lunedì 30 aprile 2007

Occhio pigro, stimoli per risvegliarlo

L'occhio pigro può guarire forse anche in età adulta stimolando il cervello a 'colpi di curiosita'': topolini esposti a un mondo ricco di novità e di stimoli visivi, infatti, 'riaccendono' la parte di corteccia visiva 'arrugginita' dall'ambliopia.

La dimostrazione è dell'equipe di Alessandro Sale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. La scoperta, resa nota sulla rivista Nature Neuroscience, evidenzia che la plasticità del cervello può essere riattivata anche nell'individuo adulto, ben oltre il periodo critico per questa flessibilità che si riteneva confinato all'età infantile.

L'occhio pigro o ambliopia è una condizione piuttosto diffusa nel bambino. Può avere varie origini, per esempio uno strabismo o una cataratta congenita. A causa di ciò, uno dei due occhi si abitua a fare 'doppio lavoro' mentre l'altro 'poltrisce'. Così la porzione di corteccia visiva collegata all'occhio pigro, non stimolata adeguatamente, perde funzionalità e rallenta la formazione di collegamenti neurali nell'età cruciale dello sviluppo in cui la plasticità cerebrale è al massimo.

La condizione è reversibile se si agisce subito sul bambino. Basta 'forzare' l'occhio pigro a guardare bendando l'altro occhio. Ma se non si agisce da piccoli la corteccia visiva, non ricevendo stimoli per anni, perde la possibilità di riprendere a funzionare normalmente. Quindi, pur eliminando strabismo o cataratta, il danno cerebrale e quindi quello visivo rimangono.

Già in precedenti lavori alcuni ricercatori avevano dato evidenza del fatto che questa condizione non fosse totalmente irrimediabile anche in età adulta. Gli esperti dell'ateneo pisano, con il loro lavoro, sembrano poter confermare questa speranza. I ricercatori hanno infatti studiato un gruppo di topolini con occhio pigro. Divenuti adulti, i roditori presentavano i classici segni dell'ambliopia in quanto la loro corteccia visiva non si era adeguatamente sviluppata. Gli esperti hanno adottato l'operazione di bendaggio dell'occhio funzionante che si usa sui bambini ed hanno poi esposto i topolini ad un ambiente ricco di stimoli visivi.

Nel giro di poche settimane, nel loro cervello si è riacceso l"interruttoré della plasticità che ci si aspetterebbe non più funzionante in età adulta. Adeguati e numerosi stimoli visivi dunque, concludono i ricercatori, tolgono la 'ruggine' dall'interruttore riaccendendo quella plasticità cerebrale che si pensava sopita per sempre. Ciò lascia ben sperare, per il prossimo futuro, in nuove possibilità terapeutiche contro questa patologia.

Fonte: Ansa Italia

Apple rivela difetto nelle batterie dei suoi computer portatili

SAN FRANCISCO - Apple ha reso noto che alcune batterie di due modelli di ultima generazione dei suoi computer portatili MacBook e MacBook Pro possono avere dei problemi di funzionamento, ma non pongono alcun rischio agli utenti.

Tra i problemi riscontrati nelle batterie difettose, c'è il fatto che non si ricaricano quando il portatile è attaccato alla corrente.

"La questione non pone rischi di alcun genere, quindi i consumatori possono continuare a utilizzare le proprie batterie", ha detto l'azienda in un comunicato venerdì scorso.

Secondo Apple, le batterie difettose si possono trovare nei computer venduti tra il febbraio 2006 e l'aprile 2007.

Apple ha fatto sapere di aver già creato un programma pensato apposta per risolvere il problema delle batterie.

Coloro i quali restituiranno una batteria difettosa possono ottenerne una nuova gratuitamente. Il programma di sostituzione funziona anche se la garanzia del computer è scaduta.

Fonte: Reuters Italia

Bratz contro Barbie guerra tra bambole

Non basta più giocare con le bambole, come una volta. Non basta vestirle, farle vivere nelle loro casette super accessoriate, farle viaggiare nelle loro automobili, farle diventare donne in carriera. Adesso le bambine vogliono entrare nel mondo delle loro bambole attraverso il computer, creando da sole un mondo virtuale e poi ascoltando la propria musica su un Mp3 fatto apposta per la bamboline del cuore. I pupazzi spariscono dalla realtà fisica e acquistano una seconda vita su internet.

Ma dietro a questa rivoluzione, scoppia ora negli Usa una guerra feroce. Barbie lancia il sito web BarbieGirls.com, che permette a tutte le fan di creare un mondo virtuale su misura, mentre la Mattel, la casa produttrice della bionda-giocattolo più famosa al mondo, cita in tribunale i rivali della Mga, la società della bambola Bratz, rivendicando la titolarità dell’anti-Barbie.
«Entrambi stiamo rivoluzionando di pari passo il modo di giocare delle bambinette», ammette Chuck Scothon, general manager della Mattel, «ma noi non cederemo il passo alle Bratz. Ci sono in gioco miliardi e l’onore di continuare a essere la bambola più famosa del mondo». E a dir la verità, Barbie aveva già lasciato intendere di non voler cedere il passo alla concorrenza rivedendo i suoi gusti sessuali. Dopo un sondaggio digitale lanciato un anno fa dalla Mattel che mirava a capire i gusti delle ragazzine, la bambola più cool del pianeta aveva lasciato intendere una sua probabile omosessualità per allargare la clientela.

Questa lite oggi farebbe rigirare nella loro tomba i leggendari creatori della Barbie, Ruth ed Elliot Handler, e il loro socio, Harold Mattson, col quale avevano fondato, nel 1958, la prestigiosa Mattel (unendo l’inizio dei due cognomi). Quando Ruth e suo marito, lasciando da parte la loro attività di corniciai, avevano deciso di rischiare tutto disegnando la prima Barbie (Ruth si era inamorata, al ritorno da una vacanza in Svizzera, della bambola tedesca Lilli) l’avevano presentata al salone dei giocattoli di New York.

Era il 1959. Cinquant’anni dopo la Barbie è ancora la bambola più venduta al mondo. Ma i tre soci erano d’accordo su una cosa: che la Barbie, nonostante la concorrenze di altre bambole, non sarebbe mai entrata nei film, nella musica o nel cyberspace.
Oggi invece nasce la Barbie interattiva e la battaglia con i creatori delle Bratz diventa feroce.

Negli sforzi per contrastare l’era digitale, Mattel presenta il nuovo servizio con il quale è possibile disegnare vestiti, casa e un’intera città di quello che dovrebbe essere l’ambiente di Barbie, avendo l’obiettivo di catturare l’attenzione della ragazze fino ai 10 anni al nome della storica bambola. In altri termini, la filosofia dell’iniziativa è la stessa di Second Life, vale a dire la creazione di una realtà virtuale con la differenza che nell’iniziativa Mattel si interagisce con un mondo fatto di bambole.

Intanto la Mattel ha citato in giudizio la Mga, rivendicando la titolarità del brevetto Bratz, facendo leva sul fatto che il suo disegnatore Carter Bryant era dipendente del gruppo di Barbie quando decise di vendere i disegni della bambola alla compagnia rivale.
Mga ha reagito citando a sua volta la Mattel per aver copiato la nuova linea di accessori di Barbie, manco a dirlo da Bratz, che sulla base delle rilevazioni di Npd, società specializzata in ricerche di mercato, ha nei primi tre mesi dell’anno ampiamente staccato nelle vendite statunitensi la bionda inventata più di 40 anni fa.

Fonte: Il Giornale.it

La Festa dei lavoratori riparte da Torino

Il corteo nazionale nella città che ha battuto la crisi

TORINO - Qui, dove una città ha battuto la crisi della sua industria, arriva quest’anno, dopo 13 di assenza, il Primo Maggio nazionale con lo slogan, voluto da Cgil, Cisl, Uil, «L’Italia riparte dal lavoro». Alle 9,30 in punto partirà il corteo da piazza Vittorio per arrivare in piazza San Carlo a un’ora decente e dare la parola ai segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Epifani, Bonanni e Angeletti trasmessi in diretta tv. Prima di loro parlerà un operaio della Bertone da mesi in crisi e il sindaco Chiamparino.

Sarà la solita, numerosa, allegra kermesse di lavoratori e famiglie (sono previste 30 mila persone), ma sarà anche il primo appuntamento pubblico del nascente partito democratico. Sfileranno insieme Ds e Margherita, ma inevitabile sarà il magone. Quello classico che ci si porta dietro ogni volta che per strada qualcuno lascia il partito dove ha militato per una vita. I politici, quelli di sinistra, saranno presenti in massa. Ci sarà Bertinotti che l’anno scorso da fresco presidente della Camera era la star della sfilata, ci saranno Fassino e Damiano, Ferrero e Ortolano, Salvi e Giordano.

Ma il sindacato si tiene fuori dalla mischia politica e propone una festa di massa organizzata alla perfezione con l’arrivo di 50 pullman dal resto del Piemonte e delegazioni da ogni parte del Paese. Non mancherà nulla. Ci saranno decine di sindaci, centinaia di gonfaloni, bambini a simboleggiare il futuro, bande a rallegrare il corteo, stranieri, donne, associazioni di volontariato, partiti, studenti. In coda, come sempre, gli antagonisti compresi gli anarchici che poi andranno a pranzo in corso Palermo a 15 euro.

Non mancano quelli che ogni anno aderiscono: la Gioc sempre colorata e numerosa, Ascom e Confesercenti, Legacoop e Acli. Quest’anno l’associazione cattolica ha deciso di sfilare con i carrelli della spesa vuoti contro la precarietà del lavoro.

Sarà una festa - organizzata con il contributo di Regione, Provincia, Comune - ma per un minuto tutto si fermerà nel silenzio per ricordare i morti sul lavoro, già 300 in questi primi mesi dell’anno. I segretari confederali torinesi, Donata Canta, Nanni Tosco, Giorgio Rossetto, non vogliono però che si dimentichi che la crisi è passata, ma ha lasciato molti feriti. Non è un caso che la cassa integrazione ordinaria sia calata in un anno di 10 milioni di ore, ma sia salita di 5 quella straordinaria, tipica delle imprese che sono in guai seri. E per 7 mila lavoratori scadrà la cassa nel corso di quest’anno. E poi ci sono i temi legati ai bassi salari - i più bassi in Europa - ai contratti scaduti e non rinnovati - sarà presente il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi - alla precarietà.

