cervello, il ministro deve vedere quali danni provoca la droga. Solo allora capirebbe'.
'Se fossi io un ministro - aggiunge - obbligherei i tossicodipendenti a fare un cammino di recupero in comunita' e farei ovviamente una forte azione di prevenzione: ma quando un ministro dice 30-40 spinelli vanno bene, questa non e' di sicuro prevenzione. Come fa chi deve tutelare la salute dei cittadini a dire: 30-40 spinelli vanno bene ma dovete sapere che le sigarette, il fumo, fanno male'.
'Non posso quindi che essere contento per la notizia, una notizia che pero', ne sono certo - continua il parroco - fara' piu' contenti i miei ragazzi che hanno cominciato un cammino di recupero'.'In realta' - aggiunge Don Luigi - io ho riflettuto su una cosa: abbiamo un ministro che deve tutelare la salute di tutti, che pensa alla eutanasia e alla morte tramite droga, ed un ministro alla famiglia che pensa ai Dico: non farebbero meglio a cambiare nome?'. 'Non e' questo di certo - prosegue - il mio sentire e neanche il sentire dei miei parrocchiani che in tanti sono venuti a darmi la loro solidarieta''.
Don Luigi Larizza conclude: 'Mi fa specie poi che i confratelli che vanno in giro per televisioni non abbiano preso loro l' iniziativa che ho preso io. C'e' sempre un Davide ed un Golia nella storia ed io in questa vicenda mi sono tanto sentito Davide'.

'Dopo l'amara esperienza del radicali inglesi che dopo 10 anni hanno dichiarato la sconfitta della liberalizzazione della cannabis e confermato l'esistenza di una maggiorazione nel numero dei giovani dediti alla droga, ci auguriamo che il ministro Livia Turco eviti ulteriori inutili scontri giudiziari'. E' il commento del presidente del Codacons Carlo Rienzi.
'La richiesta che facciamo al ministro Turco - ha aggiunto Rienzi - e' che adegui i limiti alle indicazioni che le furono fornite dalla Commissione tecnico-sanitaria da lei stessa nominata e che limitavano a 375 milligrammi la dose massima di cannabis detenibile senza conseguenze penali'.

'Le sentenze vanno rispettate, bisogna che tutti, a cominciare dal governo, ne prendano atto'. Lo dice all'ADNKRONOS il capogruppo di Italia dei valori alla Camera, Massimo Donadi.
'Evidentemente -auspica Donadi- questo dovrebbe portare a una riflessione: bisogna capire se, al di la' della legittimita', alla base del provvedimento ci sia stata la giusta cautela e il bagaglio tecnico, oppure si e' preferito premere il piede sull'acceleratore per una posizione mediatica'. 'Noi certo non piangiamo per la decisione del tar. E' l'occasione -insiste- per riprendere un discorso, in modo piu' puntuale e preciso'.

"Dopo l'annullamento del decreto sulla cannabis del ministro Livia Turco, invitiamo il governo a una riflessione pacata. Il ministero della Salute abbandoni la passione per lo spinello e si dedichi ai controlli sul rispetto e la precisa attuazione della 194". Lo dichiara il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte'. "Prodi non autorizzi alcun ricorso al Consiglio di Stato- chiede l'esponente centrista. Livia Turco prenda atto della realta', chiuda nel cassetto l'ideologia drogata e lavori assiduamente per salvare i troppi bambini lasciati morire in violazione evidente della legge sull'interruzione di gravidanza".

"Il raddoppio della dose lecita voluto dalla Turco e' illegittimo, perche' non suffragato da valutazioni tecnico-scientifiche. Credo, quindi, che l'annullamento del decreto sia dovuto a questo vizio di origine". Carlo Giovanardi commenta cosi' l'annullamento da parte del Tar del Lazio del decreto del ministro Turco sull'uso personale di cannabis.
"La Turco ha raddopiato la soglia minima senza vere motivazioni, a parte quella di dare una risposta all'ala sinistra del suo schieramento, e motivando la decisione con il fatto che cosi' non sarebbero andati in galera i consumatori, che comunque non rischiavano il carcere perche' il consumo in Italia e' depenalizzato", dice ancora l'esponente dell'Udc all'ADNKRONOS. "Inoltre, dopo le ultime rivelazioni dell'Independent' sulla droga, la quantita' minima andava dimezzata piu' che raddoppiata", conclude Giovanardi.

