ROMA - Sotto una pioggia battente, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera oggi al decreto che riconosce lo stato di emergenza per l'allarme-siccità nel Centro-Nord, anche se il ministro dell'Ambiente ha detto che si tratta di una decisione "in via precauzionale" e non si conosce ancora il numero esatto di Regioni coinvolte.
Sempre oggi, ha riferito una fonte governativa, il ministro dello Sviluppo Economico ha invitato i colleghi di governo a non fare allarmismi sui rischi di black-out elettrico legati alla siccità, spiegando quali sono le azioni del suo dicastero per recuperare i 6.600 megawatt di energia elettrica che servirebbero in caso di crisi "acuta".
"Il governo ha applicato opportunamente il principio di precauzione e con la dichiarazione dello stato d'emergenza per il Centro Nord dà alla Presidenza del Consiglio, alla Protezione Civile ed ai ministeri competenti gli strumenti adeguati per garantire il giusto lavoro di prevenzione e per affrontare la crisi idrica", ha detto il responsabile dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio al termine della riunione dei ministri.
"Le piogge di questi giorni hanno certamente portato un sollievo ma, secondo i dati della Protezione Civile, non sono in grado di compensare la mancanza di precipitazioni del periodo invernale", ha detto ancora Pecoraro Scanio.
Secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, dalla Protezione Civile sono venute invece "notizie rassicuranti" sulla situazione idrica, dopo l'allarme lanciato nelle settimane scorse.
Anche se una fonte del Dipartimento presieduto da Guido Bertolaso ha detto che solo martedì prossimo sarà forse possibile "una lettura più aggiornata sullo stato di salute dei bacini", mentre si prevede che le piogge di questi giorni durino fino a domenica.
E proprio martedì Bertolaso è atteso alla Commissione Ambiente della Camera per fare il punto sulla crisi idrica.
PRIMA UN DECRETO, POI UN'ORDINANZA CON GLI INTERVENTI
Tecnicamente, la dichiarazione di stato d'emergenza "preventivo" è contenuta in un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri che non è stato ancora diffuso da Palazzo Chigi, e che sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Ma a dare attuazione diretta ai provvedimenti d'emergenza sarà un'ordinanza di protezione civile, elaborata d'intesa con le Regioni interessate.
Quali siano le Regioni in questione per il momento non è chiaro. Nell'ultima riunione sulla crisi idrica, ha detto a Reuters la fonte della Protezione civile, la richiesta era venuta da Lazio, Umbria, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia. Ma l'ultima parola spetta al decreto firmato dal premier Romano Prodi.
In uno studio della Protezione Civile reso noto ad aprile, comunque, si indicava che a sud dell'Emilia la situazione delle riserve idriche è decisamente meno critica.
Nell'ordinanza, emanata anch'essa dalla Presidenza del Consiglio, sarà indicato il nome o i nomi dei commissari delegati ad affrontare l'emergenza e indicati obiettivi e modalità d'intervento, nonché eventuali deroghe a normative in vigore, per consentire di snellire le procedure.
L'ordinanza potrebbe prevedere anche risorse finanziarie, ma al momento non si indicano cifre.
BERSANI AL LAVORO PER IL RECUPERO DI 6.600 MW
Secondo la fonte, l'ordinanza potrebbe non contenere i provvedimenti sui distacchi elettrici preventivi delle utenze industriali (veri e propri black out pilotati, per evitare interruzioni dell'elettricità improvvise e su più vasta scala), dato che su questo tema il ministero dello Sviluppo Economico ha già avviato un tavolo tecnico anche con le imprese.
Secondo quanto riferisce una fonte governativa, oggi in Consiglio dei Ministri "Bersani ha distribuito una nota informativa sulle azioni che il ministero sta attuando in campo elettrico per recuperare i 6.600 Megawatt che, ipotizzando una situazione più acuta, bisogna trovare per essere in sicurezza".
I 6.600 Mw sono la quantità necessaria a coprire il fabbisogno energetico e a mantenere adeguati margini di riserva. Secondo la fonte, si può parlare di "situazione acuta" quando si verifica un'estate con un caldo record con la quantità attuale di acqua.
Secondo lo studio della Protezione civile, da settembre 2006 allo scorso 15 aprile il calo delle riserve idriche italiane si è attestato tra il 20% e il 50% rispetto alla media del periodo.
Ma mentre i bacini centro-meridionali non risultano ancora particolarmente intaccati dalla situazione, il bacino del Po è già ai minimi storici.
La portata d'acqua, misurata in diversi punti del fiume, si è rivelata inferiore ai livelli corrispondenti registrati nel 2003 e nel 2006, due anni già caratterizzati da notevole siccità. E i maggiori bacini del nord, tra cui il lago di Garda e il lago Maggiore, sono "ben al di sotto dei valori medi stagionali".
Fonte: Reuters Italia