La festa della musica durerà 24 ore. Il sindacato ha messo a punto un programma che va dal concerto sinfonico previsto per questa sera con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in piazza San Carlo libero a tutti, per proseguire con le bande musicali piemontesi fino all’Orchestra di piazza Vittorio.

E ha pensato che i partecipanti non torinesi potrebbero voler vedere un po’ di città: il Comune regala pass per i musei civici, mentre tutti tutti avranno un elenco di ristoranti convenzionati con menù a prezzo fisso. E da Torino si potrà spedire la cartolina con la foto del Primo Maggio del ‘48 e l’annullo filatelico del Primo Maggio.

Fonte: La Stampa.it

Israele, Olmert sotto accusa: "Gravi i fallimenti in Libano"

Gli esperti: «mancanza di giudizio e cautela». Ma il premier assicura: «Agli errori sarà posto rimedio»

GERUSALEMME - L’attesissimo rapporto della Commissione Winograd sulla guerra in Libano accusa il premier israeliano Ehud Olmert di «gravi fallimenti» nella gestione del conflitto. Nel documento, di cui l’Associated Press ha ottenuto una copia, si sostiene che il premier abbia agito frettolosamente e senza avere un piano completo per l’offensiva avviata il 12 luglio contro il movimento sciita libanese dell’Hezbollah. La guerra è scoppiata dopo che i guerriglieri del "partito di Dio" hanno ucciso tre soldati israeliani e ne hanno rapiti altri due in un raid lungo il confine fra Libano e Israele. Il rapporto Winograd cita in particolare «un grave fallimento nella mancanza di giudizio, responsabilità e cautela».

Dopo aver ricevuto il rapporto dalle mani dei cinque esperti che compongono la commissione guidata dal giudice Eliahou Winograd, Olmert assicura che «ai fallimenti sarà posto rimedio». Olmert aveva delineato pubblicamente gli obiettivi da conseguire con l’offensiva militare in Libano lanciata il 12 luglio 2006: liberare i due soldati israeliani rapiti lo stesso giorno da Hezbollah, e annientare il gruppo estremista sciita. Entrambi gli obiettivi sono stati mancati dall’esercito israeliano: i soldati sono ancora tenuti in ostaggio e l’Hezbollah è riuscito a resistere ai 34 giorni di guerra, presentandosi come il vero vincitore di fronte al mondo arabo. Oltre a criticare duramente il premier, il rapporto punta il dito contro il ministro della Difesa Amir Peretz e l’ex capo di Stato maggiore Dan Halutz per l’esito fallimentare del conflitto. In particolare, Halutz è accusato di aver «agito impulsivamente» e aver dato una rappresentazione errata dell’effettiva capacità dell’esercito.

Secondo l’inchiesta, Olmert avrebbe deciso di dichiarare guerra all’Hezbollah «nonostante non gli sia stato sottoposto alcun piano militare dettagliato né lui ne abbia fatto d’altronde domanda». Al premier si rimprovera inoltre di non aver proceduto alle «consultazioni necessarie» al di fuori dell’esercito e di «non aver tenuto sufficientemente in considerazione delle riserve politiche e professionali che gli erano state sottoposte prima della decisione capitale del 12 luglio», giorno dell’inizio della guerra. Il premier sarebbe insomma «responsabile del fatto che gli obiettivi della campagna non siano stati chiaramente e accuratamente definiti» sottolinea ancora il rapporto, secondo cui Olmert non avrebbe adattato i suoi piani «una volta che si è capito che le previsioni e le attese di Israele non erano realiste e non si concretizzavano». In generale, come ribadisce Winograd in una conferenza stampa, Olmert, Peretz e Halutz sono giudicati colpevoli di «gravi fallimenti».

«Abbiamo stabilito che queste decisioni e il modo in cui sono state prese hanno provocato gravissimi fallimenti. E attribuiamo questi fallimenti al primo ministro, al ministro della Difesa e all’ex capo di Stato maggiore» dice ai giornalisti il giudice in pensione a capo della Commissione d’inchiesta. «Se ciascuno di loro avesse agito in modo diverso, migliore, le decisioni prese in questo periodo e i risultati della campagna sarebbero stati differenti, e migliori» aggiunge. Anche se la popolarità di Olmert è crollata a causa della guerra e di una serie di scandali che incombono sul suo governo, sembra che il premier non voglia rassegnare le dimissioni, almeno per un pò. Lo ha già detto chiaramente, e i membri della sua coalizione sembrano restii a voler scatenare una crisi che possa comportare anche la loro rinuncia del potere. Olmert incontrerà i ministri espressione del suo partito, il ’Kadimà in serata, per discutere dei contenuti del rapporto. Il rapporto si concentra sui primi sei giorni del conflitto, nel corso dei quali furono formulati gli obiettivi di guerra, e sui sei anni compresi tra il ritiro israeliano dal Libano del sud del maggio del 2000 e lo scoppio delle ostilità. Un rapporto completo sui 34 giorni di guerra sarà pubblicato in estate.

Fonte: La Stampa.it

Tumori, aumentano le prospettive di sopravvivenza

I tumori hanno un forte impatto sulla società, basti considerare che il cancro, nelle sue diverse forme, rappresenta la seconda causa di morte in Europa. Se però si osservano i dati relativi agli ultimi anni, queste patologie cronico degenerative spaventano di meno rispetto a qualche tempo fa in quanto le probabilità di sopravvivenza sono aumentate.

In una monografia curata da Stefano Rosso, del Centro di prevenzione oncologica di Torino, pubblicata sulla rivista "Epidemiologia e prevenzione" (n. 1, vol. 31, 2007), partendo da alcuni dati ottenuti grazie all'Associazione italiana registri tumori (Airt), è stata esaminata la situazione della sopravvivenza ai tumori in Italia. Il quadro generale del nostro paese è abbastanza buono, i risultati mostrano che oggi in Italia la sopravvivenza relativa standardizzata a cinque anni dalla diagnosi è del 45,7 per cento negli uomini e del 57,5 per cento nelle donne, per tutti i tumori esclusi i carcinomi della cute. Purtroppo però si devono evidenziare alcune note dolenti, se ci si ammala nelle regioni Meridionali, ad una prima analisi, le probabilità di sopravvivenza sono inferiori del 10 per cento.

Rispetto al 1985, oggi, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi ha registrato un incremento del 15 per cento, ma non solo, sono aumentati anche i casi di sopravvivenza a dieci anni, il miglioramento è stato di quasi il 6 per cento. La maggiore sopravvivenza è attribuita alla accresciuta disponibilità di terapie efficaci e alla diffusione dei programmi di screening.

Enrico Garaci, attuale presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, ha commentato il dato negativo riguardante il Sud Italia spiegando che è necessaria cautela nell'analizzare questi numeri in quanto il campione preso come riferimento nelle regioni meridionali è comunque numericamente inferiore rispetto a quello considerato nel nord sulla base dei registri dei tumori.

La media dei dati italiani è risultata comunque in linea con quella degli altri Stati europei, gli esperti evidenzino però che non siamo ancora ai livelli degli Stati Uniti. Inoltre, non tutti i tumori presentano le stesse percentuali di sopravvivenza, questa dipende in modo significativo dal tipo di neoplasia.

Quali sono i tumori più mortali ?

Fra i tumori più mortali possiamo trovare: tumore dell'encefalo (18,9 per cento per gli uomini e 20,4 per cento per le donne), tumore del polmone (11,9 per cento per gli uomini e 15,3 per cento per le donne), tumori delle vie biliari (13,7 per cento), i tumori dell'esofago (11,5 per cento), i tumori del fegato (10,5 per cento per gli uomini e 11,6 per cento per le donne), i mesoteliomi (8,2 per cento) e i tumori del pancreas (5,1 per cento per gli uomini e 7,8 per cento per le donne).

Quali sono i tumori che presentano le prospettive di sopravvivenza migliori ?

Le forme tumorali che presentano le prospettive di sopravvivenza migliori sono: tumori al labbro (89,5 per cento), tumori del testicolo (88,1 per cento), i melanomi della pelle (79 per cento per gli uomini e 87 per cento per le donne), i tumori della tiroide (79,1 per cento per gli uomini e 88,1 per cento per le donne), tumori della mammella (82,6 per cento), i linfomi di Hodgkin (80 per cento), tumori della prostata (78,5 per cento) e del corpo dell'utero (75,9 per cento).

Fonte: Universo On Line

I Beckham non graditi dai vicini

David e Victoria comprano casa a LA

Hanno visitato oltre 30 ville prima di trovare quella giusta per loro, ma anche ora che l'hanno comprata per i coniugi Beckham la vicenda casa non è archiviata. Adesso infatti, dovranno vedersela con i nuovi vicini. Secondo The Mirror, il loro arrivo avrebbe già suscitato qualche malumore tra i proprietari delle ville vicino alla loro che così hanno commentato l'arrivo del calciatore e della sua famiglia:"E' una notizia terribile".

E così la gioia per l'acquisto della casa che ormai era diventato una telenovela è passata in secondo piano dopo che David e Victoria hanno saputo dei malumori dei nuovi vicini di casa. Una signora che abita proprio di fronte alla neo abitazione dei Beckham ha così commentato: "Questa è una strada storica di Los Angeles, quando arriverà Victoria? Sapevo che era interessata a questa zona, ma neanche nei miei incubi peggiori avrei pensato che avrebbe scelto questa casa. Non posso crederci".