"Mentre in tutto il mondo si rileva la pericolosita' delle droghe impropriamente dette leggere e mentre oggi in Italia il Tar del Lazio annulla, dopo aver sospeso, i provvedimenti pro-droga del governo, il ministro Ferrero continua a fare annunci per facilitare la circolazione di droga". Maurizio Gasparri dell'esecutivo di Alleanza Nazionale, osserva quindi che "alla Camera sono state annunciate revisioni della legge Fini che non vedranno mai la luce. Le norme anti-droga resteranno in vigore. Ma e' ora di finirla con annunci che disorientano le famiglie. In Parlamento non ci sono numeri per nuove leggi".

'Siamo ormai abituati ad un ministro che si muove solo e soltanto sulle pressioni ideologiche dei partiti di estrema sinistra che costituiscono la maggioranza di Governo. Quindi i suoi provvedimenti di volta in volta subiscono modifiche o vengono addirittura annullati'. Questo il commento di Anna Maria Celesti, vicepresidente della Commissione Sanita' del Consiglio regionale toscano e consigliere regionale di Forza Italia.
'La decisione del Tar del Lazio- continua Celesti - di annullare il decreto del ministro della Salute Livia Turco dimostra che il raddoppio della quantita' massima di detenzione di cannabis, rappresentava un messaggio educativo nefasto per le giovani generazioni che mirava solo a legalizzare lo spaccio di Stato. Il provvedimento di annullamento del tribunale amministrativo e' fondamentale in quanto ribadisce il concetto che drogarsi non e' lecito'.
'Noi continueremo - conclude Celesti - a sostenere la legge Fini, varata durante il Governo Berlusconi che invece mirava ad abolire la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, di punire duramente chi spaccia e di andare incontro a chi ha bisogno di solidarieta' cure e recupero ma soprattutto di sostenere le comunita' terapeutiche'.

"Quello che sconcerta e' l'atteggiamento del Governo". Questo e' quanto afferma Donatella Poretti, deputata della Rosa nel pugno commentando il comportamento dell'esecutivo sulla sentenza del Tar del Lazio sul decreto Turco. "A 308 giorni dal suo insediamento- spiega infatti Poretti- il governo che aveva promesso di cambiare la politica sulle droghe si ritrova con la stessa legge del Governo Berlusconi, di fatto, non apportando la minima modifica alla Fini-Giovanardi, l'attuale esecutivo ha fatto sua la politica repressiva del predecessore".
Tutto questo inoltre "e' confermato oggi- spiega al deputata Rnp- dal ministro Paolo Ferrero, ascoltato nella mia commissione, il quale ha nuovamente chiesto tempo ("alcune settimane") visto che la materia e' 'parte esplicita' del programma di governo". A questo punto, "si prenda atto che il Parlamento non puo' piu' attendere un testo del Governo in materia di droghe- sottolinea Poretti- per questo mi adoprero' affinche' la proposta di legge Boato venga calendarizzata al piu' presto in commissione".

L'assessore regionale alle politiche dell'istruzione Elena Donazzan ha accolto 'con grande soddisfazione e condivisione' la decisione del Tar del Lazio. 'Questa decisione - dice Donazzan - e' la conferma che ci troviamo di fronte ad un provvedimento negativo proprio per quelle fasce piu' giovani cui andrebbe trasmesso un altro tipo di messaggio, e non certo una sorta di incentivazione all'uso della cannabis che, seppur qualcuno si ostini a definire droga leggera, rimane sempre e comunque droga'. L'assessore del Veneto si augura che 'adesso si vada nella direzione di sanzionare lo spaccio con norme severe, come previsto dalla legge Fini-Giovanardi'.