Eppure dovrà rassegnarsi. La signora Beckham infatti ha scelto la villa dopo averla visitata ben quattro volte. Lo scorso weekend l'ex Posh spice è volata nuovamente a Los Angeles per formulare l'offerta definitiva per la residenza che si trova su un'area di 13.000 metri quadrati è in stile italiano ed è composta da sette camere da letto, piscina, sei fontane, cinema privato, campo da tennis e giardino e si trova a poca distanza da dove vive il loro amico Tom Cruise

La villa, costata la cifra di 22 milioni di dollari (16 milioni di euro), non è proprio quella che cercavano David e Victoria. I 40 milioni di dollari (30 milioni di euro) necessari per trovare un tetto a San Ysidro Drive, il loro sogno, erano però troppi anche per le loro tasche e dunque il calciatore, che si trasferirà dal Real Madrid ai L.A. Galaxy il prossimo luglio, sarà costretto a fare il pendolare per andare agli allenamenti. Il campo della sua nuova squadra si trova infatti a Carson City e per raggiungerlo Beckham dovrà percorrere quasi ogni giorno 80 chilometri. I figli della coppia, Brooklyn, Romeo e Cruz, sono invece più fortunati e frequenteranno una scuola nei paraggi.
Ma poco importa. Al momento Victoria e David hanno già un obiettivo: far cambiare idea ai loro vicini di casa.

Fonte: Tgcom

Bangkok: gli scienzati per «curare» il clima

Duemila delegati riuniti nella capitale tailandese per indicare ai governi le ricette da adottare contro il riscaldamento della terra.

BANGKOK
- Un’atmosfera da bagno turco – 35° di temperatura, 80% di umidità, pioggia torrenziale e vapori densissimi – ha accolto duemila scienziati dell’IPCC, il gruppo di ricerca sul clima al servizio delle Nazioni Unite, venuti nella capitale tailandese per consegnare ai governi della Terra la terza parte del loro enciclopedico rapporto sui cambiamenti climatici. Per cinque giorni, da lunedì 30 aprile a venerdì 4 maggio, gli esperti dovranno mettersi d’accordo su un «pacchetto» di consigli operativi, indirizzati a premier e ministri di tutto il mondo, sui modi più efficaci per stabilizzare i gas serra, in altre parole per arrestare la continua ascesa delle emissioni che stanno riscaldando il pianeta e alterando il clima.

DUE LINEE STRATEGICHE - Le due precedenti parti del medesimo rapporto, concordate e presentate nei mesi scorsi dall’IPCC durante i summit di Parigi e a Bruxelles, hanno affrontato, rispettivamente, lo stato delle conoscenze scientifiche e le conseguenze dei cambiamenti climatici nelle varie aree del globo, affidando agli operatori politici alcuni avvertimenti ineludibili: l’uomo appare come il principale responsabile delle alterazioni climatiche evidenziatesi negli ultimi decenni; superati i due gradi di aumento delle temperature medie (già siamo a +1), e cioè dopo la metà del secolo, le conseguenze del riscaldamento globale saranno catastrofiche per le economie della maggior parte dei Paesi, soprattutto per quelli in via di sviluppo, e per tutte le specie viventi; per minimizzare i danni è indispensabile attrezzarsi con opere di difesa dagli estremi climatici (azioni di adattamento) e ridurre le emissioni dei gas serra (azioni di mitigazione).

MITIGAZIONE - Proprio quest’ultimo tema, la mitigazione: come attuarla nella pratica, è l’argomento del terzo rapporto in discussione a Bangkok. Cosa suggeriscono gli scienziati dell’IPCC? «Lasciateci lavorare tranquilli e abbiate pazienza fino a venerdì prossimo, quando, in una conferenza stampa, vi presenteremo il documento conclusivo», esorta il capo dell’IPCC Rajendra Pachauri, circondato da manifestanti e giornalisti, prima di inaugurare il vertice, che si svolge a porte rigorosamente chiuse, nella sede delle Nazioni Unite di Rajadamnoen Avenue. A prima vista sembrerebbe che l’argomento della mitigazione, di natura squisitamente tecnico-economica, possa essere affrontato con relativa serenità. Ma dalle prime battute della discussione già filtrano voci di controversie fra i delegati, oltre che i fogli di un documento infarcito di parentesi quadre (le tante parti su cui manca l’accordo). Il nodo è: fra le tante opzioni tecnologiche già disponibili o praticabili nei prossimi anni, quali hanno realmente il pregio di ridurre le emissioni dei gas serra e, nello stesso tempo, di non danneggiare in altro modo l’ambiente? Su questo interrogativo di fondo si moltiplicano le dispute.
Le tecnologie su cui si punta

NUCELARE O CARBONE? - L’opzione nucleare, per esempio, appare eccellente come modo di produzione di energia elettrica senza emissioni di anidride carbonica (il principale fra i gas serra). «Ma questa energia presenta altri gravi aspetti di insostenibilità dal punto di vista ambientale –obietta Wanun Permphibun, coordinatore tailandese del Climat Action Network-. Come gestire, soprattutto nei Paesi meno organizzati, scorie che conservano la loro carica di radioattività per decine di migliaia di anni?». Lo stoccaggio geologico dell’anidride carbonica potrebbe trasformare in impianti accettabili molte centrali a carbone che oggi intossicano l’atmosfera, ma alcuni (e fra questi anche dei consiglieri del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio) bollano questa tecnologia come «un modo di mettere la spazzatura sotto il tappeto», col rischio che prima o poi possa ritornare in circolo nell’aria. «Una tesi da rigettare –secondo la geochimica Fedora Quattrocchi che, per conto dell’Istituto nazionale dei geofisica e vulcanologia, ha partecipato al progetto internazionale di stoccaggio della CO2 a Weiburn, Canada–. Infatti abbiamo dimostrato che questo gas può essere trasformato in roccia stabile all’interno della Terra». Insomma, la battaglia per definire i contenuti del paniere di opzioni tecnologiche adatte a ‘decarbonizzare’ la produzione energetica, industriale e agricola, è appena cominciata.

Fonte: Corriere della Sera

Bologna, volantino terrorista contro il Partito Democratico

Nel mirino anche il sindaco Sergio Cofferati. Recapitato nelle sedi locali delle redazioni di 'La Repubblica', il 'Corriere della Sera' e 'Il Resto del Carlino', porta la firma del Pcc (Partito comunista combattente)

Bologna - Un volantino firmato Pcc, ovvero Partito comunista combattente, è stato recapitato alle sedi bolognesi delle redazioni di 'La Repubblica', il 'Corriere della Sera' e 'Il Resto del Carlino'. A quanto si apprende si tratterebbe di una vera e propria chiamata alle armi contro il nuovo soggetto politico in via di costituzione, il Partito democratico. Nel volantino si specificherebbe che le azioni di guerra dovranno partire proprio da Bologna, in quanto città simbolo della presa di potere della borghesia neoconservatrice.

Nel foglio un riferimento anche al sindaco Sergio Cofferati, denunciato quale emblema della trasversalità tra potere politico, sindacati, potere economico e Chiesa. Il Partito comunista combattente sosterrebbe, nel volantino minatorio, che la trasversalità del Partito democratico rappresenta la definitiva stabilizzazione del processo di alternanza tra le coalizioni politiche che rappresentano la borghesia imperialista, con l'obiettivo, tra gli altri, di favorire la concentrazione capitalista e di aumentare la ricattabilità della classe dei lavoratori. La Digos, che sta indagando sulla vicenda, dubita dell'autenticità della lettera.

Fonte: Italy Global Nation

venerdì 27 aprile 2007

Gay, è scontro tra vescovi e Ue

Sale la tensione tra l'Europarlamento, che ha approvato una risoluzione in cui si condannano "i commenti discriminatori da parte dei dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali" e la Chiesa. Nel documento si censuravano alcune frasi del presidente della Cei Angelo Bagnasco, un emendamento poi eliminato. "La Chiesa non è omofobica, basta con questi pregiudizi", ha replicato il cardinale di Venezia Angelo Scola.

La risoluzione, presentata da socialisti, liberaldemocratici, verdi e sinistra europea, è stata approvata a Strasburgo con 325 voti a favore, 124 contrari e 150 astenuti. Sotto mira la dilagante omofobia nei Ventisette, soprattutto in Polonia ma anche in Italia. Ogni atteggiamento contrario "costituirebbe una violazione dell'articolo 6" delle regole Ue sui diritti fondamentali".

Ad essere bacchettata dal Parlamento, in particolare, è l'Italia. Nella risoluzione dell'Assemblea si cita anche il recente caso di Matteo, il 16enne italiano di Torino che "si è suicidato lasciando dietro di sé due lettere in cui adduce a motivo del suo gesto il bullismo di cui è stato vittima a causa del suo orientamento sessuale".

Ma è la Chiesa cattolica e i suoi esponenti ad essere maggiormente criticati. Il testo prevedeva un passaggio in cui si condannavano frasi attribuite al presidente deui vescovi italiani Angelo Bagnasco, un passaggio che poi è stato eliminato dalla redazione finale del documento. "Il Presidente della Cei ha comparato un progetto di legge - si leggeva nella risoluzione, come riportato dal "Corriere della Sera" - che conferisce una serie limitata di diritti alle coppie omosessuali a una licenza a commettere atti di incesto di pedofilia".

La mozione contro la Chiesa è stata presentata da tre deputati italiani, Vittorio Agnoletto e Giusto Catania del Prc e Monica Frassoni dei Verdi, che hanno precisato come il documento si riferisse agli esponenti di tutte le religioni.

La risposta dei vescovi
Il Vaticano percepisce sempre di più un'aria ostile nei suoi confronti. "Le posizioni di monsignor Bagnasco sono state falsificate. Non c'è nessuna omofobia nella Chiesa cattolica. Sarebbe auspicabile che il pregiudizio nei suoi confronti finisse", ha replicato duro il cardinale di Venezia Angelo Scola.

Toni severi anche da parte della stampa cattolica. "Ci risiamo. Proseguono, questa volta nella sede del Parlamento europeo per opera di una pattuglia di deputati comunisti e verdi, gli indecorosi attacchi al presidente della Cei, Bagnasco", si legge sull'agenzia dei vescovi Sir. Anche la Radio Vaticana avverte che si sono superati i limiti: "E' ora di dire basta, con tono mite e fermo. Dire basta con fermezza e risolutezza".

Fonte: Tgcom

Usa, il 28% dei medici riceve soldi dalle case farmaceutiche

Roma - C'è un legame a filo doppio negli Stati Uniti fra i camici bianchi e le industrie farmaceutiche. Circa il 28% dei medici infatti riceve dalle aziende del farmaco somme di denaro per consulenze di vario genere, mentre ben il 94 per cento intrattiene rapporti con queste ultime. A rivelarlo è un'indagine pubblicata sul 'New England Journal of Medicine' e condotta dall'Institute for Health Policy, Massachusetts General HospitalPartners Health Care System and Harvard Medical School di Boston, dall'università di Melbourne e dalla Yale University, fra la fine del 2003 e l'inizio del 2004, su un campione di 3.167 medici appartenenti a sei specialità diverse: cardiologia, anestesiologia, medicina generale, medicina interna, chirurgia e pediatria. Secondo questa ricerca, cene, pranzi, serate di gala, corsi di aggiornamento 'offerti' e, in qualche caso - uno su quattro nel dettaglio - anche veri e propri pagamenti in denaro sarebbero la normalità per i medici d'oltreoceano.

A saltare agli occhi è l'altissima percentuale di medici che vanta una qualche relazione finanziaria con almeno un'industria farmaceutica. Al di là di cene 'sovvenzionate' o di campioncini di prodotto in omaggio, oltre un terzo degli intervistati ha dichiarato di ricevere rimborsi per la partecipazione a congressi e meeting (35%), mentre il 28 per cento ha ammesso di percepire somme di denaro per consulti, letture o per il coinvolgimento di pazienti in trial clinici. Tra i vari specialisti presi in esame, i cardiologi sono quelli risultati più coinvolti in questi meccanismi, il doppio rispetto ai medici di famiglia che in compenso però sono quelli che ricevono più visite da parte degli informatori scientifici. Cosa che, se da un lato garantisce una maggiore informazione e aggiornamento sui farmaci in commercio, dall'altro rischia di alterare le prescrizioni trasformandole in uno scambio di favori. Eppure nel 2002 la Pharmaceutical Research and Manufacturers of America, ossia la Farmindustria d'oltreoceano, ha varato un nuovo codice deontologico che vincola i rapporti fra medici e industrie all'unico obiettivo del beneficio per i pazienti. E anche l'American Medical Association e l'American College of Physicians, le due principali associazioni mediche, hanno adottato norme simili. Regole però che non sono seguite nei fatti: l'83% degli intervistati ha detto di aver ricevuto regali e il 7% biglietti per match sportivi o serate culturali. Per quanto riguarda i pagamenti poi, il 18% dei medici ha dichiarato di aver ricevuto denaro per un consulto scientifico, il 16% per fare da chairman in un convegno, il 9% per partecipare ad un comitato di esperti e il 3% per reclutare pazienti da inserire nelle sperimentazioni cliniche. Il 26% infine ha ricevuto rimborsi per le spese sostenute per partecipare a congressi e convegni scientifici.

Variabile determinante nella frequenza e nel tipo di rapporto fra medici e aziende del farmaco sembra essere la specializzazione dei primi. I pediatri, ad esempio, sono meno inclini rispetto agli internisti a ricevere rimborsi o pagamenti. Gli anestestisti sono meno soliti accettare campioni di farmaci così come rimborsi spese e pagamenti rispetto ai medici di famiglia, agli internisti e ai cardiologi. Questi ultimi, invece, sono doppiamente portati a ricevere pagamenti per servizi professionali rispetto ai medici di medicina generale, ai pediatri e agli anestesisti. Ai medici di famiglia infine spetta il primato per le visite da parte degli informatori scientifici: 16 al mese contro le 10 degli internisti, le 9 dei cardiologi, le 8 dei pediatri, le 4 dei chirurghi e le 2 degli anestesisti.

Fonte: Yahoo Notizie

Tumori: aumenta la sopravvivenza in Italia

MILANO - Aumenta la sopravvivenza ai tumori in Italia. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista 'Epidemiologia e prevenzione', basato sui dati dell'Associazione italiana registri tumori (Airt). A cinque anni dalla diagnosi e' del 45,7% negli uomini e del 57,5% nelle donne, per tutti i tumori esclusi i carcinomi della cute. I dati rilevano un aumento della sopravvivenza rispetto al 1985 di circa il 15%, mentre per quella a dieci anni il miglioramento e' circa del 6%. I progressi sono da attribuire alla maggiore disponibilita' di terapie efficaci e alla diffusione dei programmi di screening in varie zone d'Italia.

Fonte: Corriere della Sera

Estonia, scontri per il simbolo della guerra

La rimozione del monumento dedicato ai soldati sovietici caduti nella liberazione dai nazisti provoca gravi incidenti: un morto

TALLINN (Estonia) - Le tensioni latenti tra l'Estonia e la Russia sono scoppiate la scorsa notte. Un uomo è morto e 56 sono rimasti feriti in scontri a Tallinn, capitale dell'Estonia, quando le autorità estoni hanno rimosso il monumento che commemora i soldati sovietici caduti durante la seconda guerra mondiale nella liberazione dell'Estonia dal dominio nazista, pochi giorni prima del 9 maggio, data della Festa della vittoria in Russia.

RABBIA A MOSCA - Il Senato russo ha votato venerdì una risoluzione che invita il presidente Vladimir Putin ad adottare contromisure, «anche le più dure, tra cui la rottura delle relazioni diplomatiche» con il Paese baltico. Un portavoce del ministero degli Esteri ha definito la decisione estone «blasfema e inumana», aggiungendo che la Russia sta formulando la sua risposta.

SCONTRI - Gli scontri della scorsa notte sono i più gravi mai avvenuti a Tallinn, hanno affermato fonti della polizia. Fra i feriti vi sono 44 civili e dodici poliziotti. Vi sono stati 300 arresti e un centinaio edifici sono stati danneggiati. Il memoriale per i soldati sovietici è da anni fonte di tensione in Estonia, ridiventata indipendente con il crollo dell'Urss nel 1990, ma dove un quarto della popolazione è russa. All'inizio dell'anno il governo di Tallinn ha deciso di trasferire il memoriale e le tombe sottostanti in un cimitero militare. Giovedì sera un migliaio di persone si sono riunite davanti al monumento per impedirne la rimozione. La decisione definitiva del governo è giunta alle 3 del mattino, e ora il monumento e i resti dei soldati si trovano in una località sconosciuta. Il governo di Tallinn ha dichiarato di aver deciso di togliere il monumento per «per evitare altri atti di violenza pubblica» e perché il memoriale «non sia causa di pericolose sommosse».

TENSIONI - L'Estonia, abitata da popolazioni vicine ai finlandesi, divenne indipendente nel 1918 alla fine della prima guerra mondiale ma dovette combattere per evitare l'invasione prima dei tedeschi e poi dei sviatici. Nel 1920 l'Unione sovietica riconobbe l'indipendenza dell'Estonia rinunciando a ogni diritto. Nel 1940 con il patto Molotov-Ribbentrop, nazisti e sovietici si spartirono Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Quest'ultima passò nella sfera d'influenza di Mosca che la invase il 16 giugno 1940 e iniziarono deportazioni di massa. Poi Hitler dichiarò guerra a Stalin e le truppe tedesche invasero anche l'Estonia sterminando anche un migliaio di ebrei. Molti estoni si unirono ai nazisti credendo che, una volta scacciati i russi, l'Estonia potesse riavere l'indipendenza, invece il territorio venne inglobato nella Germania. Altri estoni si unirono all'Armata rossa per scacciare i tedeschi. I russi vinsero la guerra e nel 1944 rioccuparono l'Estonia annettendola all'Unione sovietica sino al 1990. I sovietici iniziarono una politica di russificazione forzata, vietando l'uso della lingua estone e trasferendo centinaia di migliaia di persone sul Baltico, tanto che oggi, nonostante la controimmigrazione russa dopo l'indipendenza, gli estoni sono il 68,5% della popolazione, i russi il 26% oltre a minoranze ucraine e bielorusse.

Fonte: Corriere della Sera

"Subito al lavoro per la riforma elettorale"

Ieri Prodi e Bossi hanno parlato per più di 90 minuti a Milano. Rutelli tranquillizza Berlusconi, Casini insiste per il modello tedesco
«Prodi ci ha garantito che sulla riforma elettorale si partirà subito. Il premier ha condiviso che l’obiettivo deve essere quello di arrivare ad un voto del Senato entro il 25 luglio, giorno in cui si chiude la raccolta delle firme sul referendum. In questo modo la legge potrà andare alla Camera in autunno ed essere votata entro la fine dell’anno». Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli svela i possibili tempi dell’iter parlamentare della legge elettorale in una intervista alla Padania. Ieri Prodi e Bossi hanno parlato per più di 90 minuti a Milano. Per Calderoli «i lavori del Senato partiranno già la prossima settimana». Il vicepremier Francesco Rutelli, che sta incontrando Romano Prodi a Palazzo Chigi, tranquillizza Fi. «Berlusconi - dice Rutelli - ha tutto l’interesse ad una riforma elettorale che renda questo sistema più semplice e più corretto. Penso si possa avere un accordo con Berlusconi».

Ma cosa dicono An e Udc? Casini insiste per il modello tedesco: «O si arriva alla legge elettorale alla tedesca o è meglio il referendum, dove ci batteremo per l’astensionismo». Cesa definisce positivo l’incontro fra Prodi e Bossi perchè «la legge elettorale non deve essere concepita come uno strumento di lotta tra partiti».

Gasparri ritiene che l’incontro fra Prodi e Bossi sia stato solo «tattico». Storace sottolinea che, dopo l’incontro di Milano, Cdl e Lega hanno raggiunto l’accordo per il candidato alle amministrative di Verona.

Fonte: La Stampa.it

Congresso Pdci, Diliberto: «Uniamoci sinistra»

Sulle note dell'Inno di Mameli, seguito alle note dell'Internazionale che tutti i congressisti cantano con il pugno levato in alto, e poi l'Inno dei Lavoratori, si sono aperti i lavori del quarto congresso nazionale del Partito dei Comunisti Italiani al Palacongressi della riviera di Rimini che si concluderanno domenica 29 aprile. «Vi è un ultimo adempimento per chi come me ha l'onore e l'onere di aprire il congresso con la relazione - introduce Oliviero Diliberto - Ed è un adempimento, tutt'altro che formale, che svolgo volentieri e di cuore. Sarebbe infatti stolto e ingeneroso che noi non sottolineassimo che questo Congresso nazionale è il primo che teniamo senza la presenza, per sua scelta, di un compagno al quale tutti noi, ed io in particolare, dobbiamo moltissimo». Così il segretario del Pdci, aprendo il congresso ricorda Armando Cossutta: «questo compagno - dice - ha scelto di lasciare il nostro partito e non gli lesina certo aspre critiche».