"La sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato il decreto Turco sull'uso di cannabis induca il ministero della Salute ed il governo ad invertire la inquietante direzione intrapresa sul fronte droga e ad affrontare il problema in modo più serio". Lo afferma il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Enrico La Loggia.
Secondo La Loggia "è indispensabile che la censura di carattere amministrativo porti ad un radicale cambiamento di rotta, sul piano politico, rispetto alle sciagurate iniziative del ministro Turco che sono fin da subito apparse in assoluta controtendenza in rapporto anche alle più recenti valutazioni scientifiche circa la pericolosità dell'uso di cannabis".

Giorgia Meloni, di An, invita il governo a prendere atto della bocciatura, da parte del Tar, del decreto del ministro Livia Turco sulla soglia di punibilita' per il possesso di cannabis. Si tratta, sostiene l'esponente di An, di 'un'ulteriore conferma di come sulla lotta alla droga non si possa procedere per diktat ideologici'.
Ora, chiede Giorgia Meloni, 'il governo prenda atto della clamorosa bocciatura incassata e faccia marcia indietro, applicando la legge Fini e rispettandone i principi ispiratori'.

"Altro che Consiglio di Stato. Se il ministro Livia Turco ha un minimo di dignità politica, a questo punto non può che dimettersi". Lo afferma il deputato di An Carlo Ciccioli, medico psichiatra ed esperto di tossicodipendenze.
"Il Tar - prosegue Ciccioli - non poteva che prendere questa decisione: il decreto Turco liberalizzava lo spaccio di droga. Le critiche che avevamo espresso alla Camera di fronte alla decisione del Governo si sono puntualmente concretizzate sul piano del diritto".
"L'ipocrisia della sinistra - continua Ciccioli - è arrivata all'inverosimile. E' infatti impossibile supportare scientificamente la decisione di permettere ai consumatori una quantità di cannabis sufficiente a preparare quaranta spinelli.
Quantità che, sostanzialmente, permetteva la libertà di spaccio, contro tutte le intenzioni dichiarate a parole di voler limitare la diffusione del consumo della droga fra i giovani".
"Il decreto del governo bocciato dal Tar - conclude - in sostanza giustificava l'uso e lo smercio delle droghe cosiddette leggere tra i giovani. Un decreto che non teneva conto che l'uso delle droghe leggere è per molti l'anticamera del passaggio a droghe pesanti o comunque la facile via per la caduta della barriera del pregiudizio contro l'uso di sostanze che alterano le percezioni e i comportamenti".

"Solo il ministro Turco non si rende conto di una triste realta': anche le droghe leggere possono essere dannose per i giovani. La conferma che la sua era una iniziativa pericolosa e sbagliata e' venuta dal Tar del Lazio che, dopo l'annunciata sospensione, oggi ha annullato il decreto sulla droga": cosi' Maurizio Lupi di Forza Italia. "Una bocciatura alla quale -afferma- si unisce il giudizio negativo espresso recentemente nel quotidiano inglese "Independent". "Adesso ci chiediamo -conclude- che cosa dira' il ministro a sua discolpa e ci auguriamo che prenda atto della portata del suo fallimento traendone le opportune conseguenze".

"Al di là della decisione assunta dal Tar riguardo al decreto Turco, il governo lavori per abrogare o quanto meno per modificare sostanzialmente la legge Fini-Giovanardi, che è una legge che guarda esclusivamente all'aspetto punitivo e poliziesco del problema, senza una visione sociale della questione, che, invece, va affrontata con misure preventive e non carcerarie". E' quanto afferma Pino Sgobio, Capogruppo del PdCI alla Camera dei Deputati.