«Io, viceversa, non intendo, come ho sempre fatto sinora - continua Diliberto - e a questo criterio intendo continuare scrupolosamente ad attenermi, minimamente polemizzare con lui. Da me, nei suoi confronti, non sentirete mai alcuna parola che non sia di riconoscenza politica e di affetto. Egli è stato il fondatore di questo partito e ci dispiace - conclude - non averlo qui tra noi: ma continuiamo a dirgli, anche attraverso questa tribuna: grazie, caro compagno Armando Cossutta». Poi il segretario ha sottolineato come l'Italia sia «migliore di un anno fa». Diliberto ha osservato come subito dopo le elezioni politiche si fosse creata una situazione «rischiosa dal punto di vista delle più elementari garanzie democratiche», e ha citato tra l'altro la «palude politica» della commissione Mitrokhin.

Ma qualche ombra resta: «Se dopo cinque anni nei quali il governo di destra ha sistematicamente calpestato i diritti, cercato di stravolgere le conquiste dei lavoratori, precarizzato il lavoro, distrutto e umiliato la scuola, irriso al mondo della cultura, militarmente occupato le tv, ha legiferato pressochè solo a favore di sè, portato l'Italia in uno scenario terrificante di guerra, ebbene - ha concluso Diliberto - dopo cinque anni così, se metà degli italiani ha votato ancora per Berlusconi io credo che si sia sbagliato anche nel centrosinistra, anche a sinistra».

Ospiti della prima giornata il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che porterà il suo saluto dal palco, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, il vicepremier Francesco Rutelli, il ministro della Difesa Arturo Parisi, il ministro per l'Attuazione del programma Giulio Santagata, il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, una delegazione dell'Udc guidata dal vicesegretario vicario Mario Tassone, il viceministro all'Economia Paolo Cento e il senatore Giovanni Russo Spena di Rifondazione.

All'interno appunti di Moni Ovadia, Margherita Hack, Alda Merini, Milva, Bebo Storti e Gino Paoli. Hack, astrofisica lamenta «l'ingerenza del Vaticano». «Il partito - dice - deve fare una lotta a tutto questo e anche alla legge 40, perchè si vada avanti a riconoscere i diritti delle persone e anche delle unioni di fatto». La poetessa milanese Alda Merini, invece, guarda ai giovani e li incita a «pretendere libertà».

Milva "la rossa" porta il suo saluto dalle pagine de La rinascita auspicando coesione e significativo aumento dei numeri del partito. L'attore e musicista Bebo Storti si sofferma, invece, sul tema dei diritti degli esclusi, mentre Gino Paoli denuncia «qualunquismo e disimpegno». «La sfiducia -afferma- non la possiamo sottovalutare, ma non si può dare colpa sempre ai politici. La società civile è disimpegnata». Ma il grande tema di questo IV Congresso sarà inevitabilmente e soprattutto uno: l'unità della sinistra, all'indomani della nascita del Partito democratico e della scissione dei Ds con Fabio Mussi e Gavino Angius, rispettivamente firmatari della seconda e terza mozione congressuale della Quercia, che hanno deciso di intraprendere un'altra strada, più a sinistra rispetto a quella del segretario della Quercia Piero Fassino e del presidente Massimo D'Alema.

Fonte: L'Unità

Processo Sme, Berlusconi assolto «Non ha commesso il fatto»

I giudici della seconda corte d'appello hanno assolto Silvio Berlusconi dall'accusa di corruzione in atti giudiziari per i 434mila dollari che da un conto Fininvest sono finiti al giudice Squillante attraverso Cesare Previti. Per questo capo d'accusa l'assoluzione, in base all'art.530 comma 2 (la vecchia formula dell'insufficienza di prove) è nel merito per non aver commesso il fatto. In primo grado Berlusconi per questo capo di imputazione era stato prosciolto per prescrizione grazie alla concessione delle attenuanti generiche.

Per quanto riguarda invece il capo di imputazione sui 100 milioni di lire passati dal conto di Pietro Barilla al giudice Squillante, i giudici hanno confermato l'assoluzione come in primo grado perché il fatto non sussiste. «È un grande risultato dopo 12 anni di fatica - ha commentato l'avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini - è una sentenza che riporta la verità in un processo che ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla vita politica italiana».

Fonte: L'Unità

giovedì 26 aprile 2007

Un nuovo farmaco per combattere diversi difetti genetici

Un nuovo farmaco sintetizzato per colpire in maniera mirata uno specifico difetto genetico , è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori americani e sperimentato su modello animale affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD), ripristinando (nel topo) la funzione muscolare.

Si tratta, come riferiscono su Nature di domani gli autori della ricerca, condotta da H. Lee Sweeney, University of Pennsylvania School of Medicine con la collaborazione del PTC Therapeutics Inc. e la Massachusetts University School of Medicine - di una nuova classe di farmaci che, potenzialmente, potrebbero aiutare un largo numero di pazienti affetti da malattie genetiche diverse tra di loro, ma che hanno in comune lo stesso tipo di mutazione.

Secondo i ricercatori, uno stesso difetto genetico può causare dal 5 al 15%, e in qualche raro caso fino al 70%, di casi individuali di malattie ereditarie più frequenti, tra queste la DMD, la fibrosi cistica e l’emofilia.

Nel caso della Distrofia Muscolare di Duchenne a non funzionare è una proteina chiamata distrofina, quella che aiuta a mantenere le cellule muscolari sane. Quando manca la distrofina, per il 15% dei casi si tratta di un difetto causato da una mutazione genetica, a farne le spese sono i muscoli volontari, ma anche i muscoli della respirazione e il cuore.

La nuova molecola, sintetizzata da South Plainfield, NJ-biotech e chiamata PTC124, sembra funzionare contro la DMD e agisce legandosi al ribosoma, un componente della cellula, dove il messaggio del codice genetico viene tradotto, aminoacido dopo aminoacido in una proteina.

Durante la sperimentazione su modello animale DMD, gli scienziati hanno potuto constatare che la nuova molecola, attaccandosi al ribosoma di tutte le cellule , annulla la mutazione del gene distrofina (che interrompe la produzione della proteina) e, permettendo al ribosoma di superare il difetto, che induce la formazione di una proteina incompleta, dà il via alla produzione della distrofina completa e perfettamente funzionale.

Il farmaco, nello specifico, ha indotto la produzione di una quantità tale di distrofina da correggere il difetto accumulatosi nei muscoli del topo e nello stesso tempo, regolando l’attività del ribosoma, gli ha permesso di leggere correttamente i segnali di stop contenuti nel codice genetico per esprimere le proteine necessarie.

Il farmaco, dicono i ricercatori, ha dunque permesso la corretta «costruzione» della proteina nelle cellule e la loro localizzazione sulla membrana cellulare , inducendo nel topo il risanamento della funzione muscolare .

«Nei muscoli del topo si era accumulata così tanta distrofina - ha spiegato Sweeney alla fine della sperimentazione - che non abbiamo più trovato i »difetti« tipici della DMD. Questo vuol dire che la malattia era stata corretta con PTC124».

Fonte: La Stampa.it

Alba e Barrymore le più sexy al mondo

La protagonista della serie Tv«Dark Angel» e la «Charlie's Angel» si aggiudicano il titolo, ma su due diverse riviste.

Hanno entrambe un corpo mozzafiato e sono tra le più famose attrici di Hollywood. Adesso Jessica Alba e Drew Barrymore hanno un altro fattore che le accomuna: le due attrici americane sono state votate le donne più sexy e belle del mondo in due diverse, ma prestigiose classifiche. La prima è stata stilata dal magazine inglese FHM, la seconda invece è stata redatta dalla rivista americana People

CLASSIFICA FHM - FHM ogni anno propone un sondaggio tra i suoi lettori per eleggere la donna più sexy del mondo. Jessica Alba è risultata vincitrice superando la modella inglese Keeley Hazell e la «casalinga disperata» Eva Longoria. Nella top ten troviamo in successione la modella brasiliana Adriana Lima, le splendide attrici Scarlett Johansson e Hayden Panettiere e la cantante Cheryl Tweedy. Chiudono la top ten la compagna di Brad Pitt Angelina Jolie, la modella australiana Emily Scott e l'attrice Elisha Cuthbert. Solo dodicesima Keira Knightley, vincitrice della classifica della passata edizione
CLASSIFICA PEOPLE - Nel suo numero annuale dedicato ai campioni della bellezza femminile e maschile, People ha eletto la trentaduenne attrice americana Drew Barrymore la donna più bella del pianeta, mentre conferma l'attore Patrick Dempsey come l'uomo più bello del mondo. Dempsey si posiziona primo davanti all'attore Matthew McConaughey che aveva vinto questa classifica nel 2005 e a Eric Bana, interprete del film «Munich» di Steven Spielberg. La rivista non ha fatto sapere i criteri che hanno ispirato le sue scelte, ma nella top ten troviamo nomi di personaggi molto noti come Scarlett Johansson, Jennifer Aniston, Halle Berry e la sessantunenne Helen Mirren, l'attrice che ha intepretato la regina Elisabetta nel film inglese «The Queen»
ESCLUSI - Naturalmente non mancano le esclusioni eccellenti: nelle due classifiche non compaiono i nomi di Kate Moss, Paris Hilton e Britney Spears, mentre altre famose attrici come Sienna Miller si posizionano ai margini della classifica.

PERCHÉ JESSICA- Ecco come Chris Bell, editore di FHM ha commentato la vittoria di Jessica Alba nella classifica redatta dalla sua rivista: «E' un'attrice piena di talento e bellissima che riesce a trasmettere ovunque il suo sex appeal. Jessica proprio questa settimana festeggerà il suo compleanno come la donna più sexy del mondo. Nessuno può immaginare un miglior regalo per un'attrice»

Abn Amro, Wsj: ''Barclays indagata per insider trading''

New York - La Securities and Exchange Commission, l'organo di controllo della borsa Usa, ha avviato un'indagine sulla divisione statunitense di Barclays per insider trading. Lo rende noto il 'Wall Street Journal'. A quanto scrive il quotidiano finanziario Usa, la Sec e la procura di New York starebbero indagando su presunte malversazioni compiute dagli operatori di Barclays Capital. Secondo le accuse gli operatori, il cui compito era quello di studiare il livello di rischio delle compagnie quotate, avrebbero speculato facendo affidamento su informazioni riservate. A far partire l'inchiesta, scrive il Wsj, sarebbe stato Michael Econn, un ex analista in forze al 'debt trading desk' di Barclays Capital, licenziato il mese scorso.

Oggi l'amministratore delegato di Barclays, John Varley, parlando per la prima volta da quando è stata resa nota la controfferta di Royal Bank of Scotland, ha detto che grazie all'acquisto di Abn Amro sarà accelerata ''l'espansione internazionale ed eviteremo lo spezzatino" per la banca olandese. Poi l'attacco a Rbs: per Varley il consorzio intende perseguire la distruzione di Abn. "Quello che Barclays offre è in netto contrasto con quello che offre il consorzio: da una parte c'è la decisione presa dai board di Barclays e Abn per costruire attraverso la fusione una delle migliori banche del mondo e dall'altra lo spacchettamento in molte parti di una delle più grandi banche europee".

Il consorzio capitanato da Royal Bank of Scotland, rende noto la stessa Rbs, ha ricevuto il 'confidentiality pack', l'accordo di segretezza richiesto da Abn Amro per avere diritto alla 'due diligence'. Royal Bank aggiunge che Abn ha chiesto alle tre banche di non presentare un'offerta di scalata entro i prossimi 12 mesi senza l'autorizzazione scritta dell'istituto olandese. Le banche però hanno chiesto di rimuovere questa clausola. Secondo gli analisti, la decisione di Abn Amro di utilizzare la clausola nel 'confidentiality pack' potrebbe essere una tattica di ritardo per ostacolare il consorzio capitanato da Rbs. Secondo i risultati comunicati oggi, nel primo trimestre 2007 l'istituto olandese ha conseguito un utile netto pari a 1,225 miliardi di euro, in crescita del 25,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Abn Amro varrebbe da sola 27 euro per azione, stando a quanto sottolineato dall'amministratore delegato Rijkman Groenink, mentre scorporata tra i 34 e i 36 euro per azione.

Fonte: Yahoo Notizie

Un pianeta "gemello" per la Terra. Dista 20 anni luce e ha un clima mite.

Le dimensioni superano di poco quelle della Terra. La temperatura è di tutto comfort: tra zero e 40 gradi. La superficie è rocciosa, a differenza dei grandi pianeti gassosi in cui un essere vivente sarebbe costretto a galleggiare fra i miasmi. Il Sole sorge e tramonta regolarmente, e un anno dura solo 13 giorni. Tutte le condizioni fanno pensare alla presenza di acqua allo stato liquido e quindi, potenzialmente, della vita.

Il pianeta più simile alla Terra, fra quelli scovati finora nelle profondità dell'universo, si trova in realtà dietro l'angolo, astronomicamente parlando. Guardando nella costellazione della Bilancia, a soli 20,5 anni luce da noi, l'European Southern Observatory di La Silla, in Cile, ha individuato tre pianeti che orbitano intorno a una piccola stella, esattamente come la Terra fa intorno al Sole. Fra questi tre pianeti, il più piccolo e il più interno ha tutte le caratteristiche per ospitare la vita. "Grazie alla sua vicinanza e alla sua temperatura - sostiene Xavier Delfosse, uno degli autori della scoperta pubblicata oggi sulla rivista Astronomy and Astrophysics - questo pianeta sarà uno dei primi obiettivi delle future missioni che partiranno alla ricerca di vita extraterrestre. Nella mappa del tesoro dell'universo, bisogna sicuramente segnarlo con una croce".

Molti degli esopianeti (pianeti che orbitano intorno a una stella diversa dal Sole) osservati finora hanno dimensioni mastodontiche. Il nuovo pianeta, con il suo raggio che è una volta e mezzo quello della Terra, è il più piccolo mai individuato. Un successo attribuito alla precisione degli strumenti dell'Eso, capaci di registrare le oscillazioni della posizione della stella causate dal campo gravitazionale del pianeta. Lo strumento utilizzato (che si chiama Harps, High Accuracy Radial Velocity for Planetary Searcher) è in grado di rilevare a 20 anni luce da qui variazioni di velocità di un corpo celeste pari a 9 chilometri all'ora: un uomo che cammina a passo svelto.

La stella attorno a cui il pianeta ruota, Gliese 581, è una nana rossa molto più debole del Sole. Emette una luce 50 volte più fioca, ed è questo che permette alla nuova potenziale culla della vita di orbitarvi così vicino (a una distanza 14 volte inferiore rispetto a quella che divide Sole e Terra) conservando temperature miti, capaci di mantenere l'acqua allo stato liquido. "Secondo i nostri modelli - sostiene Stéphane Udry dell'osservatorio di Ginevra, il primo firmatario dell'articolo scientifico - il pianeta ha una superficie rocciosa come la nostra Terra, oppure coperta da oceani".

La caccia alla vita nell'universo partì di fatto nel 1995, anno della scoperta del primo esopianeta. Era il 6 ottobre quando due astronomi dell'osservatorio di Ginevra annunciarono di aver individuato un sistema solare gemello: il pianeta 51 Pegasi-b che ruotava attorno a una stella simile al Sole. Da allora a oggi diverse centinaia di esopianeti sono stati individuati, ma tutti troppo grandi, troppo caldi, troppo freddi oppure gassosi per ipotizzare che la vita così come la conosciamo sulla Terra vi si potesse sviluppare.
Per mantenere viva la caccia, a dicembre dell'anno scorso l'Agenzia Spaziale Europea ha lanciato la sonda Corot, incaricata di osservare centinaia di migliaia di stelle nel corso di una missione di due anni. Un momentaneo affievolirsi della luminosità di una stella potrebbe voler dire che uno dei suoi pianeti le sta passando davanti, provocando un'eclissi.

E Corot sarà lì a registrare l'evento. Ancora più ambiziosa la missione Darwin, che l'Esa appronterà entro il 2020. Uno speciale telescopio catturerà la debole luce riflessa dagli esopianeti. Analizzandone lo spettro, riuscirà a determinare la composizione dell'atmosfera, e a capire che aria si respira a casa di Et.

Fonte: La Repubblica

La Moratti dopo i fischi "Viva la Resistenza"

Erano in oltre trentamila alla manifestazione del 25 aprile, ieri, in piazza Duomo. La prima alla quale ha partecipato da sindaco Letizia Moratti. Qualche fischio durante il suo discorso e momenti di tensione quando i giovani dei centri sociali hanno tentato di entrare in piazza, ma alla fine solo applausi.

Secondo il presidente della Camera Fausto Bertinotti, «la presenza del sindaco è stata una vittoria per la democrazia». E lei di rimando: «È una svolta storica per la città. Ho sentito un clima nuovo in piazza. È stato importante ricordare insieme che la libertà non è un dono, né una conquista che si ha per sempre. Con lo stesso spirito ricorderemo il 17 maggio il commissario Luigi Calabresi ucciso 35 anni fa».

Al termine della manifestazione, Letizia Moratti sembra addirittura emozionata. Ha appena concluso il suo discorso con un «Viva Milano libera, viva la Resistenza». Il clima è molto diverso dall´anno scorso, quando fu costretta dai fischi ad abbandonare il corteo insieme al padre Paolo Brichetto Arnaboldi reduce da Dachau. «Questi - ha spiegato - sono i valori in cui si ritrova tutto il nostro popolo. È stato un 25 aprile che giustamente ha ricordato chi ha pagato con la vita il prezzo della nostra libertà».

È stata «una festa di popolo» - come l´ha definita il presidente della Provincia Filippo Penati, che ha aggiunto: «Sbaglia la destra che non è qui e quella parte della sinistra radicale che continua a considerare questa una festa di parte. Bene hanno fatto i veri partigiani a invitare il sindaco Moratti e lei ad accettare». Anche la capogruppo dell´Ulivo in Comune Marilena Adamo ha apprezzato l´intervento di Letizia Moratti e per un giorno ha messo da parte l´ascia di guerra. «Il sindaco - ha commentato a caldo - ha detto delle belle cose sull´identificazione di Milano con la Resistenza. Adesso ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti». Soddisfatto anche l´assessore allo Sport e Giovani di Forza Italia Giovanni Terzi: «È stata una giornata importantissima per Milano, una città che si ritrova unita sul valore della Resistenza su cui è fondata la nostra repubblica». Mentre il segretario lombardo di Rifondazione Comunista Alfio Nicotra precisa: «Bene il viva la Resistenza della Moratti, ma valga per tutto l´anno».

Unici momenti di tensione un breve tafferuglio in piazza San Babila tra giovani dei centri sociali e il servizio d´ordine di Rifondazione, qualche slogan nel corteo contro Fausto Bertinotti, la Brigata ebraica che è stata accolta dai fischi dell´ala dura dei centri sociali e gli striscioni dei militanti del Gramigna di Padova e del Fucina di Sesto San Giovanni, che solidarizzavano con i sindacalisti della Cgil arrestati come presunti neo brigatisti. Tutto sotto il rigido controllo di un imponente schieramento di forze dell´ordine lungo il percorso dai bastioni di Porta Venezia a piazza Duomo. Sull´episodio, il vice sindaco Riccardo De Corato ha chiesto l´intervento del ministro dell´Interno Giuliano Amato, che ha immediatamente condannato il fatto. Contestato dal centro sociale Cantiere anche il segretario cittadino dei Ds Pierfrancesco Majorino.

Per il resto, il corteo ha sfilato per le vie del centro senza problemi. C´erano molti giovani, famiglie al completo e naturalmente i reduci dei campi di sterminio. Ciascuno rappresentato come ogni anno da un cartello con il nome del lager. Tra i tanti striscioni, quello dei volontari di Emergency, che chiedevano la liberazione di Rahmatullah Hanefi.

Sul palco, tra gli altri, il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni, il leader storico dei Comunisti italiani Armando Cossutta, il ministro alle Pari Opportunità Barbara Pollastrini, il sottosegretario Nando Dalla Chiesa, l´ex prefetto ed ex competitor della Moratti alle scorse elezioni amministrative Bruno Ferrante, ora alto commissario contro la corruzione nella Pubblica amministrazione, il leader della Uil Walter Galbusera e il segretario della Camera del Lavoro Onorio Rosati.