"Fine del danno. La magistratura amministrativa boccia su tutta la linea il decreto 'piu' canne per tutti", sancendone l'arbitrarieta' e l'incongruenza, e quindi l'illegalita'. Ora il ministro dello Spinello libero inverta la rotta, rinunci a presentare il ricorso al Consiglio di Stato e abbandoni l'idea malsana di smantellare la legge Fini anti-droga e anti-spaccio (ma non anti-drogato). Torni cioe' a fare il ministro della Salute. Oppure si dimetta". Lo afferma Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa e membro dell'esecutivo politico nazionale del partito.

"Il ministro Turco prenda atto della sentenza del Tar del Lazio che ribadisce la mancanza di qualsiasi motivo per innalzare il tetto della quantita' massima di cannabis a uso personale. Il governo eviti, ora, di aprire un contenzioso con la giustizia amministrativa che finirebbe solo per portare un danno ai giovani. La Turco guardi piuttosto a cio' che sta capitando in Europa, dove a cominciare dalla Gran Bretagna si comincia a fare marcia indietro sul principio dello spinello libero, perche' non fa male." Lo ha dichiarato Antonio Tajani, presidente degli europarlamentari di Forza Italia.

Daniele Capezzone, esponente radicale della Rosa nel pugno, definisce 'molto grave' la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto del ministro Livia Turco sulla soglia di punibilita' per il possesso di cannabis.
'Quel che e' grave - secondo Capezzone - e' l'automaticita', la sistematicita', la naturalezza con cui si assiste al fenomeno di una magistratura che interviene creando diritto, entrando nel campo del parlamento e del governo'. 'Ormai - lamenta l'ex segretario dei radicali - tutto e' in 'outsourcing': la politica estera e di intelligence e' affidata a Gino Strada e ad Emergency; quella sulla giustizia alla magistratura, e cosi' via'.
'Il paese - per Capezzone - e' allo sbando, regna l'incertezza del diritto e la politica e' sempre piu' debole e subalterna'.

"Dopo la bocciatura definitiva del Tar del Lazio, Il Ministro Turco deve immediatamente ritirare il suo decreto. Ammetta la sconfitta, grave sia sotto il profilo giuridico che politico e non prosegua nel dannoso braccio di ferro con la magistratura." cosi' Isabella Bertolini, Vice Presidente dei Deputati di Forza Italia. "Abbiamo sempre detto - prosegue la parlamentare azzurra - che su un tema cosX delicato sarebbe stato opportuno coinvolgere il Parlamento. Si e' voluto utilizzare lo strumento del decreto governativo. A questo punto, la sconfitta per questo Governo, lassista ed irresponsabile, e' ancora piu' grave".
"Accogliamo con grande favore il pronunciamento del Tar del Lazio.
A nostro avviso - conclude Isabella Bertolini - costituisce un primo significativo passaggio per il recupero di quei valori morali troppo spesso calpestati dalle politiche dell'attuale maggioranza. I giovani devono essere informati sugli effetti dannosi della Cannabis, non certo spinti ed incitati al consumo di sostanze stupefacenti".

'L'annullamento del decreto Turco da parte del Tar del Lazio e' un altro sonoro schiaffone all'approssimativa e sbagliata politica del governo Prodi. Un provvedimento imposto con la forza dal centrosinistra, giustamente bocciato, su un tema assai delicato che coinvolge importanti aspetti sociali e soprattutto i giovani, dove un minimo di ragionevolezza da parte del ministro della Salute avrebbe consigliato il dialogo con l'opposizione e un confronto costruttivo in Parlamento'. Lo afferma il vice presidente dei senatori di Forza Italia, Elisabetta Alberti Casellati.

"Dal Tar del Lazio, come previsto dopo la sospensione del provvedimento, e' arrivata una sentenza di natura politica". Questo il commento di Francesco Mosca, segretario nazionale della Federazione dei Giovani socialisti alla sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il "Decreto Turco".
Al governo, continua il giovane dirigente dello Sdi, "non resta che ricorrere al Consiglio di Stato e allo stesso tempo proporre una nuova legge che, nel rispetto del programma dell'Unione, cancelli la legge Fini-Giovanardi". "Con la legge in vigore- conclude Mosca- migliaia di giovani rischiano quotidianamente il carcere per qualche spinello".

'Torno a chiedere, anche a nome degli altri componenti di Forza Italia della commissione Affari Sociali della Camera, le dimissioni del ministro della Salute, Livia Turco. Dopo la sospensione del decreto sulla droga, ora il Tar del Lazio lo ha addirittura annullato. Dal ministro ci attendiamo quindi un gesto di responsabilita''. Cosi' Domenico Di Virgilio, capogruppo Forza Italia in commissione Affari Sociali della Camera e responsabile dipartimento Sanita' Fi.
'Una bocciatura, quella del Tar, che conferma la gravita' della scelta assunta dalla Turco che rappresentava un pericolo per tanti giovani e per le loro famiglie. Si tratta - afferma Di Virgilio - di un provvedimento assurdo e dannoso e ci meravigliamo che il ministro non abbia consultato da un lato la commissione competente presso l'Istituto Superiore di Sanita' e dall'altro non abbia ritenuto opportuno confrontarsi con il Parlamento'.

'Prima la sospensione, poi la bocciatura del provvedimento: un colpo duro al decreto della Turco, non c'e' che dire. Ma anche una sonora sconfitta per il governo'. Lo afferma Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le Autonomie.
'Dispiace - aggiunge - che il ministro Ferrero annunci che il governo fara' ricorso. Vorremmo sapere cosa ne pensano i moderati dell'Unione. A Ferrero ricordo che con questo provvedimento a brindare sinora sono stati solo gli spacciatori che hanno visto rimpinguare le proprie casse, aprendo pero' enormi falle nel sistema della prevenzione e della repressione sull'uso anche minimo di droghe'.

"E' sempre piu' urgente la presenza del ministro Livia Turco in Commissione Sanita' per riferire sull'annuallmento da parte del Tar del Lazio del suo decreto con cui era stata raddoppiata la dose consentita di cannabis". Lo afferma il senatore Domenico Gramazio, capogruppo di Alleanza Nazionale in Commissione Sanita'."Gia' dopo la sospensione del decreto avevamo avanzato tale richiesta che sara' affrontata nel prossimo ufficio di presidenza, piu' che confermata dopo la bocciatura di oggi. La decisione del Tar del Lazio dimostra che la lotta alla droga deve proseguire con l'applicazione della legge Fini, una normativa questa che consente la prevenzione e il recupero per i tossicodipendenti e che contrasta duramente e seriamente lo spaccio. Vogliamo sapere dalla ministra Turco i danni che ha arrecato l'applicazione del decreto ministeriale da lei firmato per quanti hanno potuto liberamente spacciare, facendosi forti della 'protezione' del decreto ministeriale. L'annullamento da parte del Tar del Lazio dimostra inoltre che per cambiare la legge non sono ammesse furbizie ed espedienti come quella del decreto ministeriale cui e' ricorsa il ministro Turco - conclude Gramazio - non avendo la forza, ne' i numeri parlamentari per procedere con una legge".

"Non avendo condiviso, a suo tempo, il decreto legge del ministro della Salute, Livia Turco, che raddoppia la quota di cannabis per uso personale, salutiamo favorevolmente la sentenza del Tar del Lazio che boccia il provvedimento". Cosi' Sergio Betti, segretario confederale della Cisl commenta la decisione del Tar del Lazio. "Ci sono vari studi- continua il sindacalista- che dimostrano che l'impiego di cannabis oltre a rappresentare un fattore di rischio per una successiva assunzione di droghe piu' pesanti, e' correlato all' l'insorgere di alcune patologie mentali". Bisogna superare quindi "l'idea largamente diffusa- spiega Betti- che l'uso di cannabis sia una semplice abitudine di vita che non ha alcuna influenza sullo stato di salute". E' necessario "mettere in campo iniziative in grado di evitare che gli adolescenti- conclude il segretario confederale della Cisl- siano preda continua della catena criminale il cui solo interesse e' quello di espandere l'uso della cannabis".