Fonte: L'espresso

Iraq, arrestato ex direttore di prigione Usa, dice esercito

L'ex direttore di un importante carcere militare americano a Baghdad è stato arrestato ed è sotto inchiesta con l'accusa di "aiuti al nemico".

Lo ha riferito oggi una portavoce dell'esercito Usa.

Il tenente colonnello William Steele è sotto inchiesta anche per aver avuto una relazione sconveniente con una traduttrice e con un'altra donna irachena, secondo quando ha riferito a Reuters il portavoce dell'esercito Usa, il tenente colonnello Josslyn Aberle.

Fonte: Reuters Italia

Iraq: Il Senato Usa chiede il ritiro entro marzo 2008

Dovrebbe andare al voto oggi al Senato Usa il provvedimento licendiato ieri sera dai deputati del Congresso che sfida il presidente Bush fissando una data, per quanto non vincolante, del ritiro delle truppe americane dall'Iraq.

È chiaro che il disegno di legge approvato dalla nuova maggioranza parlamentare democratica può essere aggirato dal capo della Casa Bianca. Il presidente ha già più volte annunciato che se approvata la legge, porrà il veto. E lo farà oggi stesso, in caso di approvazione anche della Camera alta, ma in termini politici i Democratici costringono il leader Repubblicano a utilizzare al massimo le sue prerogative, producendo uno strappo difficilmente componibile in termini di buoni rapporti e collaborazione bipartisan. Il presidente dovrà cancellare il disegno di legge democratico e proporne comunque uno suo sullo stesso argomento: le missioni militari statunitensi in Iraq e Afghanistan.

È chiaro il guanto di sfida che il Congresso federale americano ha lanciato il a George W. Bush e alla sua amministrazione e, ignorandone la più volte reiterata minaccia di opporre il veto presidenziale. Il disegno di legge parlamentare autorizza lo stanziamento di 124 miliardi di dollari in fondi di emergenza destinati al finanziamento delle operazioni militari in Iraq e in Afghanistan, subordinandone tuttavia la concreta elargizione alla fissazione di una scadenzario per la fine della campagna bellica irachena: più precisamente, il ritiro delle truppe statunitensi dal Paese arabo dovrà iniziare dal prossimo ottobre. Nel provvedimento viene inoltre fissata per quanto con indicativo, la data del ritiro del grosso del contingente militare entro e non oltre il 31 marzo 2008. Il testo è stato licenziato alla Camera bassa - il Congresso - con 218 voti a favore e 208 contrari, enfatizzando come non mai la spaccatura tra democratici e repubblicani che ormai divide nettamente il Parlamento di Washington, dopo la vittoria dei primi nelle elezioni di medio termine dello scorso 8 novembre, che li ha visti riconquistare la maggioranza dopo ben dodici anni.

La portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, ha subito liquidato l'iniziativa del Congresso come un «voto per il fallimento in Iraq», attraverso l'approvazione di «una legge deludente», che «insiste su una data per la resa, lega le mani ai nostri generali e prevede spese per miliardi di dollari che non sono legate alla guerra». Il presidente, ha avvertito Perino, «porrà il veto» al testo approvato dai deputati, e adesso non vede l'ora che esso passi anche al vaglio del Senato.

A niente sembra servita l'opera di convincimento del generale David Petraeus, comandante delle truppe americane in Iraq, inviato da Bush alla vigilia del voto al Congresso per una serie di incontri a porte chiuse con i parlamentari della Camera e del Senato per convincerli a non approvare una legge con un termine per la permanenza dei soldati statunitensi in Iraq.L'argomento principale del generale è che la nuova strategia americana in Iraq, con il rafforzamento delle truppe Usa e irachene a Baghdad e altrove, è giunta solo a metà strada. Soltanto a settembre sarà possibile vedere se il piano funziona o meno. Secondo il presidente Bush è già possibile vedere segni di progresso nella capitale, con la diminuzione della violenza settaria; ma gli attentati di Al Qaida con le auto imbottite di esplosivo cercano di mascherare questa realtà proiettando una immagine di caos e di anarchia. «Date al piano una possibilità di funzionare», ha detto l'inquilino della Casa Bianca, «finora sono giunti solo metà dei rinforzi previsti».

La legge approvata dalla Camera e ora al vaglio del senato si occupa anche dello spinoso nodo dei fondi stanziati dall'amministrazione Bush per portare avanti le guerre in Iraq e in Afghanistan. Nell'ambito di uno stanziamento complessivo per le missioni militari all' estero di circa 124 miliardi di dollari, contiene clausole che prevedono una diminuzione delle truppe americane a partire dal prossimo mese di ottobre ed il rimpatrio della grande maggioranza di esse entro aprile 2008, quando i soldati americani non dovranno essere più impegnati in missioni di combattimento ma solo di addestramento delle forze di sicurezza irachene. Dopo tale scadenza i militari potranno essere impiegati solo per proteggere i cittadini americani in Iraq e per specifiche e mirate operazioni antiterrorismo.

Il presidente Bush ha spiegato che metterà il veto alla legge, dopo che sarà approvata anche dal Senato e giungerà sulla sua scrivania, perché l'introduzione di «date arbitrarie» per il rimpatrio delle truppe americane «lega le mani ai generali» e «avvantaggia il nemico». La Casa Bianca accusa di «disfattismo» la maggioranza democratica del Congresso e in particolare nel mirino della amministrazione Bush è finito il leader dei senatori democratici Harry Reid, che sostiene che la Guerra in Iraq «è ormai perduta». Reid ha cominciato negli ultimi giorni a tracciare sempre più pungenti paralleli tra la Guerra del Vietnam e quella in Iraq, e tra il presidente Lyndon B. Johnson e Bush.

Una commissione della Camera ha chiesto intanto al segretario di Stato Condoleezza Rice di testimoniare sotto giuramento al Congresso sulla vicenda del Nigergate, uno dei risvolti più torbidi degli antefatti che portarono alla decisione di avviare la guerra in Iraq e rovesciare il regime di Saddam Hussein per il timore che Baghdad fosse in possesso di armi di sterminio. Ma la Rice ha fatto sapere che non intende testimoniare avvalendosi del privilegio del potere esecutivo: «Questo è un tipo di argomento protetto da una prerogativa dell'esecutivo», specie per quanto riguarda le conversazioni tra la Rice, all'epoca dei fatto consigliere per la Sicurezza nazionale, e il presidente Bush.

Comunque, secondo un recente sondaggio per la tv Nbc -la più diffusa negli Usa - la maggioranza degli americani desidera una data di ritiro delle truppe dall'Iraq. Il 56% degli interrogati, secondo il sondaggio Nbc, si dicono d'accordo con la posizione dei democratici di fissare un calendario per il rimpatrio delle truppe dall'Iraq.

Fonte: L'Unità

Emergency lascia l'Afghanistan Kabul: «Ci pensiamo noi»

Emergency ha deciso di sospendere la sua attività in Afghanistan fintanto che non ci saranno novità o chiarimenti sul caso di Rahmatullah Hanefi, il collaboratore di Gino Strada detenuto da oltre un mese nelle carceri afghane con l’accusa di aver collaborato con i talebani nell’ambito del sequestro di Daniele Mastrogiacomo.

La Ong ha annunciato giovedì che gli ultimi volontari internazionali sono partiti da Kabul, e che gli ospedali sono stati chiusi in attesa di novità sul caso. Vauro, il vignettista che da oltre un anno si occupa della comunicazione di Emergency, ha spiegato che non si tratta di una «misura ricattatoria» nei confronti del governo di Hamid Karzai, ma della conseguenza delle sue dichiarazioni, «che hanno messo in forte crisi le condizioni di sicurezza per poter continuare a operare in Afghanistan».

Immediata la reazione del governo di Kabul, che ha deciso di subentrare a Emergency nella gestione delle sue tre strutture ospedaliere (quella di Lashkargah, nel sud del Paese, quella del Panshir e quella della capitale Kabul). Il portavoce del ministro della Sanità afghano, Abdullah Fahim, ha infatti annunciato che il governo Karzai intende provvedere all’amministrazione degli ospedali e pagare i loro 1.200 dipendenti fra medici, infermieri e personale di altro tipo. Fahim sostiene inoltre che la Ong avrebbe dovuto aspettare la conclusione dell’inchiesta su Hanefi, prima di lasciare il Paese. Il governo di Kabul sostiene anche di aver chiesto a Emergency di fare marcia indietro sulla sua decisione: «Chiediamo a Emergency di cambiare idea e di restare qui», ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri afghano, Sultan Ahmad Tahen.

Secondo il ministero della Sanità, «gli ospedali di Emergency in Afghanistan continuano la loro attività». Ma un medico afghano dell'ospedale di Lashkargah non conferma la sua versione, spiegando che 200 sui 235 dipendenti della struttura ospedaliera hanno smesso di lavorare, e che attualmente è rimasto nell'ospedale solo il personale addetto alla manutenzione di base e alla pulizia. «Uno dei medici italiani è arrivato a Lashkargah e ha incontrato lo staff afghano, e alla fine della riunione ha chiuso l'ospedale» ha riferito il dottor Mohammad Arshad Sharifi, che al momento dirige la struttura. «Abbiamo solo un paziente rimasto, e sarà dimesso presto», ha spiegato.

All’origine della «sofferta decisione» di Emergency ci sarebbero, secondo Vauro, le dichiarazioni del capo dei servizi di sicurezza di Kabul, Amrullah Saleh, sulla presunta collusione della Ong di Gino Strada con Al Qaeda. Dichiarazioni raccolte da Karzai per «ostacolare Emergency» e che «hanno messo a repentaglio la vita di medici, infermieri e operatori sanitari che lavorano ventiquattro ore su ventiquattro solo al servizio del popolo afghano».