'Dopo la bruciante sconfitta subita con l'annullamento del decreto Turco-Ferrero, i due ministri dovrebbero fare un esame di coscienza e non proporre un assurdo ricorso al Consiglio di Stato che costituirebbe solo uno spreco di tempo e denaro pubblico e non contribuirebbe a combattere il problema della droga'. Lo sostiene la deputata di Forza Italia Gabriella Carlucci.
'Mi auguro vivamente - prosegue la parlamentare di Forza Italia - che il Consiglio di Stato rigetti qualsiasi eventuale ricorso e che sia la Turco che Ferrero pensino seriamente a dimettersi'.
'Qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso non avrebbe mai varato quello sciagurato decreto, speriamo che il Consiglio di Stato respinga un eventuale ricorso che purtroppo sembra un'eventualita' concreta - afferma infine Gabriella Carlucci - visto che i ministri Turco e Ferrero non ammettono di aver preso una vera cantonata'.

'Al di la' del merito della sentenza del Tar sul decreto Turco, che non commentiamo, resta, ed e' quanto mai urgente, il problema di correggere e rivedere la Giovanardi - Fini e di procedere al piu' presto all'approvazione di una nuova legge sulle tossicodipendenze', dichiara il senatore dell'Ulivo Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanita' di Palazzo Madama. 'A quasi un anno dalla sua entrata in vigore, e' evidente che quella normativa si e' rivelata di difficile applicazione e sostanzialmente inefficace. Quello che e' certo, e', come giustamente indicato piu' di una volta dal ministro Livia Turco, ora dobbiamo rivedere e riscrivere la Giovanardi-Fini. La legge sulle tossicodipendenze approvata dalla destra nella scorsa legislatura e' inutilmente repressiva. Non credo sia questa la strada per combattere la droga ed il rischio di tossicodipendenze. Noi crediamo al contrario che sia necessaria una nuova normativa che punti sulla prevenzione, sull'educazione dei nostri ragazzi a sani stili di vita, e sul recupero, come del resto e' scritto nel programma dell'Unione.
A questo punto e' bene che un confronto serio e sereno in Parlamento per varare una riforma complessiva e organica cominci al piu' presto'.

'La nuova performance del Tar non aggiunge nulla alla precedente decisione. L'accettazione del ricorso per difetto di motivazione e mancata valutazione degli effetti nocivi della cannabis e' addirittura esilarante'. Cosi' il presidente di Forum Droghe, Franco Corleone, commenta la sentenza del Tar del Lazio sul decreto Turco.
L'ex sottosegretario sottolinea come 'contestualmente oggi vi e' stata l'audizione del ministro Paolo Ferrero' sulla riforma della legislazione antidroga e si augura che 'oltre al ricorso al Consiglio di Stato, vi sia finalmente una decisione politica per cambiare la legge Fini-Giovanardi, su cui nessun Tar potra' mettere becco'.

Daniele Farina
, del Prc, sostiene che 'la serieta' con cui il Tar del Lazio motiva l'annullamento del decreto della ministra Turco, ha lo stesso livello medico scientifico delle tabelle precedentemente fissate dall'ex ministro Storace: ovvero nessuno'.
Per Farina, 'migliaia di cittadini sanno, a questo punto, a chi rivolgersi per uscire dalla drammatica situazione in cui vivono in relazione agli effetti della legge Fini-Giovanardi; cioe', agli estensori di questa legge, ad improbabili associazioni di consumatori e a magistrati amministrativi che sembrano avere sulle sostanze stupefacenti la stessa conoscenza della localizzazione di Atlantide'.
Questa, afferma Farina, 'e' una ragione in piu' per sottrarre una materia cosi' delicata all'esercizio circense in cui e' precipitata, per farla diventare oggetto di una seria verifica e di iniziativa di riforma parlamentare e di governo'.

Fonte: notiziario droghe