Ma tra le regioni del gesto ci sarebbero anche «nuove minacce» rivolte dalla polizia locale all’Organizzazione. Secondo un altro portavoce, infatti, «mercoledì 25 aprile funzionari di polizia afghani si sono presentati all’ospedale di Kabul intimando allo staff internazionale presente, tre cittadini italiani, un belga e un cittadino elvetico, di consegnare i passaporti», consegna che è stata tuttavia rifiutata. Da ciò la constatazione dell’«impossibilità di permanenza del personale internazionale», che renderebbe gli ospedali «non in grado di offrire servizi qualitativamente adeguati alle necessità dei pazienti», poiché «non possiamo assumerci la responsabilità di ingannare feriti e malati con illusioni che determinerebbero danni».

Una responsabilità del governo afghano, dunque, ma anche di quello italiano, che, secondo Vauro, «non ha difeso una propria Ong nei modi e nelle forme più appropriate», e che «non ha difeso un suo rappresentante dall’essere arrestato, o meglio sequestrato, poiché nei confronti di Hanefi non è ancora stato formalizzato nessun capo di accusa e nell’intera vicenda non c’è la minima ombra di legalità».

In un comunicato di martedì scorso, in seguito alla notizia, non ancora confermata, che il mediatore rischierebbe addirittura una condanna a morte, Emergency aveva definito «sconcertante» la possibilità di un tale procedimento attuato senza alcuna accusa formale e senza l’assistenza di un legale, e, ancora più sconcertante, il «vedere questa eventualità presentata come una rassegnata constatazione». Per la Ong non avrebbe alcun valore l’argomento, addotto da esponenti del governo italiano, secondo cui non sarebbe possibile intervenire in questo caso, trattandosi di un cittadino afghano detenuto dalle autorità del suo Paese, poiché «erano cittadini afghani detenuti dalle autorità del loro Paese anche cinque prigionieri dei quali il governo italiano si è molto attivamente e insistentemente interessato tra il 16 e il 18 marzo, ottenendone la liberazione».

Fonet: L'Unità

mercoledì 25 aprile 2007

Mezz'ora di sesso per il bene del cuore

Provocatoria campagna della British Heart Foundation: tra le attività fisiche utili per la salute non c'è solo la palestra

Trenta minuti di sesso al giorno tolgono il medico di torno.

La versione riveduta e corretta del proverbio caro alle nostre nonne è opera della British Heart Foundation che nei giorni scorsi ha lanciato la campagna «30 a day»: ovvero, l’esercizio fisico costante mezz’ora al giorno, cinque giorni a settimana, è il miglior antidoto per l’infarto e i disturbi cardiaci in genere. Il messaggio è rivolto in particolare alle persone over 50, protagoniste del provocatorio poster scelto dall’associazione per pubblicizzare l’iniziativa, dove si vede un uomo attempato e nudo (a parte cuffia di plastica e occhialini da sub) abbracciato a una coetanea in costume intero e vezzosa cuffietta da piscina.

NON SOLO PALESTRA - La ragione della provocazione è quella di convogliare l'attenzione sul fatto che qualiasii attività motoria può andare bene. Non è, insomma, che si debba ecessariamente sudare in palestra o sfiancarsi facendo jogging, perché il traguardo dei trenta minuti di esercizio fisico al giorno si può raggiungere in tanti altri modi, anche più divertenti. E il più divertente e intrigante di tutti, ironizza il tabloid «Daily Mirror» che ha rilanciato la notizia della campagna promossa dalla «BHF», è sicuramente fare sesso. Spiega Ian Fannon, fra gli ideatori del progetto, insieme ad Angela Rippon e Michael Palin: «L’allegro annuncio pubblicitario che abbiamo ideato spiega tutti i modi possibili per essere attivi e rimanere in forma, riducendo così i rischi per il cuore. Naturalmente, fare sesso è uno di questi».

RITMO E CONTINUITA' - Data la natura del suggerimento gli ideatori della campagna ci tengono a precisare che i fatidici trenta minuti non devono necessariamente essere tutti di fila, ma si possono benissimo «spezzare» in diverse sessioni, a seconda della resistenza o della «velocità di esecuzione», magari con piccoli break per riprendere fiato.
La cosa importante è la costanza, che non deve però diventare monotonia sennò addio divertimento. In fondo, lo si fa per la salute.

CAUTELA - Naturalmente, la campagna della «BHF», al di laà del carattere provocatorio, non vuole essere un inno al sesso sfrenato. Quella sessuale, infatti, è solo una delle molteplici attività che si possono praticare per dare un calcio alla sedentarietà e mettere al riparo il cuore da acciacchi e malattie, visto che proprio l’inattività è responsabile di quasi il 20% degli attacchi di cuore nella sola Inghilterra. Non solo. Secondo le statistiche fornite dall’associazione, la mancanza di moto causerebbe ogni anno almeno 35 mila morti, ovvero una persona ogni 15 minuti.

Chi, però, preferisse metodi più tradizionali di movimento, può provare a seguire i consigli alternativi proposti dall’opuscolo distribuito per la campagna (le stesse pratiche si trovano anche sul sito ufficiale della fondazione) e sempre calibrati sulla mezz’ora quotidiana di moto. Qualche suggerimento? Scendere dall’autobus due fermate prima di quella stabilita e camminare fino alla destinazione fissata; se proprio si deve usare la macchina, cercare almeno di parcheggiare lontano dalla meta e raggiungerla poi a piedi; trasformare una banale telefonata in un esercizio di stretching, facendo piegamenti e allungamenti con la cornetta attaccata all’orecchio, o in una seduta di jogging casalingo, muovendosi per le stanze (indispensabile in questo caso il cordless) mentre si chiacchiera. Insomma, tutto fa movimento, anche se un incontro galante sotto le lenzuola permetterebbe di unite l’utile al dilettevole. Solo un paio di raccomandazioni: consultare comunque il proprio medico prima di intraprendere questo e altri tipi di training, per commisurarlo alle proprie condizioni cardiovascolari, e, non appena si dovesse avvertire un dolore sospetto al petto, durante «l'allenamento», calmare immediatamente i bollori e chiamar l’ambulanza, perché potrebbe non essere la passione a far mancare il fiato, bensì un principio di infarto.

Fonte: Corriere della Sera

Spider Man è cattivo e fa incetta di record

Terzo episodio. Il film di Sam Raimi in Italia prima che in Usa il 1° maggio. Stavolta mostra il suo lato oscuro: vanitoso, egoista e vendicativo

Non è ancora uscito e Spider Man 3 è già il film dei record. Novecento copie in sala per la Sony dal primo maggio in Italia, scelta come paese di assaggio prima degli Usa grazie all’enorme successo dei due Spider Man precedenti. 250 milioni di dollari di costo pari a mezzo milione a minuto per i 140 minuti della durata complessiva. Ma ci sono altri record più singolari. 8000 ore di lavoro per costruire il costume blu e rosso.

Quintali di mais polverizzato per gli effetti speciali con cui si forma l’Uomo Sabbia. 6 chilometri di cavi elettrici sufficienti a fornire energia a 200 abitazioni, a 24 metri di altezza, in un autentico cantiere in costruzione, per il duello finale di Spider Man. Nonché il record della pirateria, perché il dvd del film è già in vendita per le strade di Pechino. il che ha scatenato una crisi diplomatica Usa-Cina. Sam Raimi, però, uno dei migliori registi di horror e di fumetti, celebre per il suo stile creativo, di tutti questi record non parla, consapevole che non bastano i numeri per un buon film: serve il talento. A Roma arriva accompagnato dai protagonisti Tobey Maguire e Kirsten Dunst che smozzicano brevissime per dire che non si sentono prigionieri dei personaggi, che gli piace poterne seguire l’evoluzione, che se proponessero un nuovo capitolo ben scritto lo farebbero volentieri, purchè con lo stesso gruppo.

Dunque, a parlare resta Sam Raimi, il solo ufficialmente autorizzato a spiegare cosa succede a Spider Man in questo terzo atto. «L’idea che ci ha guidati», spiega, «è stata quella di mostrare lo sviluppo psicologico di Peter Parker-Spider Man. Nel primo film era un ragazzo sorpreso dalle sue straordinarie capacità. Nel secondo un essere umano che prendeva atto di aver doni superiori alla media. Qua manifesta il suo lato oscuro: vanità, egoismo, arroganza ma soprattutto sete di vendetta. Ha scoperto che l’Uomo Sabbia ha ucciso il suo amatissimo zio e vuole colpirlo. La vera battaglia, stavolta, è contro se stesso e i suoi sentimenti più oscuri. La vincerà comprendendo che nella vita deve prevalere il perdono. Sarà cresciuto». Il film sembra pervaso dal tema del doppio, ma Raimi nega: «No. Non è la doppiezza, che pure alberga in ogni essere umano, ad avermi interessato. E’ la duplicità. Nei fumetti i Super Eroi sono senza difetti. Spider Man è diverso perchè Peter Parker lo è. Non è ricco. Non è bello. Non è forte. E’ sfigato. E si sposta su un motorino vecchissimo. E’ un ragazzo qualunque cui vengono conferiti poteri speciali. In questa capitolo ho voluto fare la stessa operazione che ha fatto la Marvel con Spider Man, attribuendo un cuore ai suoi nemici per far capire che i cattivi, in fondo, sono come noi perchè hanno le nostre stesse pulsioni».

La sequenza più difficile? «Non c’è. La vera impresa è tenere uniti i fili del racconto per non avere una sommatoria di singole parti ma un tessuto complessivo ben fatto». Naturalmente anche Sam Raimi se riuscisse a scrivere un’altra sceneggiatura rifarebbe Spider Man. «Mi sono impegnato al meglio per illuminare il personaggio con la mia torcia». Naturalmente anche lui riconosce che gli effetti speciali hanno un gran peso: «L’Uomo sabbia l’abbiamo potuto introdurre solo oggi perchè la tecnologia è andata molto avanti. Abbiamo studiato per giorni come si comportano i granelli di sabbia, poi sono intervenuti i tecnici per dare a ogni granello il suo movimento». Naturalmente, però, rivendica con fierezza che il lavoro del regista è un altro. «A me tocca creare immagini visionarie che poi la troupe tecnica si occupa di realizzare. In fondo sono come un disegnatore dei fumetti della Marvel: immagino il taglio di una scena. Sarà forse per questo che oggi molti film si ispirano ai fumetti: è come trovarsi davanti a uno story-board bello e pronto».

Fonte: La Stampa.it